A processo, davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano, un 37enne accusato di omicidio intenzionale tentato e ripetuto
Rischia più di cinque anni di carcere il 37enne cittadino italiano a processo da stamattina, martedì, davanti alla Corte delle Assise criminali per rispondere di omicidio intenzionale, tentato e ripetuto, ai danni della sua allora compagna. Davanti al giudice Amos Pagnamenta (a latere Renata Loss Campana e Fabrizio Filippo Monaci), si stanno ricostruendo i fatti avvenuti nel settembre e dicembre 2022 negli appartamenti di Vezia e Massagno, al culmine di due litigi tra la coppia. I fatti sono quasi completamente contestati. All'uomo è stato riconosciuto un disturbo borderline. L'atto d'accusa è firmato dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti che, nel corso del pomeriggio, presenterà la sua richiesta di pena. Il 37enne è difeso dall'avvocato Yasar Ravi. A rappresentare gli accusatori privati sono gli avvocati Letizia Vezzoni e Barbara Pezzati. La sentenza dovrebbe essere pronunciata nel pomeriggio di domani, mercoledì.
Quella tra i due, ha spiegato l'imputato, «era una relazione disfunzionale: entrambi a livello emotivo avevamo bisogno di crescere. Lei probabilmente era molto innamorata, io meno, ma non è stato possibile trovare un compromesso». Una storia dove non sono mancate «prese per il collo», spintoni, litigi vari («io e questa ragazza litigavamo, è vero») e ingiurie («è capitato»). Perché, ha chiesto il giudice, la relazione non è stata interrotta? «Ci ho provato più volte, al punto che volevo anche farle una diffida, ma non è stato possibile – ha spiegato l'uomo –. Mi cercava in maniera importante e ci si ricadeva sempre».
Durante un litigio avvenuto in casa dell'imputato nel settembre 2022, il 37enne avrebbe colpito con calci alla testa la sua ex compagna. «Non voleva uscire da casa mia, c'è stata una sorta di colluttazione e l'ho tirata per i piedi nel soggiorno, ho aperto la porta di casa e le ho urlato di andarsene – ha ammesso l'uomo –. Ma non le ho tirato calci alla testa: ero dietro di lei e ho provato ad alzarla, probabilmente ha battuto la testa sul mio ginocchio». Alla richiesta di spiegazioni su messaggi ricevuti dalla ragazza nei giorni successivi relativi a quanto accaduto e al tentativo di ucciderla, il 37enne ha detto che «la donna cercava di intimidirmi costantemente». Il secondo litigio risale alla notte di Capodanno ed è avvenuto in casa della compagna. Stando all'atto d'accusa, l'uomo avrebbe afferrato la donna, che gli aveva nascosto una scarpa, al collo, spingendola sul letto. Riavuta la scarpa, il 37enne ha lasciato l'appartamento per farvi ritorno, al termine della nottata e «ubriachissimo», dove ci sarebbe stato anche il lancio di un vasetto di vetro verso la donna. Nell'atto d'accusa si legge che la donna ha riportato numerose ecchimosi rossastre a livello del collo, dolore nella deglutizione, un’ecchimosi infra-orbitale destra, un'abrasione cutanea alla piramide nasale, un livido al gomito destro e all'avambraccio sinistro, dolore al cuoio capelluto e alcune ecchimosi al tronco e agli arti. «Ammetto di averla presa per il collo, ho stretto per tre secondi».
Nell'atto d'accusa figurano anche accuse di tentata coazione sessuale e atti sessuali con persone incapaci di discernimento. «Avevamo una vita sessuale abbastanza accesa, il suo comportamento era spesso ambivalente e ci sono state delle incomprensioni – ha spiegato l'imputato –. Mi sono avvicinato a lei con il membro ma quando mi ha detto di no mi sono fermato. L'ho sempre rispettata».