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Tentato omicidio di Vezia, condannato ed espulso il 40enne

All’uomo che il 12 giugno scorso ha accoltellato un suo amico è stata inflitta dalla Corte delle Assise criminali una pena integralmente sospesa

Il luogo del fattaccio
(Rescue Media)
15 maggio 2024
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«Non volevo fare del male a nessuno». E ancora: «Ho preso il coltello perché ero sotto l’effetto dell’alcol, ma non so perché l’ho fatto». Si è giustificato così il 40enne italiano, comparso oggi in aula di fronte alla Corte delle Assise criminali di Lugano, per quanto commesso il 12 giugno scorso in un appartamento di Vezia. In quell’occasione l’uomo ha sferrato tre coltellate alla schiena a un vicino di casa, apparentemente suo amico, a seguito di un pomeriggio caratterizzato dall’alcolismo e da due ore di nervosismo, sfociati in una condanna per tentato duplice omicidio intenzionale, ripetuta coazione, e, per fatti risalenti al 2022, furto ripetuto, ripetuta violazione di domicilio e truffa. L’imputato è stato condannato a una pena di 4 anni e 6 mesi, tuttavia integralmente sospesa a favore di una terapia stazionaria che, per il presidente della Corte Amos Pagnamenta, «servirà per evitare che egli possa reiterare». Ordinata anche l’espulsione per sette anni.

‘Non volevo fare del male’

Durante l’interrogatorio Pagnamenta ha cercato di comprendere meglio quanto successo tra le 17.45 e le 20.10 di quel lunedì di fine primavera. Infatti le versioni esposte nel corso d’inchiesta e in aula sono state a volte contraddittorie. L’unica cosa certa era la conoscenza fra vittima e aggressore e la loro assidua frequentazione: «Ci conosciamo da tempo perché io avevo preso il suo appartamento – ha dichiarato il 40enne –. Era nata un’amicizia, spesso bevevamo e mangiavamo insieme. Poi è arrivato quel giorno». Stando all’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, il 40enne ubriaco aveva iniziato a spaccare oggetti presenti in casa a causa della gelosia che nutriva nei confronti di una donna, presente anche lei nell’appartamento, arrivando anche a minacciarla puntandole un coltello alla gola. L’uomo successivamente accoltellato, lo ha placcato e l’ha gettato sul divano nell’intento di calmarlo, ma, una volta mollata la presa, il 40enne gli ha provocato due ferite da 3 centimetri e una terza superficiale con un coltello da 28 centimetri di lunghezza. Il 40enne in aula ha affermato di non ricordare bene i fatti: «Ero parecchio nervoso, ho perso un attimo l’orientamento ed ero sotto l’effetto dell’alcol. Non so perché l’ho colpito, non volevo fare del male a nessuno, soprattutto alla donna, volevo solo spaventarla per farmi dire la verità e capire se avesse tradito il suo compagno».

‘La colpa è mitigata dal suo ritardo mentale’

I problemi di alcolismo che attanagliano il 40enne sono stati ribaditi più volte in aula. Anche la pp lo ha sottolineato nella sua requisitoria: «Quanto accaduto con la donna poteva portare a un fatto ancora più grave dato il suo stato di rabbia e di ubriachezza, per fortuna è riuscita a uscire dalla casa prima dello scontro con l’altro uomo, nonostante abbia cercato più volte di impedire la sua fuga anche con l’uso della forza». Inoltre, «è vero che quella sera era ubriaco, ma ancora oggi non manifesta alcun rammarico di quanto fatto (in aula l’imputato ha infatti affermato che il ferito non merita di essere risarcito economicamente per danni morali, ndr)». Per Tuoni dunque la colpa è da considerare molto grave: «Ha insidiato l’integrità fisica di due persone con una carica di violenza non controllabile e sproporzionata. La pena detentiva in questi casi è di sette anni, ma la colpa è mitigata dal suo ritardo mentale e dal suo passato non facile». Pertanto la pubblica accusa ha chiesto una pena detentiva di 4 anni e 9 mesi e l’espulsione per 10 anni.

‘La vittima non è mai stata in pericolo di morte’

L’avvocato difensore, Fabio Creazzo, ha invece tenuto a sottolineare il passato turbolento dell’assistito. «Fin da quando era giovane ha subito violenze dal padre e già quando era bambino gli sono stati riscontrati dei disturbi psichici». Problemi che sono aumentati con il passare degli anni a causa dell’alcolismo e del consumo di droghe. «Le due persone, pur conoscendo i suoi problemi, sono andati volontariamente da lui anche se era ubriaco. La vittima doveva assumersi il rischio di una reazione da parte del 40enne». Il fatto di sangue, stando al legale, «non ha comunque messo in vero pericolo l’accoltellato». Pertanto il difensore ha richiesto il proscioglimento dall’accusa di tentato omicidio intenzionale e al massimo tre anni di pena, oltre a un percorso terapeutico in una struttura specializzata. Creazzo si è pure opposto all’espulsione, chiedendo di riconoscere il caso di rigore, dato che l’imputato è cresciuto in Svizzera.

‘Poteva causare la morte di due persone’

Le diverse versioni fornite dal 40enne non hanno convinto la Corte – composta anche dai giudici a latere Renata Loss Campana e Fabrizio Filippo Monaci –, ritenendole «discordanti e prive di chiarezza e logica. L’imputato risulta smentito anche dai fatti accertati dalla polizia, come il luogo nel quale è avvenuto l’alterco ed è dunque confermata la versione esposta nell’atto d’accusa». L’utilizzo improprio del coltello «poteva causare la morte di entrambe le persone. Il 40enne non ha neanche aiutato la vittima o chiamato i soccorsi» e per quanto avvenuto con la donna «porre un coltello al collo di una persona è un fatto grave, così come rinchiuderla in casa con la forza». Come aggravante la Corte ha altresì considerato il fatto che il condannato abbia continuato a delinquere anche durante il periodo di prova, mentre a suo favore ha tenuto conto dei problemi psichici dei quali soffre.

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