La Federazione ticinese società di canto compie cento anni e il suo presidente intende festeggiare in grande. Numerosi gli eventi per la ricorrenza
«Vorremmo fare in modo che il Canton Ticino torni a essere un giardino canterino». Così si esprime il presidente ad interim della Federazione ticinese società di canto (Ftsc) Roberto Delprete sui progetti per i cento anni dell’associazione. Una ricorrenza così importante impone in effetti obiettivi dello stesso calibro. Obiettivi condivisi da Delprete con ‘laRegione’: «Abbiamo iniziato da tempo a organizzare degli eventi per questo traguardo. Si tratterà in primis di festeggiare la Federazione, ma anche e soprattutto di riportare la coralità sul territorio ticinese».
Nelle prossime settimane ci saranno per il centenario numerosi eventi che si terranno tra Bellinzona, Lugano e Mendrisio. «A Bellinzona - continua - vorremmo coinvolgere tutti i cori del Cantone, federati e non. Stiamo valutando che potrebbero cantare dalle 1'300 alle 1'400 persone».
Il presidente ad interim della Ftsc non nasconde che i tempi stiano cambiando, tanto da rendere la situazione di una certa urgenza. «Negli anni - spiega Delprete - la coralità è andata via via scemando e nel Cantone non è più apprezzata come una volta. Siccome manca un ricambio generazionale, i cori si stanno lentamente spegnendo. Stiamo perdendo qualcosa che non potrà più essere ritrovato». Per questo motivo, in occasione del centenario, la Federazione intende spingere in particolar modo sulla ricerca della coralità coinvolgendo il più possibile il pubblico. «L’idea - dice Delprete - è quella di avvicinare le persone e di farle entrare nei cori. Solo dall’interno è in effetti possibile capire che cosa significhi farne parte. Dentro il gruppo, attraverso tutte le voci, ci si sente in armonia, è una sensazione indescrivibile».
Delprete sottolinea in tal senso i numerosi vantaggi del canto e dunque la sua importante funzione sociale: «Cantare è festa, è voglia di stare insieme. Mentre si canta si riesce a spegnere quella parte del cervello che rimugina su tutti i problemi della vita, è veramente una valvola di sfogo. Spesso non si pensa che trascorrere la serata a fare le prove possa far star bene, ma può veramente essere un modo per ricaricarsi».
I giovani sono un tassello centrale per ripopolare i cori. Delprete illustra infatti che sotto il cappello del centenario vi è anche la volontà di avviare un progetto a livello cantonale con le scuole. «Abbiamo la fortuna di avere anche diversi cori giovanili, per fare qualche esempio possiamo trovare il coro Calicantus, i Cantori della Turrita, i Piccoli Cantori di Pura e la Scuola Corale della Cattedrale di Lugano. Tuttavia trovo sia davvero necessario puntare maggiormente sulle scuole, così da coinvolgere i ragazzi e introdurli al mondo del canto corale».
Oltre ai cori giovanili, la Federazione può vantare un ventaglio di tipologie molto ampio: vi sono cori lirici, cori di canzoni popolari, cori femminili e molti altri ancora. «Attualmente - spiega Delprete - sono presenti 53 cori federati, di cui 10 della Pro Ticino, ovvero cori fuori dal confine cantonale. Abbiamo addirittura un coro che propone le proprie attività dall’Argentina». Ogni coro ticinese può entrare a far parte della Ftsc e Delprete sottolinea l’importanza di lavorare uniti: «La Federazione è composta dai cori e i cori sono la Federazione: tutti devono sentirsi rappresentati, anche i cori più piccoli. È importante ricordare che la Federazione non è un ente a sé: l’unione fa la forza, lavorare insieme è indubbiamente un valore aggiunto».
Gli ultimi anni hanno rappresentato un passaggio complicato per la coralità ticinese, talvolta influendo sulla disgregazione di qualche gruppo. «La pandemia ci ha tolto moltissimo - racconta Delprete - ci hanno proibito di cantare insieme: la cosa peggiore che poteva succederci. Dove è stato possibile è venuta fuori la forza e la testardaggine dei cori e dei coristi. Alcuni cori sono usciti più forti, mentre altri purtroppo hanno ceduto. C'è chi ha fatto le prove a distanza, su Facebook o via Zoom, cercando di mantenere i contatti e questo ha sicuramente influito positivamente sulla coesione tra i coristi». Al centenario dunque il compito di coinvolgere il pubblico.