Luci e ombre del nuovo modello sanitario giurassiano che vede ospedali, cassa malati e Cantone sotto lo stesso tetto
Aiutare chi è in salute a restarci. Una sorta di paziente attore della propria salute, monitorato con regolarità da un unico interlocutore: una rete integrata sanitaria fatta di diversi professionisti, che ha come porta di accesso i centri medici, ma conta anche su ospedali, casse malati per le coperture assicurative e l’autorità cantonale. È la scommessa del progetto ‘Réseau de l’Arc’ nell’Arco giurassiano che vede sotto lo stesso tetto, a dividere profitti e perdite, la cassa malati Visana, ospedali del Gruppo Swiss medical network (Smn) e il Canton Berna. Tre attori con obiettivi diversi si uniscono testando un nuovo paradigma sanitario in una piccola area, per valutare se il modello sia finanziariamente sostenibile, se aiuti effettivamente a ridurre la fattura sanitaria (di conseguenza i premi di cassa malati) e se funzioni dal punto di vista sanitario. Si aspetta l’ok di Berna per partire nel 2024.
Oggi il sistema è orientato a curare la malattia: più si prescrive, più si guadagna col rischio di doppioni, interventi inutili e costi della sanità fuori controllo (la fattura era di 86 miliardi nel 2021). Non c’è un colpevole, abbiamo un sistema senza concorrenza sulle tariffe e premi liberi, che non fanno che aumentare, pesando troppo su tanti bilanci familiari. Il futuro non promette nulla di buono con una popolazione elvetica che invecchia (1 su 4 soffre di costose malattie croniche) e medici di famiglia che stanno diventando mosche bianche.
Il progetto giurassiano (vedi pagina 4), che ha il pregio di tentare una nuova via, propone un modello assicurativo alternativo per l’assicurazione di base. Per l’assistenza dei pazienti Visana (entrata nel capitale di Smn, con una partecipazione dell’11%) negozierà con gli ospedali un forfait annuale per paziente. Sarà interesse dei fornitori di servizi sia essere efficaci nelle cure ai pazienti, sia monitorare chi è sano, con programmi personalizzati di prevenzione. L’equazione è semplice: meno il paziente consuma, più il sistema guadagna e fa profitti.
La rivoluzione è vedere un’assicurazione e un fornitore di cure che condividono profitti e perdite, remando nella stessa direzione. Averli sotto lo stesso tetto pone però anche dubbi. Cliniche e casse malati hanno fini diversi e non ci sono mai parsi enti filantropici. Ciascuno punta a guadagnare la propria fetta. Non devono farlo sulla pelle dei pazienti. Bisognerà garantire la piena autonomia dei medici: senza libertà terapeutica non possono curare al meglio i pazienti. Se è (anche) l’assicuratore (come comproprietario) ad assumere il medico che mi cura, se avrò una malattia grave, faranno tutto il necessario? Il dubbio è legittimo, diverse volte abbiamo scritto di casse malati che rifiutavano di pagare cure, anche a bambini affetti da tumore. E ancora: se il forfait annuo non dovesse bastare, si rischiano ingerenze nella gestione sanitaria? In teoria no, in pratica lo vedremo. Anche per questi motivi, oggi i compiti di chi cura e chi paga le prestazioni sono divisi.
Infine, pur condividendo il nuovo paradigma, che investe in chi è sano, non si dovrà penalizzare chi si ammala, perché non ha fatto abbastanza sport, dieta, controlli... Ben vengano nuove strategie di rete per migliorare la presa a carico dei pazienti, arginare sovraconsumi, ma attenzione ai razionamenti ciechi. L’intero sistema svizzero dovrà reinventarsi, ma al centro, al di là di tante promesse, devono rimanere cure di qualità per tutti.