Marco Solari presidente uscente: ‘A me poco importa che parli o non parli italiano, m'interessa che provi amore per la cultura e per la Svizzera italiana’
L’astronave aliena di Moon and Stars ha da poco lasciato la piazza. Al posto del rustico palco da concerto che a noi sempre ricorda Alpenland Tv (canale 99 del pacchetto Swisscom) c’è un abbozzo di schermo al quale manca solo il telone chiaro, tanto amato dai piromani. Il Locarno Film Festival è in via di allestimento in ogni suo angolo, dalla Rotonda che ospiterà i Blues Brothers (la band) a Piazzetta Remo Rossi, giardino mediatico del PalaCinema. La notizia è che anche quest’anno il festival del film si terrà d’estate (aneliamo da tempo, complice l’età, una collocazione autunnale, per boccheggiare di meno). Stupidate a parte, la vera notizia è che la storica manifestazione che rende orgoglioso l’intero Cantone ha un nuovo presidente. “Sono le 14 – dice quello uscente – ed è una bellissima giornata per il Festival, per Locarno, per la regione, per il Canton Ticino e per la cultura svizzera e, direi, anche internazionale. Su proposta della commissione cerca coordinata da Mario Timbal e composta da Edna Epelbaum e Francesco Lurati, questa mattina (ieri, ndr) il Locarno Film Festival ha scelto all’unanimità di designare una grande personalità come futura presidente da proporre all’Assemblea del 20 settembre…”. Che il successore sarebbe stato una donna era scommessa che avrebbe pagato una miseria; il totonomi sfornava perlopiù soluzioni local. E quando Marco Solari, nel rosso del GranRex, annuncia la basilese Maja Hoffmann, la sensazione che qualcosa a Locarno sia profondamente cambiato è netta.
È una sorta di valzer quello che ha portato a Hoffmann, fondatrice e presidente della Fondazione culturale Luma ad Arles, cittadina nel sud della Francia identificata con Van Gogh – in quanto fonte d’ispirazione per i suoi dipinti – e con le rovine romane in quanto, un tempo, capitale provinciale dell’antica Roma. Il primo giro (di valzer) è che per Luma ha lavorato Mario Timbal, che dell’‘ecosistema’ di Hoffmann (autodefinizione datata 2021) assunse la direzione operativa nel 2017, anno dell’addio dell’oggi direttore Rsi al Festival, per il quale (fine del giro di valzer) dal 2013 fu responsabile marketing e delle sponsorizzazioni prima, e direttore operativo poi.
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Maja Hoffmann e Marco Solari
Hoffmann è un cognome importante. La futura presidente del Locarno Film Festival fa infatti parte del pool di azionisti formato dai discendenti del fondatore della Roche Holding Ag, che controlla l’azienda sanitaria svizzera Hoffmann-La Roche. Nel 2020, fonte Bloomberg, Maja Hoffmann occupava un posto di tutto rispetto tra le dieci personalità svizzere più ricche del pianeta (l’informazione produce la visione di manifestanti all’entrata di Piazza Grande sventolanti striscioni contro le multinazionali farmaceutiche, e pardi colorati di blu. Ma è solo una visione). Al di là di Bloomberg, Hoffmann è attivamente coinvolta in una serie di istituzioni a livello internazionale: è presidente dello Swiss Institute New York, negli Stati Uniti, della Fondazione Vincent van Gogh (ad Arles, ovviamente), è vicepresidente della Emmanuel Hoffmann Foundation Collection di Basilea e fa parte dei consigli di amministrazione delle Serpentine Galleries di Londra, della Kunsthalle di Zurigo, del New Museum e del Center for Curatorial Studies del Bard College, entrambi a New York, oltre che membro di Human Rights Watch.
Dal comunicato stampa del Locarno Film Festival: “Maja Hoffmann (…) dal 2004 incoraggia la creazione artistica nel campo delle arti visive. Ha contribuito alla missione della Fondazione in qualità di presidente affrontando questioni urgenti relative a cultura, natura, sperimentazione scientifica ed ecologia, e promuovendo al contempo nuove strutture per l’innovazione e il cambiamento positivo”. Tra i progetti e i programmi artistici targati Luma si citano la produzione della biennale d’arte Elevation 1049 a Gstaad e la programmazione di Luma Westbau a Zurigo. Dato non secondario, Hoffmann sarà la prima donna presidente del Locarno Film Festival.
Al GranRex, Mario Timbal parla di “candidatura di altissimo profilo”, di “persona conosciuta nel mondo, svizzera, donna, che ha una rete molto larga”. Dopo lunga consultazione, “ci siamo detti che se la scelta non fosse stata ticinese, avremmo voluto qualcuno con caratteristiche che non trovavamo in Ticino”, ovvero “l’ambizione, il voler guardare in alto”. Avendo lavorato per lei per anni, Timbal ci ha messo poco a scegliere: “Ne conoscevo il potenziale. Hoffmann conosce Locarno, l’ha frequentata negli anni. Abbiamo discusso per capire come e dove potesse incidere. È nota come collezionista, ma è molto di più”. Detto in inglese, Maja Hoffman “è una enabler, qualcuno che sa portare a termine i progetti, che sa mettere le persone nei posti giusti”. E poi “diritti umani, ecologia, legame forte col cinema che viene dagli studi americani e passa anche per l’attività del marito produttore, e per un interesse personale che io conoscevo”.
Dal canto suo, Marco Solari parla di “un cambio radicale di paradigma per quanto concerne la presidenza. A Locarno, nel Ticino, vi siete abituati ad avere un presidente che incarnava il Festival, presente 7 giorni su 7. Non potrà più essere così. Al ticinese che ci chiede se Hoffmann sarà vicina alla Svizzera italiana rispondiamo che sì, lo sarà, altrimenti non avrebbe accettato l’incarico. Ma sarà un’altra forma di presidenza, che garantisce uno sviluppo del Festival anche se, magari, da un po’ più distante, da New York, Los Angeles, quello che sarà, perché Hoffmann è personalità richiesta nel mondo intero e non potrà essere come fu Raimondo Rezzonico, come sarebbe stato Giuseppe Buffi, che qui ricordo, e come sono stato io”.
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‘Studierò la cosa durante l’estate’
“Non parlo italiano”, esordisce Hoffmann. “Vorrei dire quanto io sia felice, è un onore per me essere stata invitata a ricoprire questo ruolo. È poco il tempo che è passato da quando ho detto sì, c’è tanto da apprendere, c’è tanto da leggere. Vengo da Arles, dove sono impegnata in una produzione sin dal mese di aprile, non ho dormito un solo minuto dal mio arrivo a Locarno e spero tanto che non facciate molte fotografie”. E il GranRex sorride. “Il mio sarà un mettermi al servizio del Festival, servirò il Cda, è così che mi voglio posizionare. Non ho preparato un discorso, Mario ha detto tutto, posso solo parlare delle mie intenzioni, e sono pronta a rispondere a tutte le domande che mi verranno poste, se il signor Solari mi dirà che posso farlo”. E il GranRex applaude. Segue, fedelmente riportato, il momento di Q&A (domande e risposte) successivo alla nomina di Hoffmann, che lascerà il GranRex dopo le interviste alle tv. La stampa scritta proverà a raccogliere parole di prima mano al suo prossimo ritorno.
A chi le chiede se parlerà direttamente con gli sponsor e con la politica o saranno altre persone a farlo per lei, Hoffman risponde: “Sono le prime domande che mi sono posta. Studierò la cosa durante l’estate. Il cambiamento di paradigma è una bella definizione, ma dovrei prima capire di quale paradigma si tratta. Prometto che presterò attenzione a tutto ciò quando la mia agenda me lo permetterà, e cioè da subito. Ci sarà un’altra conferenza in settembre?”, chiede a Marco Solari; “Dopo il 20 settembre sarà lei a decidere”, risponde il presidente uscente.
Ancora Hoffmann: “Abito a Zurigo e questo progetto ad Arles mi ha reso attenta a quel che accade a sud delle Alpi e sul Mediterraneo”. Ciò che la lega a Locarno, che occupa “la parte principale della relazione con il Canton Ticino”, è il Festival: “Ci vengo da quando avevo vent’anni. Meno di recente, perché molto impegnata”. L’aver fatto di Arles una capitale mondiale della cultura non significa che sia qui per fare lo stesso con Locarno: “Non credo che questa città ne abbia bisogno. Arles era una città romana dimenticata per lo sviluppo delle città vicine, Avignone, Marsiglia, Montpellier. Era una città dormiente, dalla quale la gente partiva in cerca di lavoro. Mi sono detta che avrei potuto accendere una luce sul futuro, al di là delle pietre romane”. Quanto a Locarno, piuttosto, “bisogna fare attenzione a non portare altra gente in agosto, il pubblico credo sia sufficiente. Lo sforzo da fare è forse il riuscire a farne un attore ancor più importante della vita culturale svizzera. L’équipe che ho trovato qui mi aiuterà a capire in che modo”.
A chi le chiede se il Locarno Film Festival avrà la priorità sulle altre sue attività, Hoffmann rispolvera il concetto dell’ecosistema contro la gerarchia. Quanto alla “strenua difesa del direttore artistico”, che per Solari ha reso il Festival libero e inattaccabile, Hoffmann si dice in sintonia col predecessore. Quanto alla presenza, infine: “La si può garantire fisicamente tutti i giorni, ma anche in altri modi. Io lo faccio dagli Stati Uniti, da Zurigo, da Arles. Penso che una buona équipe sul posto sia utile, ma un’équipe dotata di un buon network può essere un’avventura bellissima per tutto il mondo, non solo per il Ticino”.
Oltre alla presidente, il piovoso lunedì locarnese ha portato un’altra novità: il prossimo 20 settembre verrà sottoposta all’Assemblea straordinaria anche la riduzione del numero di membri del Consiglio di amministrazione, che passeranno da 27 a 7, e insieme la costituzione di due Advisory Board, uno ‘Policy’ e l’altro ‘Industry’. Board che – dal testo ufficiale – “grazie alle competenze specifiche, supporteranno il Consiglio di amministrazione nelle sue scelte strategiche”. Detto con parole di Solari al GranRex: “Le necessità sono cambiate. Ventitré anni fa avevo bisogno di essere sostenuto da una larga fetta economica, politica, sociale, locarnese e svizzera, ed era giusto avere un Cda piuttosto allargato. I tempi cambiano, anche nelle imprese private”. Il Consiglio di amministrazione, inoltre, dice “grazie a Marco Solari per il fondamentale contributo dato alla manifestazione in oltre vent’anni di presidenza, e per il modo in cui ha saputo guidare il lavoro della direzione, garantendo lo sviluppo del Festival nel nuovo millennio e consolidandone la posizione a livello mondiale”.
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Locarno, GranRex, lunedì 24 luglio
Marco Solari, ben venga il nuovo paradigma. Ma il ticinese lo accetterà? «La situazione è molto semplice», ci dice il presidente ancora in carica mentre il GranRex va spopolandosi. «Il Festival ha oggi una dimensione tale che ha bisogno di una personalità di livello internazionale. Vogliamo qualcuno che parla l’italiano o qualcuno che può finanziare il festival e garantirne un ulteriore sviluppo? A me poco importa che parli o non parli l’italiano. A me interessa che dimostri passione per la cultura e grande amore per la Svizzera italiana, e se Maja Hoffmann viene a Locarno è perché pensa che questo festival valga la scelta, e che riuscirà a svilupparlo. E poi bisognerà separarsi dall’idea che il Festival debba essere necessariamente rappresentato da una persona sola”.
Visto che, in loco, il pubblico al Festival non manca, Alain Scherrer, sindaco di Locarno, pensa che «Locarno possa guadagnare soprattutto in termini di visibilità. Il nome di Maja Hoffmann è conosciutissimo, credo che per un profilo di questo genere l’insuccesso non sia un’ipotesi considerabile». Sul fatto che il ticinese sia pronto al cambiamento: «Avere un presidente di questo tipo significa essere ambiziosi, uscire da quel che resta ancora del provincialismo che Marco Solari ha contribuito a cancellare». E dunque, «mi auguro sia pronto, perché i tempi cambiano e se non si è capaci di fare questo ‘click’, difficilmente si riesce a progredire». C’è un rischio Moon and Stars, ovvero che il Festival diventi un intruso? «Mi sento di escluderlo, il Festival è troppo radicato, ma dovremo essere capaci di fare squadra insieme alla signora Hoffmann». Lo dice come capo dell’annunciato Policy Board, e garantisce: «Locarno, il Locarnese, continuerà a essere dentro il Festival».
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‘Click’