Crescono i casi per assistenti sociali e operatori della Città. Servizi in ‘affanno’ per far fronte ai tanti bisogni della cittadinanza
Vivere costa sempre più fatica. Se poi si è giovani ma in contesti difficili, famiglie monoparentali, lavoratori con salari bassi e anziani con rendite insufficienti, tirare a campare può diventare una vera impresa. È il popolo dei fragili, quelli della porta accanto. Una fascia di cittadinanza alla quale anche un Comune come Mendrisio si ritrova a dover rispondere, e in modo crescente. Mai come ora, in effetti, numeri e statistiche restituiscono il vero volto di una realtà ai più invisibile. Uno spaccato di Città sul quale i consiglieri della Lega Simona Rossini e Massimiliano Robbiani hanno chiesto di accendere i riflettori.
Occorre guardare in faccia alla realtà. Come altrove, pure in Ticino, rende attenti il Municipio sollevando un velo, “sono sempre di più le persone che sono costrette a ricorrere a un aiuto per arrivare a fine mese”. Del resto, questo cantone è “storicamente la regione in Svizzera con la quota più elevata di persone che vivono sotto la soglia di povertà assoluta”. Ovvero che devono barcamenarsi con 2’279 franchi al mese, se sono persone sole, e con 3’963 franchi se sono famiglie di quattro componenti.
Avvicinando la lente al territorio locale, è l’Ufficio Antenna sociale ad aiutare a leggere la quotidianità cittadina. Nei primi cinque mesi dell’anno le assistenti sociali del Comune sono state chiamate a seguire 259 storie, pari all’1,63 per cento della popolazione. Ma soprattutto sul loro tavolo sono arrivate 98 nuove segnalazioni; e fra queste 37 hanno riproposto situazioni già note. Spesso, come evidenziano gli stessi operatori, ci sono utenti che si ripresentano con regolarità dopo qualche mese. Di rado, infatti, come fa notare l’esecutivo, “il dossier viene chiuso per il raggiungimento degli obiettivi o la conclusione della presa a carico”. Ciò fa dire che “si parla sempre di più di sostegni a medio-lungo termine”, caricando di lavoro e affaticando chi è sul campo.
Il quadro tratteggiato dall’autorità comunale, d’altro canto, dà più di un motivo di riflessione alla politica locale. Oggi, in effetti, “la casistica risulta essere sempre più complessa e mutiproblematica, con diversi membri delle famiglie che spesso richiedono degli interventi mirati e con richieste urgenti”. A tal punto che “la mole di lavoro non permette di dar seguito alle richieste nuove con tempestività”. Il risultato? “Si stanno creando – riconosce il Municipio – delle liste di attesa di alcune settimane; e le risposte sono spesso di tipo prestazionale in quanto non vi è il tempo di ampliare le prese a carico, rendendo più efficace l’intervento”. Uno stato di cose che ha convinto l’esecutivo ad assumere “un aiuto supplementare urgente”: un operatore all’80 per cento a tempo determinato (sei mesi) per poter “garantire un intervento di qualità da parte dei servizi cittadini”. D’altra parte, le assistenti sociali sono passate dai 247 casi del 2022 ai 278 dei primi cinque mesi del 2023, con 259 utenti. Il che, si ammette, vede l’Ufficio in “affanno”.
Chi sono, però, i ‘nuovi poveri’ di Mendrisio? La sorta di identikit che affiora dai dati raccolti dai Servizi identifica tra i più fragili e vulnerabili cittadini perlopiù appartenenti a una fascia di età tra i 40 e i 63 anni, che vivono soli o in coppia con figli o ancora che appartengono alle famiglie monoparentali.
Soffermandosi sulle 98 nuove segnalazioni, l’esecutivo fa sapere che nella presa a carico, nella maggioranza dei casi – quasi il 60 per cento –, si tratta appunto di persone sole con un reddito che non va oltre i 18mila franchi. Gli operatori si trovano di fatto di fronte perlopiù anziani al beneficio di una rendita Avs-Ai e giovani, adulti e famiglie che fanno capo alla Legge sull’armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali, voluta proprio per garantire il minimo vitale ai nuclei familiari ticinesi.
Poco meno del 30 per cento, invece, rientra nella categoria dei cosiddetti ‘working poor’ (i lavoratori poveri), che da un lato non possono appoggiarsi a delle prestazioni sociali ma che dall’altro finiscono, però, a bussare agli sportelli del Comune quando si trovano confrontati con delle spese impreviste.
Per ricevere una mano, tangibile, quindi, si lancia l’Sos. Il Fondo sociale, come gli altri fondi ed enti, in questo inizio d’anno è stato sollecitato infatti da 163 richieste (più che raddoppiate rispetto al 2022) che, tradotte in ambito finanziario, corrispondono, conferma l’autorità comunale, a un importo di oltre 176mila franchi. E sin qui si è dato seguito a 123 dossier per un totale di circa 82mila franchi di contributi riconosciuti. Volendo essere concreti, questi aiuti hanno permesso, anche in questo caso alle categorie più fragili, di far fronte a bollette e fatture urgenti. In particolare, chiarisce il Municipio, sono stati indirizzati per pagare l’affitto (nel 25 per cento dei casi), coprire costi della salute (18 per cento), saldare l’elettricità (13 per cento), le spese per i figli (7 per cento), la formazione, i trasporti e la telefonia (4 per cento). Ma si è venuti incontro pure a cittadini che hanno dovuto fronteggiare le spese funerarie.
Ecco che la Città si attende “un aumento delle spese a preventivo”. Tant’è che il Fondo sociale, che può contare su un budget annuale di 20mila franchi, è già stato rinforzato di recente con altri 15mila franchi.