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I nuovi precari bussano anche alla porta dei comuni

Primi mesi del 2023 molto difficili. Lugano e Mendrisio: ‘Raddoppiate le richieste di aiuto’. Bellinzona: ‘Giovani in difficoltà’. Locarno: ‘Preoccupati’

Primi mesi del 2023 molto difficili. Lugano e Mendrisio: ‘Raddoppiate le richieste di aiuto’. Bellinzona: ‘Giovani in difficoltà’. Locarno: ‘Preoccupati’

4 maggio 2023
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La crisi si sente eccome. I ticinesi hanno meno soldi in tasca e sempre più famiglie, da Bellinzona a Mendrisio, devono decidere se pagare l’affitto o la cassa malati. Basta l’auto dal meccanico o la fattura extra del dentista, per sballare drammaticamente il bilancio familiare. La prima ondata di nuovi precari ha già travolto chi risponde in prima linea ai morsi della povertà, quella che ti lascia con un mucchio di fatture scoperte e nulla o quasi in frigo. Il 2022 è stato un anno difficile, i primi mesi del 2023 sono ancora peggio: molte associazioni hanno dovuto aumentare gli aiuti erogati. Ora lo tsunami sta investendo anche i Servizi sociali delle Città, mettendoli sotto pressione: da gennaio a marzo, i Comuni di Lugano e Mendrisio hanno visto aumentare parecchio le richieste di aiuto finanziario da parte dei residenti; Bellinzona e Locarno si vedono confrontati con tanti giovani in difficoltà e casi sempre più complessi. Questo emerge da una nostra radiografia della nuova povertà scattata tra assistenti sociali dei Comuni e associazioni di primo aiuto.

E come potrebbe essere diversamente: i salari nel 2022 sono scesi dell’1,9%, tenuto conto dell’inflazione. Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2022 l’indice dei salari nominali è cresciuto in media dello 0,9%, ma la progressione ha dovuto fare i conti con un rincaro che si è attestato al 2,8%, dovuto all’aumento dei prezzi di gas, prodotti petroliferi, automobili, affitti, alimentari. Una contrazione del genere non si era mai vista dai tempi della Seconda guerra mondiale.

Fra Martino Dotta: ‘Tre richieste al giorno’

Le conseguenze sono lì da vedere. Tante famiglie stanno finendo le riserve, molti pur lavorando vivono appena sopra il minimo vitale e basta poco per finire sott’acqua. «Da gennaio abbiamo aumentato significativamente i pasti distribuiti quotidianamente alle mense sociali a Lugano e Locarno», ci spiega fra Martino Dotta. A preoccupare è il drammatico aumento di chi chiede aiuti finanziari alla Fondazione Francesco: «Ogni giorno riceviamo due, tre nuove richieste. Famiglie ma anche single, con fatture e affitti arretrati, a rischio di sfratto. Purtroppo non sempre il nostro intervento risolve la situazione», precisa.

Croce Rossa: ‘Molto sollecitati’

Sotto pressione anche la Sezione del Sottoceneri della Croce Rossa Svizzera: «In questi primi mesi dell’anno siamo stati molto sollecitati, più dello scorso anno, ogni giorno riceviamo nuove richieste di aiuto per pagare fatture scoperte e per buoni spesa. A contattarci sono spesso gli assistenti sociali per i loro assistiti. Vediamo sempre più in difficoltà soprattutto famiglie monoparentali con redditi medio-bassi, tanti giovani (sui 30, 40 anni) con moglie e figli e senza un lavoro, ma anche giovanissimi e anziani», ci spiega Marisol Bonsignore, responsabile del Servizio sociale per il Luganese.

Caritas teme nuovo picco coi conguagli

Anche per Caritas c’è stato un picco di domande di aiuto tra gennaio e febbraio, poi rientrato. «Ci aspettiamo un altro aumento coi conguagli degli affitti, penso soprattutto alle spese per l’elettricità. Tutto è più caro, anche il pane costa di più. Rincari che si sentono in una realtà lavorativa difficile, dove avanza il precariato, dove sempre più persone lavorano su chiamata», spiega Dante Balbo, responsabile del Servizio sociale di Caritas.

Sotto pressione anche il Soccorso d’Inverno. «Nei primi due mesi di quest’anno il centralino della nostra associazione è stato fortemente sollecitato, abbiamo ricevuto 117 domande d’aiuto. Se questo trend continua, nel 2023 rischiamo di arrivare a 1’000 richieste. A titolo di paragone, nel 2019 erano meno di 400», precisa Paola Eicher Pellegrini, che è nel comitato dell’associazione. Pandemia, esplosione dei prezzi legata a inflazione e guerra in Ucraina – precisa – hanno aggravato la situazione e messo in ginocchio tanti ticinesi. I numeri parlano da soli, ma dietro ogni cifra ci sono persone: «Negli ultimi mesi aumentano le persone che rischiano lo sfratto. Ci chiedono aiuto, padri e madri soli, persone che hanno perso il lavoro o si sono viste ridurre lo stipendio. Tutti faticano ad affrontare le spese quotidiane», conclude.

Anche Tavolino Magico, che ogni settimana distribuisce ottimo cibo (salvato dal macero) a 2’800 residenti in difficoltà, aprirà durante l’estate due nuovi centri di distribuzione (uno a Lugano e l’altro a Bellinzona). Gli attuali 14 punti di distribuzione non bastano più per soddisfare tutte le nuove richieste di aiuto e una precarietà che avanza.

Eppure l’assistenza non sale

Mentre Comuni e associazioni, negli ultimi mesi, sono presi d’assalto da chi, oberato dalle fatture scoperte, rischia di finire in strada, i numeri dell’assistenza non crescono. Anzi le richieste diminuiscono. A fine 2022 i beneficiari erano 6’900. I motivi secondo i nostri interlocutori sono diversi. Chi ha il permesso B, ci spiegano, teme di perderlo se chiede gli aiuti che gli spettano di diritto. C’è poi la vergogna, il timore di venire stigmatizzati, la difficoltà a reperire documenti per avviare le procedure, la poca familiarità con una burocrazia sempre più complessa per accedere agli aiuti. Questi e altri motivi frenano per alcuni il contatto con l’autorità e lo facilitano con le tante associazioni no profit.

Lugano

‘Le richieste di aiuto sono raddoppiate’

Nella grande Lugano cresce il disagio sociale e la povertà soprattutto nelle categorie già toccate da una certa fragilità economica negli scorsi anni. Sono mesi difficili per molti residenti. «Da inizio anno vediamo aumentare il numero di persone che chiede l’assistenza ma anche aiuti puntuali per pagare, ad esempio, un affitto arretrato o fatture scoperte» ci spiega Sabrina Antorini Massa. Negli ultimi due mesi la pressione è aumentata: «Le richieste di aiuto sono raddoppiate», puntualizza la direttrice della Divisione socialità di Lugano. Il Regolamento sulle prestazioni comunali in ambito sociale a Lugano esiste dal 2007 ed è il primo aiuto d’urgenza per chi viene a trovarsi nei guai a livello economico. Si basa sulle soglie di reddito, dunque può coprire tutte le situazioni fino a un massimo che va da 3’000 franchi all’anno per i single, 4’000 per le coppie e 500 per ogni figlio. Non sostituisce l’assistenza, tampona semmai l’emergenza ed evita, dove possibile, i meccanismi dell’assistenza sociale.

A marzo le nuove richieste sono state 91. A titolo di paragone, erano 68 a marzo 2022. I funzionari incontrano le persone, cercano di aiutarle a trovare soluzioni e appoggi vari sul territorio. «È aumentato parecchio il nostro lavoro di consulenza. Purtroppo spesso, di anno in anno, vediamo tornare le stesse persone, con problematiche diverse». Insomma, uscire dal vortice della precarietà non è scontato. Anche tracciare un identikit di chi fatica a far quadrare i conti. «Ci sono situazioni diverse, incontriamo persone che lavorano, tra i 4Sabrina Antorini Massa: ‘Hanno il salario, ma non basta’0 ed i 60 anni, hanno un salario, ma non ce la fanno. E poi ci sono tante persone sole».

Guardando avanti, c’è una certa apprensione per i mesi in arrivo, pensando ad esempio ai conguagli. «Tutto è più costoso e va a incidere sui salari più bassi in un mercato del lavoro non molto stabile e sempre più precario e su chiamata. Siamo preoccupati ma il Ticino è anche un Cantone con tante forme di prestazione e aiuti», aggiunge Antorini Massa.

Non sempre però i cittadini fanno il passo e chiedono aiuto all’autorità, anche se ne avrebbero diritto. «È vero. Talvolta a spaventare è la complessità delle procedure, alcuni sono disarmati, intimoriti dal lavoro burocratico e dai tempi lunghi. D’altronde l’autorità deve verificare che gli aiuti vadano a chi ne ha veramente bisogno. I funzionari ci sono anche per aiutare in queste pratiche».

Mendrisio

‘Per 23 casi abbiamo già attivato il fondo d’emergenza’

Anche a Mendrisio, ci sono chiari segnali di una maggiore fragilità della popolazione. Nei soli primi 4 mesi dell’anno, l’antenna sociale cittadina ha gestito ben 75 nuove segnalazioni (erano 55 nello stesso periodo del 2022). Una parte chiedeva un aiuto finanziario: «Per 23 casi abbiamo attivato il fondo sociale comunale per indigenza urgente, aiuti puntuali per chi ha accumulato fatture non pagate, c‘è chi non riesce nemmeno a fare la spesa», precisa Tiziana Madella. La responsabile del Dipartimento dicastero politiche sociali e politiche di genere, che tocca con mano le criticità di ogni giorno, parla di una nuova povertà. Riguarda soprattutto ’working poor‘, persone sole, famiglie monoparentali ed economie domestiche con più persone.

«Accanto alle cronicità presenti sul territorio, vediamo altre realtà, come famiglie con bisogni puntuali perché costrette a rapportarsi con un budget mensile da minimo vitale. Tentano di farcela, vivono sul filo del rasoio, appena c’è un imprevisto come la fattura del dentista o l’auto in riparazione, accumulano arretrati con l’affitto o la cassa malati». La maggioranza dell’utenza è svizzera e possiede un titolo di studio. Madella non nasconde una certa preoccupazione: «Con 20 casi in più in soli 4 mesi, il nostro servizio è sotto pressione. Siamo preoccupati per i mesi a venire, vorremmo poter offrire un aiuto rapido a chi è nell’indigenza. Vogliamo ragionare in ottica preventiva, intercettarli prima, anche per informare tutti sulla rete di aiuti locale». Si conferma, per Madella, l’importanza dello studio sulla povertà, attribuito alla Supsi e che fornirà i primi dati all’inizio dell’estate.

Locarno

‘Sempre più giovani adulti in difficoltà’

L’incertezza rispetto al futuro si sente anche a Locarno, dove i numeri dell’indigenza parlano di circa 400 casi l’anno gestiti dalle operatrici sociali (UOS) del Comune. «Oltre la metà, ossia il 60% sono residenti svizzeri. Per ora siamo in linea con lo scorso anno», ci spiega la municipale Nancy Lunghi capo dicastero socialità a Locarno. «A rivolgersi al nostro ufficio sono lavoratori e famiglie a basso reddito che già precedentemente si trovavano in condizioni di precarietà, ma anche tanti giovani adulti (sotto i 35 anni) che rappresentano circa il 50% delle nuove richieste».

Dall’osservatorio del proprio dicastero, Lunghi evidenzia alcune nuove tendenze. «Da un anno circa, le operatrici sociali sono sollecitate da richieste sempre più complesse e da situazioni che necessitano di accompagnamento, se non addirittura una presa a carico, intensiva e di lunga durata».

Il tema giovani è una priorità. «Alcuni hanno problemi finanziari perché hanno perso il lavoro, ma poi emergono situazioni di depressione e ritiro sociale che necessitano una presa a carico più professionale. Cerchiamo se possibile di favorire un loro reinserimento nel mercato del lavoro».

‘Vediamo solo la punta dell’iceberg’

La preoccupazione ora, continua la municipale, riguarda le aumentate difficoltà economiche della popolazione e come tutto ciò evolverà tra crisi energetica, incremento dei prezzi, insufficiente adeguamento di salari e rendite. «I numeri che vediamo a livello comunale spesso non rispecchiano la situazione reale e tendenzialmente sono solo la punta dell’iceberg. Sappiamo di non essere sempre il primo posto, dove i cittadini si rivolgono, per chiedere aiuto. Soprattutto chi si trova per la prima volta in difficoltà, spesso, mobilizza dapprima altre risorse più informali». I motivi? «Penso per pregiudizio, perché si ignora che cosa offre il Comune, perché si teme la burocrazia».
A Locarno i casi di disagio vengono tamponati con vari sostegni. Si va dalle prestazioni sociali di carattere finanziario elargite dalla Città per problemi economici temporanei, agli assegni familiari integrativi e di prima infanzia, dall’importo di 1’200 franchi destinato a ogni ditta di Locarno che assume un apprendista, fino a una serie di aiuti prestati da diverse associazioni che hanno preso a carico innumerevoli casi attingendo alle proprie raccolte fondi.

Bellinzona

‘Famiglie in crisi e sfratti imminenti da gestire’

Anche nella capitale il lavoro non manca per i servizi sociali, sempre più sollecitati. Vi è un aumento di casi riconducibile a inflazione e rincari generalizzati, non sono invece aumentate le richieste di contributi a fondo perso. L’aumento del lavoro è riscontrabile da tempo e in modo costante dal periodo di confinamento per la pandemia. «La società si sta vieppiù fragilizzando, le richieste di aiuto necessitano di interventi più complessi e incisivi per i molteplici problemi per cui si pretende una risposta risolutiva e rapida. Molti sono i giovani che fanno capo al servizio, da quelli che interrompono la formazione, anche primaria, a quelli con problemi familiari, di dipendenze o con necessità d’indipendenza dalla famiglia per criticità acute presenti nel nucleo di origine. In generale si rileva una criticizzazione di situazioni già fragili prima della pandemia. Ora sono ancora più complesse e necessitano di seguito e presa a carico più intensive e lunghe», ci spiega Corinna Galli. La direttrice del settore attività sociali del Comune ci racconta, ad esempio, di famiglie che chiedono aiuto per uno sfratto imminente, dietro al quale poi emergono ben altre difficoltà che richiedono un lungo accompagnamento da parte dei servizi. Oltre alle prestazioni assistenziali, la Città dà supporto amministrativo e in caso di comprovata necessità anche finanziario (tramite Fondo comunale e Fondazione Carenini) a persone domiciliate a Bellinzona. A fine ‘22, i casi aperti (dossier e non persone) per il servizio sociale erano 401.

C’è chi vive in condizioni al limite

Da oltre un anno sono attivi due operatori di prossimità per fronteggiare le crescenti criticità sul territorio e operare dove la volontarietà di base non è data. Svolgono un lavoro d’informazione, prevenzione e intervengono in caso di situazioni di precarietà, fragilità e difficoltà, convogliando gli interessati ai diversi servizi presenti sul territorio. Lo scorso anno, le segnalazioni sono state 80. «Le situazioni critiche ci sono e sono tante. Per solitudine, malattia, dipendenze, fragilità sociale e relazionale... c’è chi vive in condizioni abitative davvero precarie, al limite dell’agibilità. Difficile fare paragoni con gli anni scorsi, vista la recente introduzione di queste nuove figure professionali. Prima si agiva sui casi più critici tramite le assistenti sociali».

Analoghe criticità si riscontrano anche in Autorità regionale di protezione di Bellinzona, di cui Galli è responsabile. In questo contesto è pure stato riscontrato un aumento dei casi appena descritti «Il confinamento ha portato conseguenze pesanti oltre che su anziani anche su molti giovani che ad esempio vivono nell’isolamento spesso davanti all’impotenza di famiglia e società. Quanto in atto attualmente acutizza ulteriormente le molte problematiche già presenti».