Il Consiglio di Stato cassa la sanzione della Città di Mendrisio al segretario Ocst per la manifestazione sindacale del 2021 sul salario minimo
Alla Città di Mendrisio toccherà rinfoderare il ‘cartellino giallo’ che aveva sventolato davanti al segretario regionale Ocst Giorgio Fonio. E, metafora per metafora (calcistica), in questo caso non ci sarà neanche bisogno di far capo al Var. Al Consiglio di Stato è bastato, infatti, consultare la Loc, la Legge organica comunale, e gli stessi Regolamenti del Comune per dire che l'ammonimento con il quale è stato punito il sindacalista (nonché gran consigliere) non è sorretto da alcuna norma. Insomma, la sanzione staccata nel febbraio del 2022, nel solco della manifestazione che il 9 ottobre 2021 aveva portato sul piazzale del Mercato Coperto circa 150 persone (stima della Polizia comunale) per denunciare con Ocst e Unia il mancato rispetto del salario minimo, è risultata “priva della necessaria base legale formale”. Quindi, va annullata. Anzi, la Città, come scandisce il governo nel suo dispositivo, dovrà versare 800 franchi a titolo di ripetibili. Caso chiuso? Solo se entro i prossimi trenta giorni Mendrisio deciderà di non appellarsi al Tribunale cantonale amministrativo.
Ormai oltre un anno e mezzo fa l’autorità comunale aveva, infatti, puntato il dito contro il rappresentante sindacale dell’Organizzazione cristiano sociale ticinese (e unicamente lui), ‘colpevole’ di aver violato taluni articoli di un paio di Regolamenti (quello sui beni amministrativi e quello comunale). Venendo meno al veto “esplicito” posto dal Municipio, una volta lasciato il piazzale del Centro Manifestazioni, agli occhi dell’esecutivo Fonio avrebbe occupato abusivamente l’area pubblica sul tratto via Dante Alighieri e via Giorgio Bernasconi e sostato in piazzale Roncàa, di fronte alla sede di una delle industrie che in quei giorni aveva aggirato l’imminente applicazione della Legge cantonale, aderendo a un Contratto collettivo di lavoro firmato con l’allora TiSin.
Ritrovatosi così fra le mani un rapporto di contravvenzione, il segretario regionale dell’Ocst, al fianco il suo legale, l’avvocato Renzo Galfetti, aveva contestato subito il provvedimento, chiedendo l’abbandono della procedura. Del resto, richiamando lo stesso Rapporto di polizia – che quel sabato mattina si è limitata a “monitorare saltuariamente la situazione” con la presenza di una pattuglia –, la manifestazione si era svolta “in maniera pacifica”; e il corteo si era mosso in modo “spontaneo”, incamminandosi “nel rispetto delle regole stradali” lungo il marciapiede e attraversando la strada “coscienziosamente” al passaggio pedonale. Morale, non si erano ravvisati “problemi di ordine pubblico”. Tant’è che, quando una seconda pattuglia, dietro una richiesta di intervento era giunta in piazzale Roncàa, la protesta si era già conclusa. A testimoniarla lo striscione con la scritta ‘Vergogna’ appeso ai cancelli della fabbrica.
Il Municipio cittadino, però, non ha lasciato tanto facilmente la presa. Agli occhi dell’esecutivo, in effetti, appariva di “meridiana evidenza come il prosieguo della manifestazione non sia stato spontaneo ma del tutto organizzato”. A tal punto da portare, come ricostruito dallo stesso Consiglio di Stato nella sua decisione, una documentazione fotografica e video, per dimostrare il coinvolgimento e il ruolo attivo dell’interessato. Una posizione granitica che ha poi convinto il sindacalista a rivolgersi all’autorità superiore. Passate in rassegna le lacune formali dell’iter seguito dal Comune, il legale di Fonio, non ha mancato, però, di rimarcare come fosse “del tutto inconsistente” l’ipotesi che il suo patrocinato avesse “commesso la benché minima infrazione”. Lamentato un contesto fattuale “vago, generico e contraddittorio” e una identificazione “sommaria” dell’accusato, alla fine, ha rilanciato l’avvocato nelle osservazioni indirizzate al Cantone, “lo stazionamento incriminato è stato quindi pari a un caffè al banco”. Per la difesa del sindacalista ce n’era, dunque, a sufficienza per derubricare i fatti a “bagatella” e percepire un certo “accanimento” da parte dell’autorità comunale.
Il Consiglio di Stato, in ogni caso, non è entrato neppure nel merito delle argomentazioni delle parti. Gli è stato sufficiente leggere le carte, e soprattutto consultare le normative, per giungere alle sue conclusioni, “a prescindere dalla fondatezza o meno delle accuse mosse nei confronti del ricorrente”. A risultare determinante è stato, in effetti, la constatazione che la sanzione dell’ammonimento – corredata dall’avvertenza che una nuova infrazione sarebbe stata considerata recidiva e punita in base alle leggi vigenti in materia – “non è contemplata né dalla Loc, né dai Regolamenti comunali della Città di Mendrisio”. In buona sostanza, le contravvenzioni a regole, ordinanze e leggi sono punite con una multa (fino a 10mila franchi). In questo caso la conseguenza, conclude il Cantone, è stata “inevitabile”: accogliere il ricorso di Giorgio Fonio.
«Per me era evidente fin dall’inizio che questa sanzione non aveva senso di esistere alla luce, in particolare del Rapporto di polizia – commenta Fonio a poche ore dall’arrivo della decisione del Consiglio di Stato –. D’altro canto, il mio avvocato prima di ricorrere, convinto che il Municipio avesse preso una cantonata, a suo tempo aveva chiesto e ottenuto un incontro. E in quella occasione aveva illustrato, appunto, i dettagli del Rapporto, che smentiva in maniera netta quanto mi veniva rimproverato. Il Municipio però, allora, è stato irremovibile». E qui l’impressione è stata chiara per Fonio. «Il fatto che a essere sanzionato sono stato soltanto io – ci dice – può fare pensare che vi fosse la volontà di colpire solo il sottoscritto. Ma preferisco pensare che il tutto sia stato frutto di una casualità. Ora, comunque, sono soddisfatto: per me e per tutti coloro che hanno creduto e credono nella giustizia. Il capitolo spero che adesso sia chiuso».