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Evitando il rischio di un’idea distorta della sessualità

Nostra intervista a Vincenza Guarnaccia, da ottobre responsabile di Zonaprotetta: “Il sesso non è più un tabù, ma può scadere nella superficialità”

Vincenza Guarnaccia
(Ti-Press)
27 luglio 2023
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Lo spazio di via Bagutti è quello che si dice un ‘luogo aperto’. Qui possono trovare ascolto e aiuto quanti vivono la sessualità in tutte le sue libertà, criticità e problematiche. Un punto di riferimento nel cuore della città di Lugano per chi ne ha bisogno, libero soprattutto da forme di ghettizzazione e di isolamento. Come dice bene il nome: una Zona Protetta.

Con il primo ottobre ad assumerne il coordinamento sarà Vincenza Guarnaccia, in sostituzione dell’attuale responsabile Vittorio Degli Antoni. Forte di un’importante e lunga esperienza a Radix Svizzera italiana e come responsabile di Primis, si dedicherà a tematiche legate alla salute sessuale e alla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili verso la popolazione in generale e in particolare verso i giovani, così come per le persone più esposte a rischi di discriminazione (lgbt+, persone con Hiv, sex workers, migranti).

Zonaprotetta porta in sé il valore di quanto viene definito ‘a bassa soglia’, ovvero di prossimità: «Il nostro compito primario è quello di essere un luogo di facile accesso. Qui i ragazzi possono venire a prendere gratuitamente i preservativi, un’idea di gratuità che va oltre il semplice gesto ponendosi quale scopo primario quello di rispondere a domande, preoccupazioni, interrogativi, così da ‘sdoganare’ la comunicazione sui temi della sessualità, nelle nuove generazioni ma anche negli adulti. Sempre qui, infatti, offriamo gratuitamente la possibilità di sottoporsi ai test per l’Hiv e la sifilide in modo semplice e informale. Nel contempo offriamo sostegno di carattere psicosociale alle persone con Hiv e interveniamo a loro favore anche con aiuti economici, sempre attraverso una consulenza che resta anonima». Una vera e propria rete, come quella attivata per le lavoratrici del sesso: «Esiste un’équipe, di cui sono la coordinatrice, composta da tre operatrici mediatrici linguistico culturali che parlano la stessa lingua delle persone che incontriamo. Proponiamo loro la possibilità di screening gratuiti e visite ginecologiche. Ne curiamo i contatti nel tempo, così da essere sollecitati nel momento in cui nascono problemi, difficoltà, e attivando una rete d’aiuto in collaborazione con MayDay, antenna per stranieri con statuto precario. Da una parte, quindi, portiamo avanti un lavoro di prossimità, cioè ‘andando verso’ e facendoci conoscere così che poi, nella necessità e nel bisogno, veniamo contattati. Siamo presenti anche durante la procedura di registrazione in Polizia dispensando informazioni oltre che sul tema della salute anche sulla prevenzione della violenza e sui rischi di sfruttamento. C’è molto di cui occuparsi, considerando che registriamo almeno 900 contatti e circa 500 consulenze l’anno».

È possibile affermare che oggi il sesso non è più un tabù? O resta su un doppio binario: da una parte lo si ‘sdogana’, dall’altra permane un grande bisogno di conoscenza?

Sicuramente non è più quel tabù del passato, però dall’altra parte necessita ancora di più di spazi dove offrire informazioni corrette e aggiornate. Proprio per il fatto che oggi non è più un tabù, che è facile avere accesso a immagini e contenuti sessuali, si rischia di rendere tutto molto superficiale e quindi di non avere poi a disposizione luoghi preposti dove poterne parlare. Sembra tutto così libero, ma il più delle volte manca di protezione. Anche per questo continuiamo a chiamarci ‘zona protetta’, in quanto le persone possono accedervi in tutta libertà e riservatezza. Per i giovani è ancora più importante poter parlare liberamente di sessualità, poter confrontarsi, evitando così il rischio di avere un’idea distorta della sessualità.

Spesso infatti pare che nelle relazioni non si consideri più, come principale, l’aspetto delle emozioni, dell’amore. È così?

Essendo una relazione l’aspetto emotivo è sempre presente, pensiamo a tutte quelle preoccupazioni che può vivere un giovane o una giovane che approccia i primi rapporti sessuali. In una relazione è fondamentale porsi quindi nei panni dell’altro, nei suoi bisogni, e riconoscere le paure reciproche. Vi è infatti, sempre più, il rischio che, visto tutto quello che passa su internet, il sesso sia svuotato di significato e venga vissuto con frustrazione e preoccupazione. È, dunque, sicuramente positivo che oggi si sia sdoganato il tema della sessualità, che se ne possa parlare più liberamente, ma resta, più che mai, l’importanza di poter contare su persone e luoghi dedicati, anzi, a maggior ragione.

L’accesso più facile comporta anche un pericolo maggiore?

Sì, nel momento in cui non si parla di protezione! È questo il punto. Anche per questo è importante continuare a mantenere alta l’attenzione. Se la nostra generazione (anni Sessanta) è cresciuta in un periodo dove l’Aids faceva paura, oggi non è più così perché, e per fortuna, la malattia non è più quella che era nel passato. Però questo rischia di banalizzare tutti i rischi legati alla sessualità. Preservativi e test Hiv gratuiti vanno su una strada che rimane quella della prevenzione e dell’informazione.

Una comunicazione, la vostra, che si basa spesso sulla parola rispetto.

Esatto. Rispetto è proprio il titolo di una campagna rivolta alle sex workers. Per le professioniste del sesso non utilizziamo mai la parola prostitute, piuttosto persone che offrono servizi sessuali a pagamento. Evitiamo così di rafforzare un’immagine negativa su chi fa questo tipo di lavoro. Purtroppo la stessa legge in Ticino utilizza questa formula... Abbiamo perciò attivato recentemente una campagna di rispetto reciproco, sia da parte delle professioniste sia nei confronti dei clienti e viceversa, per poi raggiungere tutta la società. L’intento è anche quello di prevenire il rischio di cadere vittime di reati. Non dobbiamo dimenticare che su questa attività pende una spada di Damocle: se da una parte esiste una legge, dall’altra continua a venir trattata diversamente da altre, a cominciare dal fatto che chi pratica deve registrarsi in polizia e poi comunque non lo può fare a casa sua ma in un luogo autorizzato. Attualmente gli unici sono i locali erotici. La chiamano attività indipendente, eppure non la si può fare come e dove si vuole. Non poter lavorare nel proprio appartamento porta a dover far capo a terze persone, esponendo le lavoratrici a un maggior rischio di sfruttamento. Quindi ci si ritrova sempre e comunque in una sorta di zona grigia. Più che una legge di protezione resta una legge di controllo che finisce per ricadere negativamente solamente sulla persona che svolge questo mestiere.

Quali cambiamenti vi sono stati negli anni fra le professioniste del sesso?

Possiamo parlare di cambiamenti radicali. Quando ho iniziato a dedicarmi alla questione, era il 1995, vi era sul territorio una quarantina di locali e le persone che vi lavoravano illegalmente provenivano tutte dal Sudamerica. Nessuna di loro aveva un permesso, era una realtà completamente differente. Poi è entrata in vigore la legge e si è arrivati alla chiusura. Ciò ha comportato l’arrivo di donne soprattutto dall’Unione europea. Attualmente abbiamo giovanissime donne che provengono dalla Romania, cittadine italiane, parte di loro di origine sudamericana. L’offerta delle professioniste del sesso risponde anche alle crisi dei Paesi: nel passato per esempio diverse lavoratrici provenivano dalla Spagna. Oggi possiamo parlare, anche per l’aspetto della clientela, di un prima e un dopo pandemia. Il coronavirus è stato devastante per tutti ed è stato devastante ancor più per le persone che facevano questo tipo di lavoro, sia perché sono stati chiusi tutti i locali, sia per tutte le paure, le preoccupazioni collegate. Ancora adesso vi sono residui e faticano a riprendersi. La pandemia poi ha anche spostato molte persone sui social, così la richiesta o la ricerca di relazioni sessuali con la conseguente crisi dei locali. Non per questo abbiamo diminuito il nostro impegno a tutela della salute delle professioniste, ma più in generale della salute pubblica. Anzi, proprio perché vivono in una situazione di grossa vulnerabilità abbiamo sempre interpretato la nostra missione come la necessità di cercare di lavorare anche sul contesto e quindi di migliorare la qualità della vita. Dunque, se da un lato è sicuramente importante continuare a offrire la possibilità di fare dei test e controlli, promuoviamo campagne di prevenzione della violenza e di lotta contro la stigmatizzazione. Infatti, per queste professioniste la priorità resta soprattutto quella di poter fare tranquillamente il loro lavoro.

Tutto un altro fronte è quello dell’omosessualità.

Anche qui parliamo di una tematica che al giorno d’oggi, per i vari coming out di personaggi pubblici e per le nuove generazioni che sono molto più aperte, ha maggiori occasioni di ascolto. Si sono fatti passi in avanti, pensiamo al matrimonio e a tutte quelle campagne, anche a livello politico, che hanno permesso piano piano un cambiamento. Però non siamo ancora dell’idea che è proprio tutto così facile, ‘sdoganato’ come dicevamo prima. Si rischia di affrontare la questione con superficialità anziché creare quella rete dove le persone possono identificarsi e conoscere esperienze simili con cui confrontarsi. Per questo sia l’orientamento sessuale sia l’identità di genere restano temi sempre più di attualità. Anche se dal punto di vista sanitario la nostra attenzione, per il maggiore rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, rimane rivolta soprattutto agli uomini che fanno sesso con uomini.

Non mancate di porre attenzione anche sui migranti, soprattutto giovani, che sono sempre di più.

Con i giovani migranti minorenni lavoriamo in quelli che sono i contesti di vita, in collaborazione con gli educatori presenti nei diversi centri e in contesti formativi di integrazione professionale. Fra di loro emerge molto il tema della pornografia, il sentirsi in colpa rispetto, per esempio, alla propria religione. È necessario perciò lavorare sugli aspetti culturali e tenendo conto delle differenze che possiamo avere in una società come la nostra. Siamo impegnati a comunicare con le giuste informazioni, spesso mancano infatti anche quelle più basilari, come le conoscenze rispetto alle mestruazioni o sui metodi contraccettivi. Dove possibile si lavora al fianco dei mediatori linguistico culturale e resta fondamentale riconoscere quelli che possono essere dei bisogni anche legati alle differenze culturali. Ricordo, per esempio, una donna colombiana e la necessità di farle comprendere come la flora batterica sia preziosa nella prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e dunque di evitare comportamenti che potrebbero danneggiarla. Nella sua cultura infatti il lavarsi profondamente con continue docce vaginali era una condizione imprescindibile. Se non teniamo in considerazione la loro cultura far passare l’informazione può diventare davvero difficile.

Le relazioni oggi sono davvero più complicate?

Se sembra oggi più facile incontrarsi, diventa anche più complicato gestire queste relazioni. Così può esserci anche una chiusura in sé stessi. Noto in effetti che vi sono maggiori difficoltà relazionali, una maggior chiusura che non è però solo legata alla sessualità. Occupandomi anche di prevenzione delle dipendenze affronto quotidianamente tutto il tema del ritiro sociale fra i giovani che, in qualche modo, ci dice qualcosa rispetto alla difficoltà di stare dentro a questa società, società che richiede molto, che pone delle aspettative molto alte e che può da questo punto di vista fare un po’ paura. Da qui il rinchiudersi in sé stessi e dunque anche dalle relazioni con gli altri.

L’offerta online ha mutato le richieste che vi vengono fatte rispetto al passato? E come eventualmente ha mutato queste necessità?

Le piattaforme sicuramente hanno permesso e permettono di trovare più facilmente sesso. In quest’ambito abbiamo registrato un aumento di consulenze anonime che a ogni modo ci sono sempre state. Pensiamo alla persona preoccupata perché ha avuto un rapporto sporadico, chi incontra qualcuno in chat. Oggi può esserci un maggiore pericolo di un rapporto non protetto, forse perché in passato vi era comunque un approccio fisico di conoscenza iniziale. Il tema della prevenzione passa, infatti, anche attraverso la comunicazione, il condividere una situazione nella quale magari rischi poi di farti prendere troppo e di non riuscire a tirarti indietro, con tutte le problematiche annesse. Anche per questo siamo presenti soprattutto sulle piattaforme d’incontro tra maschi, per ricordare la necessità e l’importanza della prevenzione.