laR+ IL COMMENTO

Se a Putin servono quelli della ‘Wagner’

Alcune notizie recenti segnalano tanto l’inasprimento della morsa putiniana quanto i limiti dell'azione militare russa

In sintesi:
  • L’Arresto di Kara-Murza, la chiusura del centro Sacharov e le ‘imprese’ della milizia privata rivelano un andazzo brutale
  • L’uso di mercenari conferma la debolezza dell’esercito russo

 

Prigozhin
(Keystone)
24 aprile 2023
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Dal fronte interno della Russia, tre notizie. Per aver condannato l’invasione militare dell’Ucraina, l’oppositore Vladimir Kara-Murza dovrà scontare 25 anni di detenzione, la pena più pesante inflitta a un dissidente nell’era Putin. Dopo trent’anni di attività dedicati alla lotta per i diritti umani, è stato chiuso il Centro Sacharov, ultima oasi di relativa libertà a Mosca, attivo nel nome del famoso scienziato (premio Nobel per la pace 1975) che all’inizio della perestrojka Michail Gorbaciov aveva riportato a Mosca dal lungo esilio siberiano. Infine Nikolay Peskov, figlio dell’elegante e ricchissimo portavoce del Cremlino (fu fotografato con al polso un orologio da 600mila dollari), ha servito nei ranghi del battaglione Wagner, naturalmente “comportandosi con coraggio e onore”, come si sono affrettati a precisare i vertici dell’organizzazione: il rampollo ha così potuto cancellare la vergogna di quando, a una falsa telefonata da un centro moscovita d’arruolamento e alla prospettiva di indossare la divisa e partire per il fronte ucraino, rispose che avrebbe “regolato la cosa in alto”, cioè con ‘papi’, che del resto lo ha mantenuto in una lunga e comoda vita di studi nell’Occidente “decadente e depravato” della narrazione ufficiale.

In questi tre fatti si rivela uno spaccato significativo, e anche inquietante, dei metodi e dei limiti militari del Cremlino. Da una parte, la conferma di come la morsa putiniana trascini sempre più inesorabilmente la Russia nell’assolutismo, mettendo il bavaglio a qualsiasi forma di contestazione di un conflitto che inizialmente doveva essere una comoda ‘marcetta’ su Kiev; dall’altra il ricorso alla Wagner, ideologia parafascista, esercito privato di cui il Cremlino si serve sia per necessità operative, sia per molti lavori sporchi, sia e soprattutto per estendere in Africa (basti pensare all’attuale tragedia del Sudan) la propria influenza politica e metter le mani sui mercati delle materie prime, indispensabili a quel fronte russo-cinese (ben documentato da I. Mandraud e J. Théron nel libro ‘Il Patto degli Autocrati’) che intende sfidare l’Occidente, cambiare l’attuale quadro strategico-economico mondiale, sostituire “la dittatura del dollaro”.

La base operativa della Wagner (per ruolo, ideologia e numero di combattenti, qualcosa di assai diverso dai deprecabili contractor americani in Iraq) si trova nella Russia meridionale, a due passi dal quartier generale del Gru, i servizi segreti russi; la milizia privata in parte si autofinanzia con i raid e i servizi resi a dittatori di ogni tipo, dal Mali al Centrafrica alla Libia, e in parte riceve fondi occulti dal Ministero della difesa; e il suo fondatore Evgenij Prigozhin (detto ‘il cuoco di Putin’ per la sua catena di ristoranti e il puntuale servizio catering al Cremlino) dà consigli sulla guerra al ‘gran capo’, non risparmia critiche al Ministero della difesa, nutre evidenti ambizioni politiche mal sopportate dal cerchio magico di Putin. Il quale però deve servirsene anche sul fronte interno: è ‘stranamente’ un battaglione della Wagner (che ha reclutato anche fra i detenuti) ad assediare Bakhmut in quella parte di Donbass (meno del trenta per cento) che Mosca ha ufficialmente annesso dopo i referendum farsa del settembre scorso. Eloquente segnale della debolezza del suo esercito. E al diavolo se la legge russa vieta espressamente… l’attività mercenaria.