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Il clima più caldo sposta la stagione dei funghi

Soffrono specialmente i boleti, e arrivano varietà tropicali: cosa riscontra la Società micologica

(Ti-Press)
13 marzo 2023
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La primavera sembra già nel vivo: stagione di margherite ma da qualche tempo, pure dei funghi. Per la Società micologica luganese l’attività divulgativa è ai nastri di partenza (prima conferenza proprio stasera lunedì alle 20.30 al Cic di Sorengo) ma ci si prepara anche alle fioriture che, con i mutamenti climatici, stanno cambiando di stagione. Un nuovo elemento ci sta mettendo lo zampino: la siccità. Oltre a provocare i danni ben noti, come l’incendio scoppiato ieri sul Gazzirola, caldo e mancanza d’acqua stanno modificando le abitudini di questi organismi vegetali. Anche la Società micologica luganese, che conta al suo interno autentici studiosi della materia, riscontra sul campo il fenomeno. All’indomani dell’assemblea sociale sentiamo il suo presidente Silvano D’Alesio per capire che cosa sta succedendo fra alpi e castagneti.

«In natura, il clima naturalmente è molto importante per tutte le essenze» ci spiega D’Alesio. «Le dirò che sono entrato in questa associazione nel ’90, e per rendere l’idea, il simposio che una volta si organizzava a metà agosto, adesso lo facciamo a metà settembre: nell’arco di trent’anni la fioritura dei funghi si è spostata di un mese. L’anno scorso abbiamo avuto una meteo come quella che si sta ripresentando anche quest’anno, cioè abbastanza secco con piogge altalenanti, e i funghi sono arrivati subito a giugno. Poi la crescita si è fermata perché c’era troppo caldo, dopo la metà di agosto si è visto ancora qualcosa, ma settembre è stato povero di funghi. Scarseggiano soprattutto i boleti, come i porcini, o il ‘fioron’, boleto estivalis per esempio, che solitamente arriva d’estate. L’anno scorso di questi se ne sono visti pochi, però poi abbiamo raccolto funghi autunnali fino a dicembre. È stata una delusione per i buongustai ma una cosa molto interessante per chi studia i funghi a livello scientifico. Sono state trovate delle specie interessanti, anche funghi tropicali, forse è dovuto al cambiamento climatico. Ad esempio in Ticino si sta sviluppando un fungo lignicolo, di un bel colore giallo arrivato qualche anno fa a Genova, penso con i soliti carichi di legname, e che da noi non esisteva. Specie aliene insomma, che non avrebbero mai potuto svilupparsi col freddo dei tempi passati». Sono specie invasive? «Non in maniera così marcata. Anche perché questi funghi non vengono piantati e coltivati».

Non aspettare troppo

I funghi velenosi risentono dei cambiamenti climatici? Diventano ancora più velenosi? «No, le essenze restano uguali. Tra l’altro il Ticino è uno dei posti peggiori, per così dire, i funghi velenosi crescono benissimo a partire dall’amanita falloide che è molto abbondante, o l’amanita venosa, il cortinarios sorellanus, che sono molto pericolosi. Qualche incidente l’anno scorso c’è stato, però bisogna dire che le società micologiche aiutano a riconoscere i funghi, l’unico modo per evitare problemi. Ci sono molte leggende metropolitane sull’argomento, come quella che un fungo cattivo nel cestino coi funghi buoni infetta gli altri, il che non è vero, a meno che si spezzi e finisca per sbaglio dove non deve, ma il semplice contatto con rende velenoso il fungo buono. Leggendo le cronache negli anni, mi pare che i casi di avvelenamento siano diminuiti, e naturalmente il merito non è solo nostro, ci sono società micologiche in tutta la Svizzera. Noi siamo disponibili, con un esperto o l’altro naturalmente perché ognuno ha i suoi impegni». I fungiatt improvvisati sono a rischio mal di pancia? «Quest’anno me ne sono arrivati molti. Io dico sempre che i funghi sono come la verdura, e la verdura deve essere fresca. I funghi sono molto delicati, e spesso vengono presi dal terreno già mezzi vecchi. Tre anni fa mi è capitato un signore, con una cassetta piena di funghi bellissimi, ma dopo tre giorni che li teneva in casa erano andati a male... Tenerli in frigorifero aiuta a guadagnare un giorno, mediamente, ma bisogna sbrigarsi: la gente sta male più spesso per aver mangiato funghi avariati, che per i funghi velenosi». Fattore di pericolo non indifferente, le cadute. «È vero, ci vogliono buone scarpe da montagna, le scarpette sneakers non vanno bene, la caviglia deve restare salda quando ci si inoltra su un terreno impervio».

L’impressione è che i cercatori di funghi siano perlopiù persone di una certa età. Conferma? «In effetti nella nostra associazione siamo quasi tutti coetanei, speriamo che qualche giovane entri, ma c’è una evoluzione della società, è cambiato il modo di usare il tempo libero. Sulla quantità di cercatori di funghi, nella mia attività di esperto non ho però notato grandi cambiamenti, è un’attività che è molto dipendente dalla meteo o, per esempio, da certe trasmissioni televisive che talvolta accendono l’interesse verso i funghi». Per finire: lei come valuta l’introduzione di una licenza o di limiti più severi per la raccolta di funghi in Ticino? «È una cosa di cui si è discusso parecchio. Nei Grigioni c’è addirittura la Polizia cantonale che ferma la gente sulla strada, in Italia ci vuole la bussola e la mappa perché ogni comune ha il suo regolamento. Da noi si era discusso d’introdurre una tessera, ma non credo che si risolverebbe qualcosa. In Ticino i controlli sono sicuramente più scarsi, forse è una questione politica o di impiego del personale, ma credo che la formula giusta non si troverà mai».