Ticino

Ricciardi (Ocst): ‘Riaffermiamo il diritto di scandalizzarci’

Il sindacato cristiano sociale fa il punto della situazione e spiega gli impegni che si prenderà su Ccl dell’edilizia, flessibilità, salari e non solo

Il partenariato come pietra angolare
(Ti-Press)
15 febbraio 2023
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«Vogliamo riaffermare il diritto di scandalizzarci e denunciare le situazioni di sfruttamento e speculazione che continuano a riguardare alcuni settori professionali. E denunciamo quei datori di lavoro che mettono in discussione alcuni Contratti collettivi di lavoro (Ccl) consolidati, come quello dell’edilizia». È in trincea il segretario cantonale dell’Ocst Renato Ricciardi e, al ritorno dopo la pandemia del tradizionale incontro di inizio anno con la stampa, tiene il punto. Con pacatezza, ma altrettanta incisività. A partire dall’annosa questione del Ccl dell’edilizia – «uno strumento assai importante, perché il Ticino vive una situazione parecchio diversa da quella nazionale» – arrivando al settore della vendita dove, con il sì del Gran Consiglio alla richiesta di allungare gli orari di apertura dei negozi e di consentire una domenica in più con le serrande alzate, per Ricciardi «abbiamo visto come la politica crassamente e vergognosamente ha prevaricato le parti sociali, andando molto oltre e deregolamentando ulteriormente il settore».

Daniel: ‘La contrattazione collettiva può fare la differenza’

Quella che offre il vicesegretario cantonale Xavier Daniel è invece una panoramica a 360 gradi sugli impegni che l’Organizzazione cristiano sociale intende prendersi «in un contesto molto difficile». Con una pietra angolare: «La contrattazione collettiva e il partenariato possono fare la differenza, perché sono lo strumento più efficace per valorizzare il ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori, tramite il riconoscimento dei salari adeguati e di condizioni di lavoro appropriate e al passo coi tempi». Inoltre, riprende Daniel, «la contrattazione collettiva può offrire all’economia una forma di regolamentazione più dinamica» soprattutto all’interno di alcuni Ccl, «dove sono già state definite norme che regolano il telelavoro e lo smart working, è stata applicata una riduzione della settimana lavorativa o sono state introdotte condizioni migliorative sulla conciliabilità lavoro-famiglia». Per quanto concerne le misure di accompagnamento alla libera circolazione, «vanno assolutamente difese» rileva Daniel. Perché «sono necessarie per proteggere il mercato del lavoro e la sua salvaguardia per noi è un elemento non negoziabile».

E poi ci sono i salari, va da sé. La cui mediana nazionale «è superiore del 23,3% alla media ticinese, mentre i salari dei frontalieri sono del 38,5% inferiori a quelli del resto del paese e del 20,2% inferiori ai residenti in Ticino. L’effetto è un abbassamento generalizzato dei salari nel nostro cantone, con un effetto tanto più forte dove non ci sono i Ccl a proteggere».

In più, l’Ocst ha tutta intenzione di impegnarsi per la flessibilità. Primo perché, come dice Ricciardi rispondendo a ‘laRegione’ a margine dell’incontro, «anche in un mondo del lavoro che cambia è compito di un sindacato proteggere sempre i più deboli e adattarsi offrendo anche servizi e competenze, oltre a battaglie su salari e contratti». Secondo perché, riprende Daniel, «l’evoluzione del mercato del lavoro dovrebbe portare a introdurre più flessibilità, ma finora ha solo una direzione». Quella del padronato, «quando il partenariato dovrebbe avere un’importanza riconosciuta».

Jelmini: ‘Partenariato sotto attacco’

Un partenariato che, parola del segretario regionale del luganese Lorenzo Jelmini, «è sotto attacco». Nel senso che «c’è una tendenza a metterlo in discussione minandolo e minando così la possibilità di fare dei Ccl, con l’obiettivo di uno sfrenato liberismo che vuole eliminare ogni regola: il partito di maggioranza relativa in Svizzera (l’Udc, ndr.) insiste a mettere in discussione l’obbligatorietà generale dei Ccl e contemporaneamente si oppone a misure che lo Stato propone in alternativa, come il salario minimo».

Fonio: ‘Edilizia, senza Ccl un settore in mano a sciacalli e approfittatori’

Giorgio Fonio, vicesegretario cantonale, va all’attacco sulla questione del Ccl dell’edilizia: «Lasciare il Ticino senza questo contratto significa lasciarlo senza una paritetica che controlli, e quindi lasciare il settore in mano ad approfittatori e sciacalli della libera circolazione delle persone, sarebbe un settore allo sbando. Ieri mattina il Ccl è stato rinnovato per 4 mesi, nelle prossime settimane partiranno trattative serrate perché solo un rinnovo generale può evitare una situazione devastante per tutto il settore dell’edilizia e a cascata dei rami affini».

Puglia: ‘Il dumping non si combatte con la fiscalità’

Il responsabile dell’Ufficio frontalieri Ocst Andrea Puglia mette in guardia dai facili entusiasmi sul nuovo accordo di tassazione che l’Italia dovrebbe ratificare prossimamente. «Il dumping salariale non si combatte con la fiscalità o la doppia imposizione, ma con misure come i Ccl. La pressione fiscale sui redditi bassi sarà modesta, mentre quella che si farà veramente sentire sarà sui redditi buoni, protetti dai Ccl. E l’argomento del salario più alto, come ad esempio per gli infermieri, non sarà più una calamita quando dovremo colmarne sul serio il fabbisogno».

Fitas: ‘Ancora troppa disparità salariale’

Davina Fitas rende invece attenti sulla parità salariale «che è ancora una chimera: nel privato la disparità arriva al 13,9%, nel pubblico all’8%. È solo uno dei motivi per cui anche quest’anno il 14 giugno come donne sciopereremo».

Infine, per quanto concerne albergheria e ristorazione Marco Pellegrini annota che «c’è una mancanza di personale che va affrontata, magari rendendo più attrattiva la professione offrendo la settimana corta, aumentando i salari o lasciando più fine settimana liberi». Per il settore industria e terziario, Paolo Coppi rivendica: «Nel terziario riscontriamo pochissima disponibilità da parte del padronato: è il settore con più abusi sui contratti, sui salari e sulle percentuali di impiego. I datori di lavoro faticano ad aprirsi a soluzioni concertate, ed è un peccato».

E, ovviamente, discorso valido per tutti i settori e riassunto in conclusione da Ricciardi, «solo con i controlli, solo con un buon funzionamento delle commissioni paritetiche e solo con i Ccl si possono rilevare i problemi».