Discussione generale in Consiglio comunale senza colpi di scena: tanto fumo e poche informazioni utili alla cittadinanza
È filata liscia come l’olio la discussione generale sul Plan B in Consiglio comunale lunedì sera a Lugano. Immaginiamo che l’abbia vissuta così il sindaco Michele Foletti che, di fatto, dal dibattito ha ottenuto l’appoggio politico della maggioranza del legislativo sulla controversa operazione. È questo il dato rilevante emerso dalla seduta, durante la quale la discussione è rimasta contenuta e relativamente pacata, senza novità eclatanti. Resta un mondo misterioso, quasi criptico, quello che ruota attorno alle criptovalute e alla tecnologia blockchain, del quale la Città vorrebbe diventare la capitale.
Forse un’occasione persa, perché il dibattito avrebbe potuto contribuire a fornire qualche elemento di informazione e di comprensione in più alla cittadinanza in merito alle possibili applicazioni pratiche di questa tecnologia esistente e che appare in crescita. Infatti, alcuni degli interventi sono parsi in deficit di conoscenza sull’argomento. Per questa ragione, probabilmente, certi gruppi politici hanno ribadito le proprie posizioni retoriche, mostrandosi talvolta lacunosi in termini di competenze. Com’era noto, è stata più o meno critica la parte sinistra dell’emiciclo, mentre la destra si è espressa a favore dell’operazione portata avanti dall’esecutivo. Dal Centro è emersa una linea prudente che ha manifestato accortezza nell’affrontare la questione. Dal Plr, invece, oltre alla visione positiva espressa dalla portavoce del gruppo, è scaturito anche un dissenso sfumato.
Ci riferiamo in particolare all’intervento della consigliera comunale Morena Ferrari Gamba, che ha apprezzato lo sforzo realizzato dall’esecutivo nel marketing territoriale e nel buttarsi nell’innovazione e trovare nuove soluzioni per rilanciare la propria piazza. La consigliera comunale Plr ha, però, puntato il dito sul metodo e sulla supponenza del Municipio nel promuovere qualcosa di ancora estremamente spinoso dal punto di vista etico, economico, ambientale e di reputazione. Dubbi sono stati espressi sull’opportunità di fare alleanze con un Paese, per certi versi problematico, come El Salvador e sulle reali competenze di un ente pubblico nel proporsi come operatore (addirittura con l’emissione di un bond digitale) e nel sottoscrivere un accordo con un’azienda privata che, a torto o a ragione, è finita sotto i riflettori in diverse parti del mondo.
Da sinistra, oltre alla perplessità manifestata dal gruppo, che ha comunque definito la blockchain una tecnologia interessante e dal grande potenziale, è stata silurata la gestione del Plan B da parte del Municipio. È Raoul Ghisletta ad aver proferito le accuse più pesanti. Il primo firmatario dell’atto parlamentare, dal quale è scaturita la discussione generale, ha ribadito che la promozione della tecnologia blockchain e la formazione, con i soldi di Tether, "sono evidentemente specchietti per le allodole, orchestrati dai padroni delle criptovalute". Secondo Ghisletta, la maggioranza dei gruppi politici del Consiglio comunale "ha perso l’occasione per distanziarsi dall’operazione di marketing a favore di Tether e delle criptovalute, lanciata da un Municipio allo sbando dal profilo etico e politico". Intanto, però, la comunità cripto dimostra di fare sul serio e si è comprata una palazzina di pregio in centro città.