Gli 11,7 milioni stanziati a suo tempo dal Parlamento non bastano. Il Municipio chiede a Zali ulteriori 5 milioni, altrimenti occorrerà ripensare il tutto
Infrastrutture ferme al palo. Progetti che arrancano più che avanzare. E l’inevitabile rimpallo di responsabilità, perché i soldi non bastano; prova ne è che 5 milioni supplementari agli 11,7 già stanziati dal Parlamento sono stati chiesti, nelle scorse settimane, al consigliere di Stato Claudio Zali, il quale ovviamente all’udire l’esosa richiesta non ha fatto salti di gioia. Anzi. Per il progetto di rinnovo delle funivie centovalline di Verdasio-Rasa e Intragna-Pila-Costa, i tempi rischiano di allungarsi alle calende greche. A livello di delibere e piani è già stato speso parecchio e quelle idee che agli albori del progetto sembravano belle e originali potrebbero anche venire accantonate perché non finanziabili. A meno che il Cantone non apra nuovamente i rubinetti.
Per questi due mezzi di trasporto pubblico destinati a servire i dimoranti delle frazioni del comune di Centovalli (e i turisti) in assenza di strade carrozzabili, lo scenario che si prospetta non è dei più rosei.
Sono trascorsi anni da quando, d’intesa con le Fart che fino al 2017 gestivano gli impianti in questione, le compagini municipali che si sono succedute hanno avviato il discorso del rinnovo delle vetuste funivie. Sentito il parere della popolazione, per capirne bisogni e aspettative, e richiesto l’allestimento di uno studio economico ad esperti del ramo, le ultime Amministrazioni si erano dunque lanciate, a testa bassa, in questa operazione delicata. Oltre alla scadenza delle autorizzazioni d’esercizio, si poneva anche il problema di come creare qualcosa che si autofinanziasse, per evitare disavanzi pesanti sulle spalle dell’ente pubblico. I nuovi collegamenti avrebbero dovuto essere funzionali sia alla mobilità turistica, sia al trasporto pubblico locale.
I Municipi, sostenuti dal Consiglio comunale, per guadagnare tempo avevano pure lanciato un concorso di architettura (poi ritardato dalla pandemia) e preparato le varianti pianificatorie mancanti per tutti i cambiamenti del caso. Un ricorso della Stan legato al rifacimento della stazione di partenza della funivia di Verdasio-Rasa, sempre pendente, ha causato un primo, inatteso, intoppo. Nel frattempo è stato avviato il concorso di fornitura delle funivie (2019), con le varie offerte giunte sul tavolo del Municipio. L’incarico assegnato alle due ditte prevedeva di presentare un design per delle cabine attraenti e, nel caso della Intragna-Pila-Costa, ci si è spinti a chiedere addirittura un tracciato originale, esclusivo, mai visto prima: un incrocio verticale delle funi, la soluzione balenata nella testa dell’ingegner Reto Canale, uno dei massimi esperti di teleferiche in Svizzera, nonché padre della Cabrio dello Stanserhorn. Purtroppo, però, i costi hanno cominciato a salire alle stelle. Sono state fatte delle valutazioni poco attendibili e ancor meno realistiche, si è peccato di precisione nelle stime come nelle perizie. Un pasticcio dietro l’altro del quale portano colpa un po’ tutti gli attori coinvolti, dal project manager alle autorità locali su su fino ai funzionari del Cantone che ricevevano in copia la documentazione. La prova? Oggi si parla già di oltre due milioni di sorpasso e ancora non è stato piantato un chiodo. L’attuale Municipio ha dunque chiesto la sospensione dei lavori in modo da poter procedere a ulteriori approfondimenti. Appare tuttavia già sin troppo chiaro che i reali costi dell’investimento globale (soprattutto legati a opere di genio civile) erano ben altra cosa rispetto alle stime. Obtorto collo, l’esecutivo centovallino si è visto in seguito costretto a mettere fuori uso la funivia Intragna-Pila-Costa, quella delle due che richiede, da subito, un intervento di ripristino più urgente; per l’altra, la concessione d’uso viene, invece, prolungata dai competenti uffici.
A questo punto, cosa fare? Il Municipio, convinto di aver affrontato la problematica in modo coscienzioso e corretto, fa la sua parte con un ‘mea culpa’. Nella lettera trasmessa ai primi di dicembre in vista dell’incontro con Zali ammette, col senno di poi, che prima di partire con qualsivoglia disegno non avrebbe dovuto accettare la proposta di finanziamento completo (11,7 milioni) se non sulla base di un preciso progetto definitivo. È anche consapevole che un modello di funivia più semplice di quelli ideati non attirerà un maggior numero di turisti e questo, di riflesso, non aiuterà a coprire i costi di gestione (i soli introiti dei residenti non coprono le spese).
Mentre ingegneri e pianificatori hanno posato penne e matite in attesa di conoscere gli sviluppi, si aprono almeno tre possibili scenari: passate le elezioni, in aprile, il nuovo Governo ticinese e il nuovo Parlamento stanziano il credito suppletorio (ci vorranno comunque mesi prima che il messaggio venga redatto e sottoposto ai 90 deputati); secondo scenario, l’importo richiesto non viene concesso e, a quel punto, si riparte da zero con due impianti molto più semplici nella loro concezione; infine, quale terzo scenario (il peggiore), si rinuncia all’ammodernamento di una delle due funivie ( la Intragna-Pila-Costa?) che dopo una settantina d’anni vedrebbe interrotto il suo onorato servizio. La riattivazione dell’esistente non è più possibile. Per la rabbia dei residenti proprietari di rustici che all’esecutivo hanno più volte scritto e chiesto rassicurazioni. Un bel guaio, insomma, da qualsiasi angolatura la si voglia vedere.
Saranno quindi poi da verificare tutti gli aspetti legati a eventuali modifiche dei progetti già a uno stadio d’avanzamento comunque importante.