Estero

Quando Ratzinger mi disse ‘Io sono bavarese, lei svizzero’

L’eredità del papa conservatore che ha rivoluzionato la Chiesa, i gatti, Mozart, la Baviera. I ricordi di chi l’ha incontrato

Keystone

"Signore ti amo": sono le ultime parole, pronunciate dal Papa emerito Benedetto XVI prima di morire e raccolte nel cuore della notte da chi gli stava vicino. Lo ha detto il portavoce vaticano Matteo Bruni. Anche se Joseph Ratzinger si era ritirato dal 2013, il tributo dei leader mondiali e media è quello che si riserva a un Papa. Di lui ha scritto Le Monde: "Il primo Papa della storia moderna ad abbandonare l’incarico, lascia in eredità una delle riforme più spettacolari: con questo gesto ha trasformato il papato in una funzione quasi come le altre, che si assolve o si lascia".

Ieri Francesco ha ricordato il suo predecessore, scomparso la mattina di San Silvestro a 95 anni, già nella prima messa del 2023. "Affidiamo alla Madre Santissima l’amato Papa emerito Benedetto XVI, perché lo accompagni nel suo passaggio da questo mondo a Dio". Lo ha fatto ancora all’Angelus di mezzogiorno: "Ci uniamo tutti insieme, nel rendere grazie a Dio per il dono di questo fedele servitore del Vangelo e della Chiesa". Discreto ma immancabile il ricordo di papa Bergoglio, che non ha mancato di suscitare commozione tra i 40 mila di Piazza San Pietro. Fervono i preparativi in Vaticano per accogliere il flusso dei fedeli. Sarà la prima volta nella storia che un Papa celebra i funerali di un altro Papa.

Da lui forte spinta anti-pedofili

I quasi otto anni di pontificato di Benedetto XVI, fino alla sua storica rinuncia, hanno coinciso con un periodo di forti turbolenze per la Chiesa. Ricordiamo soprattutto la strenua lotta contro la piaga della pedofilia nel clero, la ‘tolleranza zero’ ordinata con merito dal papa tedesco, da un punto di vista mediatico fu paradossalmente quasi un’arma a doppio taglio, con lo scandalo degli abusi propagatosi a tali livelli quasi da travolgere l’immagine della Chiesa. Fu lui - a cui, all’epoca ancora cardinale, si deve la clamorosa denuncia della "sporcizia nella Chiesa" nella Via Crucis del 2005 - a portare a sentenza l’annoso processo sul ‘caso Maciel’, il fondatore dei Legionari di Cristo. E fu lui a volere massima trasparenza su ogni caso, contro la prassi degli insabbiamenti delle denunce di abusi e dei semplici spostamenti dei pedofili da una diocesi all’altra. L’emergere di sempre nuove vicende risalenti ai decenni passati (una lambì la stessa figura del Pontefice, per il cambio d’incarico a un prete pedofilo quand’era arcivescovo a Monaco) fece però divampare ancora di più lo scandalo a livello globale.

Il vaticanista ticinese

‘Quando mi disse, diamoci la mano’

La grandezza di Ratzinger si è manifestata in un atto. È stato il primo Papa in epoca moderna a rinunciare al pontificato, mai pentito "neppure per un solo minuto" di quella decisione arrivata per molti come un fulmine a ciel sereno. Quali impronte lascia nella Chiesa e nei cuori dei fedeli, il papa emerito Benedetto XVI, lo abbiamo chiesto al vaticanista ticinese di lunga data (dal 1996) Giuseppe Rusconi (dal 2013 responsabile del blog rossoporpora) che lo ha incontrato più volte, seguendone il percorso, leggendo anche i rapporti col Ticino. "Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!... Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita, e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo". Parole di amore per Cristo e per la Chiesa quelle che Ratzinger ha lasciato ai fedeli di tutto il mondo. Il suo testamento spirituale è stato scritto nell’estate del 2006 e non è mai stato cambiato. Ma col suo esempio ha tracciato altre vie come ci ricorda Rusconi.


Giuseppe Rusconi, vaticanista

Come ha segnato la storia della Chiesa il Papa emerito, Benedetto XVI?

Papa Ratzinger sarà ricordato in primo luogo per le sue dimissioni, un atto rivoluzionario che ha comportato e comporta conseguenze pesanti sul futuro della Chiesa. Si può dire che con questo gesto ha intaccato anche la sacralità della figura papale, perché il papato viene ormai percepito come una sorta di impegno a termine. Anche i papi insomma – è il messaggio che passa - vanno in pensione. Ma Joseph Ratzinger aveva vissuto da vicino gli ultimi anni – di sofferenza - di Giovanni Paolo II, in cui la Chiesa era de facto governato dal segretario Dziwicz e dal card. Sodano… e non voleva ripetere su se stesso tale esperienza.

Che cosa lascia in eredità Ratzinger?

L’altra grande eredità è quella del pensiero. Lui ha individuato la sfida più importante per la nostra società. Non è quella tra destra e sinistra, ma tra due visioni contrapposte dell’uomo. La prima è quella di chi mira a valorizzare la persona, inserita in un contesto di relazioni umane e che grazie a queste relazioni appare con un’identità forte.

L’altra concezione è quella che invece guarda all’individuo, che punta a soddisfare tutti i suoi desideri, a usufruire di tutti i cosiddetti diritti possibili e che mira a credersi onnipotente. Però in realtà l’individuo è solo, più debole e dunque più manipolabile. Papa Ratzinger ha fatto proprio questo tema e lo propone a tutti noi. È un’eredità pure pesante che richieda un’assunzione di responsabilità da parte di tutti.

Un papa piuttosto enigmatico per alcuni. Un conservatore che ha rivoluzionato la Chiesa. Lei lo ha incontrato, come era l’uomo?

Rammento un incontro con lui cardinale nel 1998: dopo una conferenza stampa, uscì nell’atrio e tutti gli baciavano l’anello. Arrivò da me, mi disse: ‘Io sono bavarese, lei svizzero, diamoci la mano’. Questo episodio illumina il carattere dell’uomo che era umile, modesto, schietto e timido – anche nel sorriso - nel contempo. Non un uomo con doti particolari di governo ma di pensiero.

Non voleva diventare Papa, più volte aveva chiesto a Giovanni Paolo II di tornare ai suoi studi in Baviera. Giovanni Paolo II gli aveva negato tale possibilità: in Vaticano c’era bisogno di lui.

Infine, quali i suoi rapporti col Ticino?

I suoi rapporti erano in particolare con l’allora don Eugenio Corecco che poi divenne vescovo di Lugano. Ricordo il primo incontro del 1971 tra Ratzinger (allora professore di teologia) e don Corecco a Regensburg per la rivista internazionale Communio, rapporti che proseguirono negli anni. Nel 2002 a Lugano, in occasione di un convegno, il cardinale Ratzinger mi disse di Corecco. ‘Era un uomo di fede intensa, e di una vita interiore profonda; da lui traspariva la luce purificante della fede. L’altra dimensione della sua personalità - meno importante quanto all’essenziale ma rilevante per la rivista Communio - era la fecondità del suo pensiero’.

Mozart, i gatti e la sua Baviera

Anche Alain de Raemy, amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, lo ha incontrato e lo ricorda come un esempio di autentica umiltà, di fine intelligenza e di grande bontà nel servire con assoluta dedizione la vigna del Signore. "Ora, in quanto successore di Pietro, la sua missione di sostegno alla Chiesa continua anche in Cielo. Oggi, per Lui, si compie il Suo più grande desiderio: conoscere e vivere personalmente e in pienezza l’Amore di Dio".

Ma nel segreto della vita del Papa studioso e teologo c’era anche un altro Benedetto, un volto meno noto: amava i gatti e la musica, sua passione dai tempi dell’infanzia, trasmessa dai genitori e dal fratello maggiore che è stato un musicista. Mozart era in cima alle note da lui preferite. "Nel guardare indietro alla mia vita, ringrazio Iddio per avermi posto accanto la musica quasi come una compagna di viaggio, che sempre mi ha offerto conforto e gioia", disse in occasione del concerto per il suo 80/o compleanno eseguito dall’Orchestra radiofonica di Stoccarda.

Anche i gatti avevano un posto speciale nel suo cuore. Così raccontò divertito il cardinale Tarcisio Bertone (poi diventato suo Segretario di Stato) al momento dell’elezione di Benedetto XVI: "Ogni volta che incontrava un gatto lo salutava e gli parlava. E il gatto, affascinato, lo seguiva. Una volta si è portato dietro fino al Vaticano una decina di gatti. Sono dovute intervenire le guardie svizzere: ‘Guardi eminenza, che i gatti stanno dando l’assalto alla Santa Sede...’. Nel suo cuore c’è sempre stata anche la sua Baviera, le persone che gli volevano bene e hanno sempre continuato a recarsi a Roma per fargli visita e lasciargli respirare un po’ di aria di casa.

Esequie semplici ma da ‘papa’

Per sua stessa volontà, i funerali di Benedetto XVI dovranno svolgersi "nel segno della semplicità", quindi saranno "solenni ma sobri". Tutto il protocollo sarà in qualche modo semplificato, rispetto alle esequie di un "Papa regnante". La sua salma è esposta nella cappella del monastero Mater Ecclesiae. I fedeli potranno rendergli omaggio (da oggi) nella basilica di San Pietro, mentre i funerali (in diretta anche su RSI) si terranno giovedì mattina (dalle 9.30), in Piazza San Pietro, presieduti da papa Francesco. Sarà sepolto, come suo volere, nelle cripte vaticane, nella nicchia dove per 38 anni (dal giugno 1963 al gennaio 2001) è rimasto sepolto san Giovanni XXIII.