laR+ L’intervista

Bruno Machado, noi ‘Millennial’ del Canton Piccino

È l’autore del fumetto in Ultima. ‘Si dice che un’immagine valga mille parole, o che una parola valga mille immagini. Col fumetto ne abbiamo 2mila’

Graphic designer e illustratore attivo in Ticino, con i personaggi di ‘Millennial’
16 dicembre 2022
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«Ho iniziato da bambino e ancora non ho finito. Ho letto qualche Topolino, qualche Marvel, ma ho sempre amato i manga giapponesi. Tra tutti, ‘Dr. Slump’, uno dei primi fumetti scritti e disegnati da Akira Toriyama, il creatore di ‘Dragon Ball’. Ma anche ‘One piece’, che esiste da vent’anni». Un giorno, la fidanzata di Bruno Machado dice a Bruno Machado: "O io o loro". «Nel senso che la casa era invasa da un numero non più sostenibile di fumetti», dice lui, che oggi, i fumetti, li legge online. «Li ho regalati a qualcuno che se li sarà letti tutti e che, probabilmente, prima o poi se ne libererà come ho fatto io».

Appassionato di fumetti prima che fumettista, Bruno Machado è un graphic designer e illustratore attivo in Ticino. Nel 2019 ha partecipato al Fantoche Festival; nel 2021 è stato uno dei selezionati a rappresentare i Cento anni dell’animazione svizzera, confluiti l’anno dopo nel più importante festival di animazione del mondo, quello di Annecy in Francia. Machado è anche l’autore di ‘Millennial’, il suo "bambino", che oggi anima l’ultima pagina di questo giornale, più brevemente detta ‘L’ultima’. L’animerà ogni venerdì, da oggi.

Se siete nati tra il 1981 e il 1997 siete dei millennial e il fumetto di Machado è (anche) per voi. "Voglio raccontare come se la passano i millennial quaggiù in occidente – scriveva l’autore presentando l’opera – in un piccolo angolo peculiare circondato da montagne ma che non è poi così diverso dagli altri piccoli angolini sparsi per il mondo". L’angolino è il Canton Piccino, fittizio solo nel nome, perché di Ticino si tratta. È Piccino perché ‘Millennial’ non rispetta le leggi della fisica, le creature mitologiche sono meno mitologiche del solito e gli animali parlano. Come Gabi, il "gabbiano disumano", tra i personaggi principali che nei giorni scorsi si sono presi la prima pagina. Come Cloud, alter ego dell’autore; Kwimchi-Chan, inglesina trasferitasi in Svizzera; Luz, professionalmente omologa di Cloud; Miulia, dentro la sua corazza di pietra; il Pozzo, l’eremita che detesta gli umani; Bane, che ogni venerdì alle 18 si trasforma in lupo mannaro (dunque anche stasera); Paolo, il millennial single, e Franco, dalla doppia identità.

La nascita di ‘Millennial’ è idealmente riconducibile al 2012, al sito (non più attivo) chiamato ‘swisshidemountains’, luogo di produzione di fumetti sperimentali aperto da Machado, che più avanti illustrerà le copertine di Ticino7, pubblicandovi graphic novel, l’esperienza pilota che porta a ‘laRegione’. Che porta a oggi.

Bruno Machado: partiamo dai fumetti di ‘swisshidemountains’?

È stata una cosa un po’ underground ma molto importante per me, perché grazie a quel sito ho cominciato a capire il mezzo espressivo e le molteplici opportunità che esso regala quando si vuole raccontare al meglio la nostra quotidianità. Il fumetto è immagini e testo, due elementi che amo, in quanto grafico e illustratore. In questa scelta c’entra anche il fatto che leggo fumetti fin da bambino.

Qual è la forza del fumetto?

È quella data da un mezzo che concede licenze, assai più generosamente di altri mezzi espressivi. Qualcuno dice che un’immagine vale mille parole, altri dicono che una parola vale mille immagini. Col fumetto ne abbiamo duemila. Un’altra delle sue forze, un’altra delle cose che più m’interessano di questo genere, sono i vari livelli di lettura: ci può essere dicotomia tra ciò che leggi e ciò che disegni, il fumetto non deve essere per forza descrittivo, i livelli di espressione, o d’interpretazione, sono sempre molteplici.

Perché su un quotidiano? Perché su ‘laRegione’?

Perché in testa avevo un fumetto che riflettesse fatti quotidiani. ‘Millennial’ parla a quella generazione, ho subito pensato che il miglior modo per riuscire a riflettere su di essa fosse la presenza su un quotidiano. D’ispirazione mi sono stati molti esempi del passato, come ‘Peanuts’, o il mio preferito, ‘The far side’, ironico e inaspettato. Riflettendo, ho riconosciuto la forza di un quotidiano, che mette l’autore in connessione più intima e diretta col lettore e consente al primo di rispondere alle sollecitazioni che vengono dall’attualità. Il quotidiano è per me il mezzo ideale sul quale pubblicare.

Quale sarà l’effetto di ‘Millennial’? Lo stesso dei film per bambini dai quali imparano soprattutto gli adulti?

Non vorrei mettermi nella posizione di voler insegnare qualcosa con questo fumetto. La mia intenzione è quella di utilizzare la mia sensibilità per esprimere tutto il buono e non solo della mia generazione. Questo potrebbe far sì che le generazioni precedenti e quelle future possano imparare vicendevolmente qualcosa. Vorrei generare discussioni, perché parlare di ogni cosa è quanto mai importante.

Quanti dei tuoi amici millennial ci sono tra i personaggi?

Ce ne sono diversi. Volendo parlare della mia generazione, ci tenevo a mantenere una certa aderenza alla realtà. Ho preso ispirazione da persone che conosco, ho scelto coloro che, almeno secondo me, potrebbero essere rappresentativi delle diverse personalità, che possano incarnare la tipologia dei millennial. Ma ho preso solo alcuni tratti caratteriali, nulla di più. Il resto è finzione, anche laddove si entrerà nelle sofferenze dei singoli.

Dunque nessuno si arrabbierà…

Ne ho parlato con tutti, col giusto anticipo. Ho ‘remixato’ i contenuti di ognuno di loro.

Tranne che con Cloud, di professione, guarda un po’, graphic designer e illustratore. "Curioso, con molta passione, sempre in ritardo", uno che – così viene presentato – "si perde via nella sua testa, ha litigi con il proprio cervello e, spesso, non è neppure qui. Ma sulle nuvole"…

Sì, nel caso di Cloud potrò essere molto intimo. Magari mi guarderò allo specchio e mi offenderò da solo (ride, ndr).

Quale sarà il linguaggio di ‘Millennial’?

Col fumetto puoi permetterti di trattare certi temi in modo diverso. In tv, per esempio, un certo tipo di linguaggio non lo puoi usare. Ogni mezzo ha le sue convenzioni, e il fumetto a me sembra più libero, anche per tradizione.

Il Canton Piccino esiste e ha pure una mappa. C’è Lock, dove fanno il Film festival, c’è Lazzona, la capitale, c’è Tremano, in riva al lago…

La mappa aiuta a contestualizzare le storie, ma ha anche aiutato me a crearle. Quando è nata l’idea per questo fumetto, ho pensato di creare un posto immaginario che non fosse la Springfield dei Simpson, perché quella è la parodia della cittadina americana e io non avevo questa intenzione. Allo stesso tempo, non volevo utilizzare i nomi veri delle città, proprio per sottolineare che si tratta di un’opera di finzione. Volevo darmi massima libertà espressiva re-immaginando il cantone, con nomi che alludano alle location. C’è anche un deserto, nel Canton Piccino…

Online: laregione.ch/millennial