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Gudo non demorde: due ricorsi al CdS contro l’antenna 5G

Nella frazione di Progero una decina di confinanti contesta la licenza edilizia rilasciata a Swisscom dal Municipio di Bellinzona

(Ti-Press)
15 dicembre 2022
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Prosegue davanti al Consiglio di Stato la battaglia legale avviata da un gruppo di abitanti della frazione Progero di Gudo contro la posa di un’antenna di telefonia mobile 5G alta quattro metri sul tetto di una palazzina attorniata da altre abitazioni. Dopo che il Municipio di Bellinzona nelle scorse settimane ha rilasciato la licenza edilizia a Swisscom, due distinti ricorsi collettivi, sottoscritti da una decina di confinanti patrocinati dagli avvocati Marco Cereda e Claudio Cereghetti, sono stati inoltrati al governo cantonale facendo anche leva sulle norme edilizie. A nulla è valsa insomma la petizione, corredata da 152 firme, consegnata a Palazzo Civico a inizio settembre da un gruppo di abitanti preoccupati per le conseguenze negative prevedibili sulle loro proprietà (ma i timori riguardano ovviamente anche la salute delle persone), nonostante sia accertato che il segnale in quella zona sia molto debole essendo le altre antenne distanti alcuni chilometri.

Il tentativo fallito in zona agricola

Una prima domanda di costruzione presentata l’anno scorso da Sunrise e Salt, ricordiamo, era stata contestata con una prima petizione (169 firme) ed era poi stata respinta dal Municipio cittadino facendo proprio il preavviso negativo vincolante del Cantone trovandosi il punto di posa del palo tecnologico alto 35 metri non solo al centro di un camping ma anche in zona agricola non edificabile. Due, nel dettaglio, le condizioni non rispettate in quella circostanza: un adeguato inserimento nel contesto paesaggistico locale e la prova che l’edificazione non fosse possibile in una zona edificabile situata nel raggio entro il quale la compagnia telefonica intende investire per migliorare il segnale. In quella circostanza Swisscom – il cui studio legale zurighese è lo stesso delle altre due compagnie – intuendo che il progetto elaborato dalle sue ‘concorrenti’ sarebbe stato cassato, ha proposto la posa della propria tecnologia in cima a una palazzina che ne dista 60 in linea d’aria dal camping e, soprattutto, si trova in zona edificabile.

Vuoto pianificatorio e giuridico

Abbastanza per ottenere ragione dal Consiglio di Stato, oltre che dal Municipio? Quest’ultimo nella propria decisione positiva si è basato sul diritto cantonale in materia, considerando peraltro che non è ancora cresciuta in giudicato – poiché impugnata dalle tre compagnie con un ricorso collettivo al governo cantonale – la variante di Piano regolatore votata nella primavera 2021 dal Consiglio comunale che introduce in tutti i 13 quartieri cittadini il cosiddetto ‘modello a cascata’ secondo cui nuove infrastrutture di questo tipo possono essere realizzate in aree prossime alle zone sensibili (in particolare quelle abitate e/o frequentate da bambini, anziani e ammalati) soltanto se le compagnie telefoniche provano che sia stato impossibile trovare un’alternativa in luoghi più indicati e lontani. Un vuoto pianificatorio e giuridico che nel caso specifico di Progero finirebbe per favorire le compagnie (Swisscom in primis), sebbene le stesse in alcune occasioni abbiano dimostrato di voler rispettare il ‘modello a cascata’ anche laddove ancora assente o ‘sub iudice’ per loro stessa iniziativa. Fra le tesi dei ricorrenti spicca il fatto che le compagnie non si siano impegnate adeguatamente a ricercare una soluzione che possa servire adeguatamente l’utenza senza per forza dover posare le infrastrutture nel centro di una zona abitata da famiglie con bambini e anziani; in tal senso viene evidenziato che dalla relazione tecnica accompagnante la domanda di costruzione emergerebbe una possibile collocazione alternativa lungo la strada cantonale.

Mascherare per eludere i modelli a cascata?

Nella stessa documentazione contestata nei due ricorsi, tuttavia, Swisscom spiega di aver riservato un’attenzione particolare alle radiazioni non ionizzanti "tenendo conto della vicinanza di particolari luoghi sensibili" e "rispettando i valori limiti d’immissione" come pure il ‘modello a cascata’. Quanto a quest’ultimo, la compagnia ritiene peraltro che l’antenna non vi soggiace poiché verrebbe mascherata. Se così fosse, la mascheratura renderebbe allora vani tutti i modelli a cascata votati in Ticino e Svizzera. I quali, come detto, sono stati tutti impugnati con dei ricorsi dalle tre compagnie coalizzatesi. Pure evidenziato nella relazione tecnica il fatto che altri proprietari di fondi della zona, interpellati da Swisscom, non si sono detti interessati ad accogliere l’antenna. Parola al Consiglio di Stato.

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