Dopo l’allestimento della bozza di rapporto da parte di Galusero favorevole all’iniziativa Ghisletta, l’Apcti scende in campo
No e ancora no all’istituzione in Ticino di un solo corpo di polizia. L’Apcti, l’Associazione delle polizie comunali ticinesi, ribadisce "fermamente" la propria "contrarietà" a una polizia unica. La ribadisce dopo aver preso atto "con preoccupazione" degli ultimi sviluppi del dossier in Gran Consiglio. Ovvero, l’avvenuta elaborazione, da parte del liberale radicale Giorgio Galusero, della bozza di rapporto favorevole all’iniziativa del dicembre 2020 di Raoul Ghisletta (Ps), sottoscritta da altri sedici deputati di partiti diversi, che propone una sola polizia: la Polizia cantonale. Il progetto di rapporto è stato trasmesso da Galusero di recente ai colleghi della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, come ha confermato lo stesso relatore alla ‘Regione’ (vedi l’edizione del 22 novembre). Il documento deve essere ancora discusso.
Nel frattempo l’Apcti scende in campo, con un no convinto all’ipotesi polizia unica. Perché, sottolinea nero su bianco l’associazione delle polcom presieduta da Orio Galli, vice comandante della Polizia Torre di Redde, "si tratta qui di difendere un approccio di polizia moderno ed efficiente, che in questi anni più e più volte ha già dimostrato la sua efficacia: la polizia di prossimità, di cui le polizie comunali sono i principali attori".
L’Apcti, prosegue il comunicato, "deplora" poi il fatto che "non si voglia aspettare l’esito del rapporto dello speciale gruppo di lavoro ‘Polizia ticinese’", costituito dal Consiglio di Stato negli anni scorsi. Diretto dal segretario generale del Dipartimento istituzioni Luca Filippini, il gruppo è composto da rappresentanti dei Comuni, della Polcantonale e dell’Associazione delle polizie comunali. Ed è stato voluto, rammenta l’Apcti, per "meglio coordinare l’attività delle polizie, ridefinendo e chiarendo competenze e compiti delle stesse e il cui esito, per bocca dello stesso segretario generale, rappresenterebbe una valida ed efficiente alternativa alla Polizia unica, ma soprattutto condivisa dalle parti coinvolte".
Non solo. Nella nota l’Associazione delle polcom ricorda anche "gli importanti sforzi economici fin qui profusi dai Comuni al fine di garantire la realizzazione organizzativa e l’acquisizione di mezzi ed effettivi così previsti dall’attuale Legge cantonale". Cioè la Legge sulla collaborazione tra la Cantonale e le polizie comunali, la LcPol: entrata in vigore nel 2012, ha portato alla realizzazione delle regioni di polizia comunale facenti capo a Comuni polo. Secondo l’Apcti, un’eventuale polizia unica vanificherebbe gli sforzi anche e soprattutto finanziari sin qui fatti dai Comuni per implementare la LcPol. "La capacità di decidere sulla sicurezza del proprio territorio rappresenta inoltre un elemento cardine dell’autonomia comunale, che permette al Comune di intervenire in modo veloce, diretto e risolutivo, rispettivamente con la necessaria vicinanza al cittadino, per garantire i presupposti oggettivi di una sana crescita sociale ed economica dello stesso", evidenzia l’associazione.
E "per permettere a ognuno di formarsi una libera opinione, basata questa volta non certo su interpretazioni o idee personali, bensì su fatti concreti, circostanziati e argomentati, supportati anche da un’ampia letteratura in proposito", l’Apcti fa sapere di aver allestito un nuovo documento sul tema della polizia di prossimità – intitolato ‘Alla prova dei fatti. Affermazioni in favore della Polizia unica alla lente’ – con lo scopo "di affrontare, e controbattere, le pretestuose motivazioni sin qui portate a sostegno del modello polizia unica". Datato ottobre 2022, quarantasei pagine, il documento è sul sito online dell’Apcti: www.polcomticino.ch.