Successione di Maurer e Sommaruga: il Ps ha affrontato la questione femminile di petto, l’Udc ha perso un’altra occasione.
Si delineano i contorni dell’elezione suppletiva del Consiglio federale (7 dicembre). I gruppi parlamentari dei partiti dei due ministri partenti (il democentrista Ueli Maurer e la socialista Simonetta Sommaruga) hanno svelato le loro carte. Nell’Udc sono promossi alla finale il consigliere nazionale bernese Albert Rösti e l’ex consigliere nazionale zurighese Hans-Ueli Vogt. Ticket a due anche per il Ps: la ‘frazione’ lo vuole tutto femminile. L’unico uomo in lizza, il ‘senatore’ zurighese Daniel Jositsch, è fuori dai giochi. Stessa sorte tocca all’unica donna lanciatasi (maldestramente) nella corsa per la successione di Maurer, la consigliera di Stato nidvaldese Michèle Blöchliger.
La ‘questione femminile’: i socialisti l’hanno affrontata di petto. I vertici del partito hanno dettato la linea (ticket di sole donne), il gruppo parlamentare a grande maggioranza ieri l’ha seguita. Per l’ambizioso Jositsch era «discriminatorio» escludere in partenza gli uomini (leggi: lui). La critica, rinfocolata dai media, ha avuto il solo effetto di sviare l’attenzione dall’essenziale: le competenze delle candidate. Oltretutto, ignora bellamente la realtà: l’effettiva discriminazione delle donne, anche in politica.
La storia recente insegna: l’Assemblea federale, quando si trova a dover scegliere su un ticket misto, tende a preferire l’uomo. Al netto di qualche errore sui tempi e i modi della comunicazione, i copresidenti del Ps dunque hanno fatto bene a creare una disparità di trattamento, legittima quando si tratta di raggiungere un obiettivo superiore (l’uguaglianza di genere anche nel Consiglio federale). La dimostrazione di coerenza e di compattezza rafforza la leadership di Mattea Meyer e Cédric Wermuth. E non può che giovare – a meno di un anno dalle elezioni federali – a un partito in piena fase ‘down’ (le ripetute perdite di consensi nei cantoni).
Diverso il discorso in casa democentrista. Pur non mancando di profili validi, l’Udc – che ha (avuto) in Ueli Maurer un assiduo promotore delle donne ai piani alti dell’amministrazione federale – non è stato in grado nemmeno questa volta di produrre una candidata degna di tale nome. Non solo. In soccorso di Michèle Blöchliger, subito scivolata sulla classica buccia di banana (il doppio passaporto, tra l’altro), non si è visto arrivare nessuno dei suoi. La nidvaldese ha così fatto da comprimaria in una competizione tra uomini, evitando di dare nell’occhio e infine scomparendo dai radar.
Francamente: dal primo partito del Paese era lecito aspettarsi qualcosa di più. La questione – parliamo non dell’assenza tra i suoi ranghi di donne competenti, ma della loro mancata disponibilità a correre per la più alta carica dello Stato – dovrà prima o poi essere affrontata con ben altro piglio. E a quel punto, per trarsi d’impaccio, non basterà una pur volenterosa Céline Amaudruz, la consigliera nazionale ginevrina predestinata (così pare) a subentrare in Governo tra qualche anno all’amico Guy Parmelin.
Intanto due buoni candidati l’Udc ce li ha. Finito in carrozza sul ticket (non era scontato), Rösti dovrebbe ormai aver superato l’ostacolo maggiore. La lunga e variegata lista dei mandati (per lo più remunerati) in aziende e associazioni, così come la totale opacità sui guadagni incassati per le attività di lobbying esercitate sotto la cupola di Palazzo federale attraverso la società Büro Dr. Rösti GmbH, farà storcere il naso a più d’un parlamentare. Ma forse è troppo poco perché lo zurighese Vogt – benché apprezzato persino a sinistra – possa riuscire a impensierire il conciliante e affabile uomo di Kandersteg.