Il comitato cantonale democentrista ratifica all’unanimità l’accordo con la Lega e la coppia di nomi per il Consiglio di Stato: ’Abbiamo molta fiducia’
Sarà il deputato Paolo Pamini il secondo nome democentrista che affiancherà il presidente cantonale Piero Marchesi nella corsa al Consiglio di Stato del prossimo 2 aprile. Lo ha deciso questa sera il Comitato cantonale dell’Udc riunitosi a Bioggio, che prima ha ratificato all’unanimità l’accordo con la Lega per le elezioni cantonali, federali e comunali, poi ha dato il via libera ufficiale ai nomi proposti dalla Direttiva del partito. Terzo, e fuori dalla lista per il governo, il deputato e municipale di Lugano Tiziano Galeazzi.
«Credo davvero che il vento sia dalla nostra parte», ha affermato convinto Marchesi nel suo discorso. «L’obiettivo per le prossime cantonali è eleggere più rappresentanti in Gran Consiglio, in un gruppo parlamentare che in questa legislatura è riuscito a profilare bene il partito e creare alleanze». Un fatto, questo, definito «una novità», da Marchesi. Perché «abbiamo confermato non solo la nostra grande capacità di essere convincenti davanti al popolo in occasione delle votazioni, ma di consolidare il fronte borghese con l’obiettivo di creare maggioranze per portare avanti le nostre soluzioni».
Detto del Gran Consiglio, però, c’è l’obiettivo più ambizioso, il bersaglio grosso: «Possiamo davvero ambire a entrare in Consiglio di Stato, e rendere l’Udc ancora più influente». Perché c’è un problema, per il presidente e - ora ufficialmente - candidato Marchesi: «Il Consiglio di Stato non fa più il governo, è diventato l’organo di ratifica dei singoli dipartimenti. Ognuno il mercoledì porta in sessione le proprie proposte e poi tutti le approvano, probabilmente senza discutere nemmeno più di tanto».
Insomma, «il governo deve tornare a mettere in campo una strategia che non si fermi al lamentarsi e basta, ma che prosegua nel proporre soluzioni. Deve tornare a dare una visione al Ticino». E come? «Investendo in un mercato del lavoro che sia più florido, nella formazione, mettendo mano alla socialità e rispondendo ad esempio ai giovani che vanno oltre Gottardo e non tornano più qui».
«I primi a muovere le carte siamo sempre noi», rivendica orgoglioso Pamini: «La mia priorità in campagna elettorale sarà andare in giro e far sapere il più possibile alla popolazione quanto di buono abbiamo già fatto, soprattutto in materia economica e di formazione. E lo farò in una lista unica importantissima, perché le vittorie non sono solo nostre, ma di un fronte comune di cui siamo parte integrante».
A partire dall’intesa Lega-Udc, che a Pamini «piace molto», anche perché «ho perso il conto degli atti che abbiamo portato a casa insieme in parlamento, e col capogruppo Bignasca sediamo fianco a fianco in Gestione, con un’ottima collaborazione». In più, sibillino anzichenò, Pamini ammette: «Accetterei molto volentieri una mia elezione in Consiglio di Stato, ma anche quella di Piero... visto che sono suo subentrante in Consiglio nazionale».
Resta fuori, si diceva, Galeazzi. Che tiene a precisare, sorridendo, di «non aver mai litigato con Paolo Pamini» e che mettersi a disposizione per lui significava «avere la possibilità di portare nel dibattito politico la voce di un centro urbano importante come Lugano». Però mette tutti all’erta: «Dobbiamo far fronte a un avversario rossoverde molto attivo, bisogna remare tutti nella stessa direzione».
Marchesi e Pamini quindi figureranno nella lista unica con la Lega assieme ai consiglieri di Stato uscenti Claudio Zali e Norman Gobbi e al capogruppo in Gran Consiglio Boris Bignasca. Una lista frutto di un accordo presentato dal capogruppo Sergio Morisoli, che lo definisce come «un successo».
L’occasione di questo comitato, «è buona per togliere dubbi o speculazioni apparse in questi mesi: non c’è mai stato alcun dubbio che questa lista dovesse essere unica, per la semplice ragione che nessuno nel centrodestra vuole regalare un seggio di governo agli altri». Mai stata in discussione, afferma Morisoli, «pure la composizione della lista, con tre della Lega e due democentristi».
L’accordo, quindi, che per il Gran Consiglio prevede due liste separate le quali, pur mantenendo l’autonomia, avranno una collaborazione più stretta tra i gruppi parlamentari sui temi condivisi e, novità, «vedranno incontri regolari tra di loro e con i consiglieri di Stato». L’accordo, spiega ancora Morisoli, vede pure la congiunzione di liste per il Consiglio nazionale e, per il Consiglio degli Stati, l’accordo tra Lega e Udc per sostenere il ‘senatore’ uscente, il presidente nazionale democentrista Marco Chiesa. Con una postilla: «Qualora uno dei due uscenti del governo cantonale non dovesse essere rieletto, le parti si ritroveranno a discutere». La collaborazione continuerà anche nel 2024, dove per le Comunali «Lega e Udc auspicano la continuazione delle collaborazioni già in atto e la presentazione dove possibile di liste uniche».
È molta la fiducia che si respira in casa Udc. Lo conferma ancora Marchesi: «Quattro anni fa, di ’sti tempi, avevamo una ventina di candidati disponibili per il Gran Consiglio. Ora, abbiamo più potenziali candidati che posti. Ci aspetta un anno impegnativo, serve l’energia di tutti: le ultime sei volte che abbiamo portato la popolazione al voto con iniziative o referendum abbiamo sempre vinto, vuol dire che il nostro partito è capace di leggere le preoccupazioni e le esigenze dei cittadini».