Dal 28 dicembre al 28 marzo 2023, un’esperienza elisabettiana alta 11 metri, per ribadire che a Lugano la cultura (tutta) ha bisogno di spazi
La centralità del palco è uno degli elementi che più colpiscono de ‘La Tour Vagabonde’, struttura itinerante che dal 1993 ha Friborgo quale perno di un’attività itinerante che strizza l’occhio – li strizza entrambi, a dirla tutta – allo shakespeariano The Globe. Parliamo un po’ a vanvera, basandoci sulle belle foto, ma Olmo Cerri, regista e operatore culturale, ne è rimasto colpito: «L’ho vista per la prima volta due mesi fa a Friborgo, durante un sopralluogo. A livello architettonico è abbastanza impressionante, si rimane a bocca aperta».
‘Totus mundus agit histrionem’. Tutto il mondo recita, stava scritto sulla bandiera del Globe Theatre, il teatro londinese nel quale recitò la compagnia di William Shakespeare. In quella struttura, nell’età elisabettiana, gli spettatori arrivavano a 3’200. Quella svizzera ne può contenere fino a 300, ma l’architettura quella è, a forma rotonda, in legno, dove attori e pubblico sono una cosa soltanto. La Tour Vagabonde verrà installata a Lugano dal 28 dicembre prossimo fino al 28 marzo del 2023, sul sedime della Gerra. Lì andrà in scena ‘La Straordinaria’, tre mesi di programmazione artistica interdisciplinare, oltre 50 eventi per 100 artiste e artisti coinvolti, specchio della scena culturale luganese (tutta), svizzera ed europea ma anche piattaforma di diffusione e creazione, non meno artistiche.
Sono in nove i componenti dell’Associazione Idra, nata dall’incontro di più operatrici e operatori culturali per "rilanciare la scena culturale indipendente – si legge sulla dichiarazione d’intenti – presentandola in maniera ‘straordinaria’ alla popolazione". Un po’ c’entra la pandemia, ma c’entra pure la chiusura di spazi storici come Living Room, Casotto, Morel, Csoa Molino, il Domani. Tutti promotori culturali, tra i 29 e i 50 anni, questi i loro nomi: Olmo Cerri (regista, co-fondatore dell’Associazione REC), Damiano Merzari (co-organizzatore del Lugano Buskers Festival, già gestore del ‘Casotto’), Marko Miladinovic (poeta), Camilla Parini (performer, co-fondatrice del Collettivo Treppenwitz), Nadia Peter (musicista, programmatrice musicale e dj), Sébastien Peter (membro co-fondatore del luganese Sonnenstube e de La Regionale), Antonio Prata (regista, produttore cinematografico, direttore artistico Film Festival Diritti Umani Lugano), Francesca Sproccati (performer, co-creatrice di Ticino is Burning) e Noah Sartori (musicista, co-fondatore dello Spazio Morel), nostro secondo interlocutore.
Aruna Canevascini
Attingiamo dai dati tecnici: la Tour Vagabonde è montata su tre piani, è alta 11 metri e una voluminosità di 21x13x11 (metri); è un agglomerato – ordinatissimo ed esteticamente affascinante – di legno e ferro, con tendone a ricoprire il tutto, ignifugo; a piano terra è sita la hall con palcoscenico e snack bar, gli altri due piani sono balconate. "Si monta in sei giorni e si smonta in cinque", si legge, con il lavoro di dodici persone. Ma ‘sembra’ facile. Sartori: «Burocrazia, tecnica e logistica, direi che sono queste le componenti più complesse di un progetto come questo. Il trasporto e il coordinamento del materiale da Friborgo a Lugano, naturalmente, è un impegno. Ma è un impegno non indifferente anche il mettere in relazione una struttura itinerante in un contesto ticinese più complesso in materia di permessi e normative. La Tour Vagabonde è un ammasso di legno e ferro, ma va messo in moto, va ‘accrocchiato’ in tutti i modi possibili e immaginabili. La cosa è da farsi in tre mesi, quindi senza grosse chance di correggere il tiro. Mettiamoci anche l’ambizione di renderla interdisciplinare, con la specifica e dovuta cura tecnica da applicarsi a ogni differente momento artistico».
Note aggiuntive da Cerri: «Qui arriva il guscio vuoto. Non è, per intenderci, un franchising. Ciò che è organizzazione e contenuto viene elaborato qui». Dunque La Tour Vagabonde è – con rispetto parlando – «la scatola vuota»; La Straordiaria è «tutto quel che accade al suo interno».
Aruna Canevascini
Gli intenti. Spiega Sartori: «L’Associazione Idra è nata per immaginarsi la gestione di questo spazio ma anche per aprire un discorso sulla mancanza di spazi culturali a Lugano, e nel manifesto lo scriviamo». Alla lettera: "La Tour Vagabonde non si contrappone alle realtà culturali, istituzionali e non, che operano sul territorio. Non risolve un problema cronico come la mancanza di spazi per la cultura ‘dal basso’. Non risolve, non sostituisce né sposta la questione dell’autogestione a Lugano (non può essere presa come un alibi in questo senso). Non vuole né pensa di risollevare le sorti di alcunché, ma appena il nostro umore, noi che abitiamo questa città". «Da una parte – aggiunge Cerri – La Tour Vagabonde è uno spazio bellissimo, dall’altra è uno spazio che mostra una mancanza di spazi. Potrebbe non esserci, meglio ancora dovrebbe non esserci bisogno di tutto questo». Sartori: «Non è un’accusa, è piuttosto l’analisi di una situazione reale che non giova a nessuno, tanto agli artisti quanto alla popolazione. E la stessa Città parla di carenza di sale cinematografiche, sale concerto, teatrali…». Cerri: «…e le sale prova, gli atelier per gli artisti, luoghi che in ogni città svizzera delle dimensioni di Lugano possiede, apprezza, tollera e finanzia. La Straordinaria, in un certo senso, deve essere Lugano, perché la struttura in sé, per quanto fortemente caratteristica, è fuori dall’ordinario, crea difficoltà perché ha vincoli strutturali». Pertanto, «non è la soluzione».
Non è la soluzione ma è un segnale. Dal manifesto: "Pensiamo che non ci sia modo migliore per affermare le istanze socioculturali oggi necessarie se non erigendo una torre alta 11 metri e pesante 50 tonnellate. O meglio, non pensiamo che sia davvero il migliore dei modi, ma è quello che ci è capitato e che è stato capace di riunirci".
La Tour Vagabonde ha importanza nazionale. In 25 anni di storia, è stata montata e smontata in diverse città svizzere ed europee: Losanna, Basilea, Ginevra, Lione, Digione, Parigi. I nove dell’Idra sanno come si costruisce un programma artistico, ma La Straordinaria è comunque dotata di due bandi: il primo è ‘Lo Spazio che ho bisogno’, in favore di "associazioni, operatrici e operatori culturali, presenti sul territorio della Svizzera italiana, che necessitano d’infrastrutture o che si trovano a operare in spazi non idonei per promuovere i loro progetti". Sartori: «L’idea è quella di mettere a disposizione per alcune giornate la Tour vuota, ma con l’intera struttura organizzativa, cassa, bar, cucina, nel tentativo d’intercettare altri gruppi, realtà che non conosciamo».
Il secondo bando si chiama ‘Raccontalatour’, è riservato a chi, stanti i requisiti di cui sopra, desidera "raccontare e documentare questa iniziativa con linguaggi, prospettive e tecniche capaci di sorprenderci". Ancora Cerri: «Riguarda i progetti audiovisivi, dai quali potrebbe scaturire un documentario sulla Straordinaria, o un prodotto di fantasia ambientato al suo interno, o una testimonianza delle dinamiche che la Straordinaria instaurerà nella città». I dossier per partecipare ai bandi vanno spediti a booking@lastraordinaria.ch. C’è tempo fino al prossimo 17 novembre. Una giuria indipendente deciderà chi potrà beneficiare di un sostegno fino a duemila franchi. Sartori. «Idra però nasce prima, da tavoli di discussione della primavera/estate 2021, nati dopo la chiusura dell’ennesimo spazio cittadino. Ci siamo incontrati, immaginandoci come sopperire al vuoto, alle mancanze; il gruppo si è lentamente solidificato, è arrivata l’idea di questo contenitore». «Che non è un LongLake invernale – prosegue Cerri – è piuttosto l’intento di mettere in rete i gruppi. Ci saranno momenti di residenza che possano portare alla creazione di oggetti artistici nuovi, non sarà attività culturale da consumare, ma un’esperienza, io credo, che resterà anche a livello di relazioni». Sartori: «E la contemporaneità sarà il fil rouge». Tutti quelli di Idra, in generale, guardano alle relazioni tra il Ticino e il resto della Svizzera. Ancora Sartori: «Vogliamo valorizzare artiste e artisti residenti nella regione e metterli a contatto con chi viene da fuori, per costruire ponti, relazioni e conoscenze oltre Gottardo».
A cosa porterà La Straordinaria? Cosa si aspetta l’associazione, cosa vi aspettate voi? I nostri due interlocutori sono concordi: «Speriamo in una ventata fresca, straordinaria, appunto. Allo stesso tempo, speriamo di costruire un discorso non più straordinario, ma sul lungo termine. Alla fine ci siederemo a un tavolo a fare un bilancio, ma nel frattempo ci saremo consorziati, si saranno create relazioni e avremmo mostrato, ne sono sicuro, la bellezza, l’arricchimento dell’avere uno spazio a disposizione». Sartori: «Il mio auspicio è che La Straordinaria apra a quegli spazi che cerchiamo, dedicati alla diffusione delle opere create sul territorio, alla creazione culturale ‘fisica’, quindi sale prova e atelier. Mi auguro possa anche produrre un forte riconoscimento dell’operato che artiste e artisti, operatrici e operatori possono mettere in campo. La speranza che in questo arco di tempo venga a crearsi la fiducia». Cerri: «Si dovrebbero portare a Lugano delle buone pratiche. Gli spazi cittadini, io credo, non dovrebbero essere assegnati a un gruppo o un’associazione in eterno. Nelle altre città ci sono i bandi, che funzionano molto bene. Si mettono sul piatto quelle che devono essere le basi da rispettare, e gli spazi si assegnano per un periodo, in modo che si possa avere una progettualità. Non in eterno e nemmeno una sola serata. Al Foce, arrivare alle 19 e andarsene a mezzanotte non è continuità».
Il riferimento di Cerri è a ‘Random’, il progetto promosso dal Comune di Lugano che mette a disposizione lo Studio Foce a realtà giovanili che desiderano organizzare eventi. Partiamo da qui col vicesindaco Roberto Badaracco, interlocutore tra la Città e Idra. «È vero, La Straordinaria non è la soluzione. Definirei ‘Random’ un aiuto, un succedaneo – di successo – per dare sbocco a una scena in difficoltà. Ha dato una volta in più dimostrazione agli scettici della quantità d’iniziative cosiddette ‘dal basso’». Quanto alla struttura elisabettiana che campeggerà in zona stadio, «siamo riusciti a incastrare i tempi ed è stato un sollievo poter concedere quei tre mesi che gli organizzatori chiedevano, un minimo di garanzia per la fattibilità artistica e, per noi, la sostenibilità dei costi. Si sono presentati dopo quanto successo al Molino, vogliono essere qualcosa di slegato, per quanto ci saranno spettacoli riconducibili all’ambito autogestione e la cosa non deve scandalizzare nessuno».
La Straordinaria, Badaracco concorda, è l’opposto dell’ordinario e a Lugano l’ordinario è carenza di spazi. Il suo mea culpa, il giorno della presentazione della stagione dello Studio Foce, qualcosa diceva. «La mano finanziaria per La Straordinaria è molto grande – prosegue – e sta a dimostrare che il Municipio si è reso conto, dopo una fase difficile, della necessità di dover dare spazio a movimenti alternativi a quelli culturali tradizionali. Si era parlato del Piano della Stampa, sarà per ora il sedime della Gerra. Sindaco e Municipio hanno risposto presente». Sì, ma dopo? «L’ho detto in fase di conferenza stampa. Intanto è un bel segnale, è la prima iniziativa concertata che dà spazio a questo tipo di proposta. Sono certo che La Straordinaria mostrerà ai luganesi una scena attiva, valida e di qualità. Con questi presupposti, il discorso non potrà chiudersi lì. La mia posizione – chiude Badaracco – è nota, e forse non è esattamente quella di tutto il Municipio: è impensabile che una città come Lugano, con i suoi 60mila abitanti e con l’agglomerato che arriva a 130mila, non abbia un luogo nel quale quella cultura che vorrei chiamare ‘indipendente’, più che alternativa, possa esprimersi. Oltre a luoghi più grandi, servono spazi per creare, esercitarsi, serve avere un palinsesto».