La Tour Vagabonde fa riflettere sugli spazi indipendenti da Friborgo, dove nasce, fino a Lugano, dove si ergerà fino al prossimo marzo
Se La Straordinaria si profila essere una prova vivibile – più che tangibile – dell’esigenza di creare spazi alternativi, nel controverso contesto socioculturale di Lugano, «a Friborgo c’è un enorme interesse nei confronti delle strutture indipendenti e autogestite come La Tour Vagabonde». Da parte del servizio della cultura della Ville de Fribourg, rappresentato da Natacha Roos, da noi interpellata, «è infatti importante ascoltare i giovani e lasciar loro spazio con l’intenzione di preservare questo tipo di manifestazioni, nonostante comunque ci siano già più di 500 eventi all’anno». Trentottomila gli abitanti di Friborgo che possono beneficiare di questo approccio benevolo da parte della municipalità, quasi 70mila invece quelli di Lugano che di cultura dal ‘basso’ ne sentono e vedono più oltreconfine che ‘in casa’.
«Sapevamo – ci racconta Blaise Coursin, membro della Fondazione de La Tour Vagabonde con cui collabora La Straordinaria per dar vita a tre mesi di eventi – che si trattava di un progetto molto ambizioso per il contesto luganese e che si sarebbe tenuto in una sorta di deserto a livello di cultura indipendente. Ma siamo rimasti tutti impressionati dal successo che sta riscontrando, cosa che a Friborgo non si è mai vista in queste proporzioni».
È una manifestazione, e questo è certo, che sta scuotendo la scena culturale cittadina e che ha riacceso un dibattito all’interno del mondo politico di Lugano. Una città, che, come ci spiega Coursin, «permette di avere orari di apertura più lunghi e dunque maggiore flessibilità organizzativa». A Friborgo, prosegue, «non è la municipalità a opporsi alla nostra attività, che al contrario ci segue attraverso il servizio della cultura e con i consigli comunali, né tanto meno la politica da cui siamo presi più seriamente che in passato. Chi ci ostacola è il vicinato e l’inarrestabile sviluppo edile della città che impedisce di avere terreni adatti e disponibili. Una prova è che tutti gli spazi che abbiamo utilizzato negli ultimi dieci anni sono scomparsi».
A turbare gli organizzatori vi sono inoltre le incalzanti pratiche amministrative. «Ogni anno siamo in discussione con i servizi della Città, perché, per poter montare la nostra struttura dobbiamo inoltrare una domanda di costruzione, proprio come si fa per gli immobili, e aspettare che ci venga rilasciato un permesso». È un lavoro «molto impegnativo, lungo e incerto. Ogni anno è una nuova avventura, ed essendo obbligati a passare da queste procedure, siamo costretti a ricominciare ogni volta da zero. Non possiamo dunque proiettarci nella pianificazione e programmazione dell’agenda perché non abbiamo garanzie che tutto fili liscio. Ma noi abbiamo bisogno di organizzarci per tempo, perché la struttura ha bisogno di essere installata in un certo periodo affinché ne valga la pena, altrimenti diventa troppo pesante e caro smontare e rimontare». In più, «non possiamo costruire La Tour Vagabonde solo per un mese».
Ma l’intenzione di trovare una soluzione c’è, e soprattutto, anche da parte del Municipio, come affermato da Roos. Anche se Coursin, teme che «essendo che la manifestazione si tiene più o meno ogni anno, a Friborgo, si rischia di dimenticare l’unicità di questo spazio». Preoccupazione che la capa dei servizi culturali condivide: «Più passano gli anni, più diventa difficile organizzare qualcosa a livello amministrativo. Ma spetta un po’ anche a noi sensibilizzare dall’interno». A ogni modo, tornando sull’onda della speranza, l’organizzatore si augura che nel futuro la situazione cambi: «Dopo così tanto tempo, ci piacerebbe che ci venisse rilasciata l’autorizzazione in anticipo e per più anni, e di poter investire le nostre energie nei progetti culturali piuttosto che spenderle in labirinti amministrativi».
Torniamo alla realtà – non meno complicata – di Lugano. «La Straordinaria – commenta ancora Coursin – ha fatto un lavoro incredibile, variato e con offerte che noi non abbiamo mai proposto. Questo progetto è per noi una vera e propria fonte d’ispirazione e siamo orgogliosi di potervi partecipare. La Tour Vagabonde è il nostro bebé, il nostro spazio creativo per cui donarlo a qualcun altro è sempre una forte emozione. È già successo che prestassimo la struttura itinerante ma era diverso. Lo affittavamo a persone vicine a noi, che conoscevamo da anni e che pur modificandolo riprendevano un po’ il nostro concetto. Ma Lugano rappresenta una prima assoluta». Infine, conclude, non con meno coinvolgimento, «l’obiettivo di questa collaborazione è di dimostrare la necessità di creare spazi autogestiti e indipendenti, e soprattutto che c’è un seguito e un vasto pubblico. Si cerca di dimostrare che c’è un savoir-faire, che vi è dietro un grande lavoro e che se le cose sono ben fatte, uno spazio simile funziona».
In effetti, lo dimostrano le parole sul manifesto scritto dall’Associazione Idra che ha promosso l’evento: "Si tratta di un progetto a termine ideato e realizzato dall’incontro spontaneo e appassionato di operatrici e operatori culturali, uniti dal comune intento di rilanciare la scena culturale indipendente dopo un lungo periodo di crisi. Enti, istituzioni e sponsor ne hanno avvallato la proposta culturale e la riflessione attorno a questo tema". Sì, anche la stessa Città di Lugano ha donato il proprio consenso e appoggio finanziario, con Roberto Badaracco, capodicastero Cultura, sport ed eventi, nel ruolo di interlocutore tra Idra e l’esecutivo. «La mia posizione – ci aveva detto il capodicastero a novembre 2022 – è nota, e forse non è esattamente quella di tutto il Municipio: è impensabile che una città come Lugano, con i suoi quasi 70mila abitanti e con l’agglomerato che arriva a 130mila, non abbia un luogo nel quale quella cultura che vorrei chiamare ‘indipendente’, più che alternativa, possa esprimersi. Oltre a luoghi più grandi, servono spazi per creare, esercitarsi, serve avere un palinsesto».
La torre de La Tour Vagabonde si erge solitaria sul sedime sterrato della Gerra di Lugano, indipendente, come l’organizzazione che l’ha messa in piedi. Ma varcata la soglia di quella struttura dalle forme di teatro elisabettiano, si anima un mondo fatto di pluralità. Una pluralità espressiva che La Straordinaria ha saputo offrire, in una prima per la Svizzera italiana, alle cittadine e ai cittadini del territorio attraverso un vasto programma interdisciplinare dedicato alle varie sfaccettature dell’arte contemporanea, con 40 concerti, 22 performance, nove proiezioni cinematografiche, tre esposizioni d’arte per un totale di 65 giornate d’apertura, dal 28 dicembre scorso al 28 marzo prossimo. Una realtà alternativa che sembra dimostrare di potersi inserire anche in un contesto come quello luganese. Chi vivrà vedrà, per il momento se ne continua a parlare.