laR+ il commento

‘E in mezzo a tutto sta il Pd’

Non il Sole al centro del sistema solare, ma il Partito Democratico, che come un bambino si vede al centro del mondo, da adorare. E sempre senza colpe

In sintesi:
  • Gli elettori scappano e lo zoccolo duro che resta sembra farlo per abitudine più che per convinzione
  • Astronomia, poesia, pedagogia, forse con strumenti nuovi si riuscirà a capire qualcosa
  • I vecchi segretari criticano, dimenticandosi dei loro stessi disastri
La rivoluzione copernicana in un disegno (Wikipedia)
18 ottobre 2022
|

"In medio vero omnium residet Pd". Se Copernico – l’uomo che rivoluzionò il Mondo piazzandolo non più al centro dell’Universo, ma attorno al Sole – fosse nato cinque secoli più tardi, forse avrebbe rifatto due calcoli e l’avrebbe scritto così quel passaggio del celebre trattato che "in mezzo a tutto" metteva il Sole.

Già, perché tutto, per chi sta nel Pd, ruota inevitabilmente attorno al Pd. Per dirla con le parole di Dante Alighieri, un altro che si è fatto ricordare nei secoli e che è riuscito a descrivere perfino Inferno e Paradiso (ma vorrei vederlo alle prese col Pd), evidentemente non è l’amore, ma il Partito democratico che "move il sole e l’altre stelle". Non c’è altra spiegazione.


Militanti del Pd a Roma nel 2008 (Keystone)

Anche per questo, astronomia, poesia e – perché no – pedagogia possono diventare le nuove chiavi per capire questa strana creatura che abbiamo provato faticosamente ad analizzare con strumenti politici, fallendo, fallendo e ancora fallendo, rendendoci spossati come il biologo che s’impunta a catalogare tra le specie viventi, chessò, il cubo di Rubik. E il Pd, come il cubo di Rubik, è un’altra cosa. Ma cosa? Non a caso all’inizio, ai tempi di Occhetto e del funerale del Pci, lo chiamavano così: La Cosa. In un certo senso lo è ancora, imprigionato in personalità multiple e in una serie di "vorrei ma non posso" e "potrei, ma non voglio" che farebbero scappare a gambe levate il dottor Freud in persona. E ormai pure parecchi elettori. Resta solo uno zoccolo duro, rimasto lì più per abitudine che per convinzione, come quelli che vanno tutta la vita al mare – senza un vero motivo – nella stessa pensione.

Jean Piaget, che – beato lui – è morto in tempo per non vedere nascere il Pd, descrisse l’egocentrismo infantile come una fase di crescita in cui il bambino si relaziona con il mondo unicamente dal proprio punto di vista, incapace di percepire la differenza tra la propria visuale e quella altrui. Insomma, il piccolo non sa ancora che esiste una distinzione tra sé e il mondo, come il Pd.


Jean Piaget (a sinistra), che ha perfettamente descritto il Pd senza conoscerlo (Keystone)

Tutte le analisi interne al partito ignorano il mondo intorno: un esempio recente – tra tanti – riguarda Laura Boldrini, contestata in piazza, che alla domanda "scusi, lei chi rappresenta?", risponde "principi e valori". Boldrini, insomma, non si vede come una rappresentante dei cittadini, ma depositaria di una virtù, una dea greca fuori tempo massimo. D’altronde, all’epoca l’Universo ruotava attorno agli dei come oggi intorno al Pd.

Tutto torna, insomma, come tornano le critiche dei vecchi segretari di partito, puntuali come la Cometa di Halley, che però – bontà sua – passa ogni 70 e rotti anni e non dopo ogni elezione: Bersani, D’Alema e Veltroni ansiosi di dirci cosa ha sbagliato il Pd, cosa deve fare il Pd, cosa non ha fatto il Pd, dimenticandosi che sono loro quelli che hanno iniziato a farlo rotolare giù dalle scale.

Ogni sconfitta viene trattata all’interno del Partito come dall’infante di Piaget, incapace di comprendere perché non siano tutti lì ad amarlo e venerarlo per il semplice fatto che esiste. Nei momenti di massima maturità – diciamo quando riesce a immedesimarsi perlomeno in un adolescente – il Pd la risolve dando la colpa agli altri, che non lo capiscono, per poi chiudersi in cameretta ad ascoltare sempre la stessa musica, ripetuta all’infinito. Come infinite, per Albert Einstein, erano due cose: l’Universo e la stupidità umana. La terza, ma lui non poteva saperlo, sono le scuse con cui il Pd si autoassolve.


Gli ex segretari Walter Veltroni e Massimo D’Alema (Keystone)