Il sindaco di Lugano ci racconta i suoi sentimenti personali e come sono mutate le dinamiche e gli equilibri all’interno del Municipio
Ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile anche nel Municipio la scomparsa del sindaco di Lugano Marco Borradori, avvenuta alle 18.10 di mercoledì 11 agosto del 2021 al Cardiocentro di Lugano, dov’era stato ricoverato d’urgenza dal giorno prima a causa dell’arresto cardiaco, verso le 13, mentre faceva jogging da solo nella tenuta Bally di Vezia. L’ex sindaco, classe 1959, si stava preparando per partecipare con alcuni amici alla maratona di New York.
Una morte inaspettata, quella di Borradori. A un anno di distanza quali sono i sentimenti di Michele Foletti che ha preso il suo posto come sindaco? «Bisogna scindere il mio sentimento personale, dal ruolo istituzionale che aveva Marco all’interno del Municipio. Da quest’ultimo punto di vista, dal 2013, assieme e sotto la guida dell’ex sindaco, abbiamo ristrutturato l’esecutivo, riorganizzando i dicasteri in sette aree tematiche, cambiando il modo di lavorare e introducendo le nuove direttive del Municipio. Oltre ad aver avviato il risanamento finanziario, abbiamo lanciato le linee di sviluppo (aggiornate con Marco prima che morisse), rivisto il regolamento organico dei dipendenti comunali e avviato la trasformazione digitale dell’amministrazione. Borradori aveva già tracciato una via che ci ha consentito di continuare a lavorare sui temi annunciati in maniera trasparente. Grazie alla sua eredità, il Municipio non ha avuto grossi scossoni dal punto di vista operativo. Si è continuato sul solco di quanto già cominciato. Come avevo detto al suo funerale, Marco aveva seminato tanto. Un solo esempio: nel dibattito allargato voluto sul Piano direttore comunale (PdCom), abbiamo pubblicato tutte le prese di posizione giunte dall’esterno. Il nuovo sistema di governo lo aveva indicato lui ed è stato condiviso da tutto il Municipio». A livello personale, invece, continua Foletti, «penso a lui tutti i giorni, mi manca soprattutto come punto di riferimento importantissimo. Facendo astrazione dalla carica di sindaco che ricopro da un anno, sento ancora l’assenza di una persona cara con la quale mi confrontavo regolarmente e sinceramente».
A un anno dalla scomparsa, che effetto ha avuto a livello politico, la mancanza di una figura di leader capace di mediare come la sua? Quali contraccolpi ha subito il Municipio? «Certo, la lacuna è rimasta: non abbiamo più il carisma e la rete di relazioni, che aveva creato Marco nella sua trentennale esperienza politica – ammette Foletti –. Ci parlava ancora di Marco, perché lo conosceva personalmente, anche il sindaco di Nyon, nell’incontro che abbiamo avuto la settimana scorsa. È e sarà impegnativo sostituire Borradori. Ci vorrà tempo, prima che a Lugano arrivi un sindaco con la stessa capacità relazionale e gli stessi contatti che Marco ha portato in dote alla Città. Del resto, ricordo che prima aveva diretto per 17 anni il Dipartimento del territorio ed era stato diverse volte presidente del Consiglio di Stato. Ha così avuto modo di allacciare relazioni politiche a livello nazionale che a me mancano, anche se facessi il sindaco per i prossimi vent’anni (cosa che non auspico). La sua esperienza ha dato un valore aggiunto enorme alla Città. Lugano sconta, da questo punto di vista, un deficit difficilmente colmabile, anche se buoni contatti sono giunti, a vantaggio di Lugano, con l’elezione lo scorso anno di Filippo Lombardi, consigliere agli Stati a Berna per diverse legislature. Sono relazioni importanti che noi municipali luganesi non abbiamo: stiamo cercando di costruircele».
Quanto pesa la sua mancanza all’interno della Lega dei ticinesi, anche alla luce dei prossimi appuntamenti elettorali? «L’assenza di Marco si sente. Alla recente festa del 1° Agosto a Riva San Vitale che è stata ben frequentata, tanti sono venuti a salutarmi ricordando Marco – risponde il sindaco di Lugano –. Anche per la nostra base, era un punto di riferimento importantissimo, seppur sapendo ritagliarsi la propria indipendenza. Malgrado nella Lega non fosse attivissimo, era una persona molto ascoltata». E in prospettiva, verso i prossimi appuntamenti elettorali, quale potrebbe essere l’impatto della sua assenza sul movimento di via Monte Boglia? «È presto per parlarne, manca ancora un anno e mezzo, però sicuramente penso che l’assenza di Marco si farà sentire anche per le elezioni cantonali e le federali perché, come detto, per la base, Borradori rappresentava una personalità carismatica e coinvolgente». Cosa è cambiato in Municipio con il subingresso di Tiziano Galeazzi, esponente Udc, al posto dell’ex sindaco. Resisterà anche in futuro dell’alleanza Lega-Udc siglata alle ultime elezioni comunali? «Al di là dell’alleanza Lega-Udc, più che altro, nell’esecutivo abbiamo un quinto esponente di partito. Su sette membri, sono rappresentati cinque partiti. Questo comporta una sfida ulteriore da affrontare nelle sedute per trovare equilibrio, perché Galeazzi porta a Palazzo Civico la posizione di un partito che non sempre si allinea agli altri. E non sempre la linea dell’Udc combacia con quella della Lega».
Quanto incide sull’operato del Municipio il fatto che non sia ancora chiusa la vicenda penale relativa alla demolizione di uno stabile dell’ex Macello? «Il fatto che la vicenda non sia ancora chiusa, lo dobbiamo a chi ha voluto contestare e fare ricorso contro il decreto di abbandono deciso dal procuratore generale – sostiene Foletti –. La questione legata all’autogestione non è più un tema, perché, senza sbandierarlo ai quattro venti, il Municipio ha comunque mantenuto una rete di relazioni con chi aveva e ha concrete proposte culturali alternative. Con chi non vuole dialogare, invece, come ho sempre sostenuto, è impossibile parlare. Non è che con la fine dell’esperienza all’ex macello sia stata cancellata la cultura alternativa a Lugano. Abbiamo individuato i canali per trovare soluzioni. È vero che resta aperta la vicenda giudiziaria e una collega è ancora tecnicamente sotto inchiesta penale, ma unicamente a causa di qualcuno che si è incaponito, non accettando le decisioni di primo grado della magistratura. Questo non ci crea particolari problemi all’interno del Municipio, però causa costi, perché le macerie sono ancora lì e restano aperte una serie di questioni che non possiamo risolvere finché il procedimento penale non sarà concluso». La vicenda aveva comunque scosso l’ex sindaco? «Certamente, Borradori ci era rimasto male, ma non tanto per la dimostrazione inscenata sotto casa sua, quanto per ciò che gli era stato rimproverato in Consiglio comunale, quando un membro del legislativo lo aveva accusato di mentire sapendo di mentire. Credo sia stata la mascalzonata più grande che lui abbia mai subito durante tutta la sua vita».