Iniziativa parlamentare di Dadò (Centro) e Aldi (Lega): ‘Come a Vaud e Ginevra, combattere la poca chiarezza e le zone grigie con 3 o 5 magistrati’
"A fronte dell’indebitamento cronico dello Stato, nonché della poca chiarezza dei conti (siano essi di sfruttamento, di investimento o di sovvenzioni), si ritiene opportuno riproporre nuovamente il tema della Corte dei conti, ancorando alla Costituzione l’istituzione di un organo totalmente indipendente dallo Stato e costituito da persone competenti e indipendenti". Il presidente e deputato del Centro/Ppd Fiorenzo Dadò rompe gli indugi e, assieme alla deputata leghista Sabrina Aldi, con un’iniziativa parlamentare elaborata chiede che anche il Ticino si doti di un organo di revisione dei conti, cosa che in Svizzera succede solo nei cantoni di Vaud e Ginevra.
Un’iniziativa che "si limita a fissare i principi basilari nella Costituzione cantonale, andranno poi adottate le disposizioni legislative concrete". Ma intanto i punti fissi ci sono: "Come ogni tribunale cantonale, la Corte dei conti potrebbe essere composta da 3 o 5 magistrati, eletti secondo il sistema maggioritario. Essa è indipendente e non dipende da alcun altro potere dello Stato. Il periodo di nomina è di 6 anni. La Corte dovrebbe essere composta non solo da avvocati, ma anche da esperti in finanze con cognizioni tecniche (ingegneri o architetti)".
Fissati i primi paletti, il contesto non è mento importante. A partire dal fatto che non è un caso che nel testo dell’iniziativa parlamentare si legga della volontà di riproporre "nuovamente" questo tema. Perché era il 6 novembre 2006 quando l’allora deputato al Gran Consiglio Fabio Regazzi per la prima volta chiese l’istituzione di una Corte dei conti.
L’esame della Commissione parlamentare della gestione, ricordano Dadò e Aldi, "è stato particolarmente dettagliato e ha prodotto un compromesso nel 2012: non istituire la Corte dei conti, ma rafforzare il Controllo cantonale delle finanze. L’iniziativa Regazzi è stata quindi ritirata e il 18 aprile 2012 il Gran Consiglio ha adottato le modifiche proposte".
Il compromesso del 2012 "è stato sicuramente un passo positivo verso un maggior controllo", concedono i due iniziativisti. Tuttavia, "esso si è dimostrato essere insufficiente. Infatti, negli ultimi anni il Cantone non è stato comunque esente da alcune irregolarità amministrative di grande portata, che hanno travolto anche la politica cantonale". Da questi errori "non si possono non trarre le debite conseguenze, che possono essere riassunte in due capisaldi: maggior controllo e maggior indipendenza dell’autorità di controllo".
Una pietra d’inciampo non indifferente nel dibattito degli ultimi anni, dal momento che "il Controllo cantonale delle finanze rimane attribuito amministrativamente al Dipartimento istituzioni e quindi checché se ne dica permane aggregato al potere esecutivo. Il Ccf dal profilo formale non gode di sufficiente legittimità istituzionale e democratica".
Che fare, quindi? Rendere operativa una Corte dei conti vera e propria: "La proposta integra la revisione dei conti dello Stato nelle competenze della Corte dei conti, ciò che per altro è stato approvato dal popolo ginevrino in occasione di una recente revisione costituzionale". Dadò e Aldi sottolineano che "al fine di evitare doppioni e costi inutili, la proposta di revisione include la possibilità di attribuire per legge ulteriori competenze alla Corte dei conti come – per esempio – la vigilanza sugli altri enti di diritto pubblico (i Comuni, ndr) oggi esercitata dalla Sezione degli enti locali".
OItre alla revisione dei conti, questa Corte "potrà svolgere verifiche nell’amministrazione, non solo in un’ottica di natura contabile, ma di controllo anche delle procedure interne. La Corte avrebbe la facoltà di eseguire un cosiddetto controllo di gestione, come avviene nelle società private. Ovviamente le persone interpellate nell’amministrazione, come avviene a Ginevra e Vaud, non potranno opporre il segreto d’ufficio".
La Corte dei conti, per i due deputati iniziativisti, "dovrà avere a disposizione il personale necessario". E come fare coi soldi in tempi di ‘Decreto Morisoli’ e rincorsa al pareggio di bilancio? Presto detto: "Anche in un’ottica di ottimizzazione delle risorse, le persone oggi attive nel Controllo cantonale delle finanze potranno essere trasferite in questo nuovo organismo". E con il suo avvento, "deve essere data la facoltà anche al Gran Consiglio per incaricare la Corte di svolgere inchieste amministrative, senza dover necessariamente far capo al macchinoso sistema della Commissione parlamentare d’inchiesta, con tutti i limiti che si conoscono".
Vista l’importanza della proposta, Dadò e Aldi ritengono necessario "e come nei cantoni di Vaud e Ginevra" che "la Corte dei conti deve trovare la sua fonte giuridica primordiale nella Costituzione". In questo modo "il popolo potrà decidere liberamente e democraticamente se desidera mettere in funzione questa nuova autorità anche nel Canton Ticino". E dettano le tempistiche: "Proprio perché occorrerà poi adottare una legge di applicazione (e/o modificare alcune leggi attualmente in vigore) l’entrata in vigore della modifica costituzionale deve essere posta simultaneamente alla normativa legislativa, ma non oltre due anni dopo la votazione popolare, al fine di stabilire uno spartiacque invalicabile".
A Ginevra la Corte dei conti è stata istituita all’inizio del 2007. Uno dei suoi giudici e presidenti è stato Stanislas Zuin, autore nel 2014 di un contributo apparso sulla ‘Rivista ticinese di diritto’ col titolo "L’apporto della Corte dei conti del Canton Ginevra nella prevenzione e nell’individuazione delle pratiche corruttive". Sette anni dopo la creazione di una magistratura contabile, Zuin scrive che "sono tate identificate diverse situazioni che possono essere qualificate come ‘zona grigia’ di pratiche corruttive, ma che presentano elementi oggettivi o soggettivi costitutivi di reato insufficienti per poter essere denunciate al Ministero pubblico". Sufficienti però a sollevare interrogativi e a portare a dire, aggiungiamo, che il comportamento dei pubblici funzionari non deve essere valutato solo sulla scorta del Codice penale.
Zuin elenca una serie di situazioni, di zone grigie finite sotto la lente della Corte dei conti e poi nelle relazioni da lei pubblicate. Come l’agevolazione di parenti o amici nei procedimenti di assunzione. L’allora magistrato della Corte cita il caso di un dirigente dello Stato di Ginevra che lavorava regolarmente con una società di fornitura di personale a prestito (Lc): dirigente "che ha proposto un contratto destinato a far assumere il figlio". La società ha accettato di assumere il figlio e di metterlo a disposizione mediante un contratto Lc. La persona ingaggiata, peraltro, "non possedeva obiettivamente tutte le qualifiche richieste per l’impiego".
La Corte dei conti, annota ancora Zuin, "ha infine notato una disfunzione totale della catena di controllo, poiché il contratto tra la società di fornitura di personale a prestito e lo Stato è stato firmato da tre alti dirigenti". Come è andata a finire? "Il consigliere di Stato responsabile del Dipartimento – si legge nel contributo di Zuin – ha ordinato un’indagine amministrativa. Il dirigente ha ricevuto un biasimo e ha poi dato le dimissioni".
Un altro caso citato da Zuin riguarda la modalità di attribuzione degli appalti pubblici. Scrive: "Si tratta dei criteri di selezione dei fornitori informatici nell’ambito di inviti a gare di appalto organizzate dallo Stato di Ginevra. La Corte dei conti "ha rilevato un procedimento di invito a una gara di appalto che presentava indizi di mancanza di obiettività nei criteri e nel processo di attribuzione dell’appalto". Come è andata a finire? "Nel corso dell’audit, e dopo averne discusso con la Corte, la direzione generale ha deciso di annullare la gara di appalto".
Zuin conclude l’articolo uscito otto anni fa sulla ‘Rivista ticinese di diritto’ con le seguenti osservazioni: "Potendo essere adita da ogni cittadino ed essendo le sue relazioni di carattere pubblico, un’istituzione come la Corte dei conti contribuisce a promuovere una cultura d’impresa che favorisce la prevenzione e l’individuazione di pratiche corruttive, sia all’interno dell’entità sottoposta ad audit sia nell’ambito delle diverse entità che possono considerarsi confrontate a problematiche analoghe. Tuttavia, l’azione di una Corte dei conti è pertinente solo a livello della sfera pubblica cantonale e comunale. Essa ha quindi un ruolo complementare in strategie più ampie di lotta contro la corruzione".