Imposte di circolazione, in parlamento è finale ‘thriller’. Dopo il no al rapporto di maggioranza, sì a quello Ps/Verdi: andrà al voto contro l’iniziativa
Sulle nuove imposte di circolazione l’ultima parola l’avrà il popolo, con un ‘accordo’ in extremis tra Ppd, Lega, Ps, Udc e Verdi che fino a una settimana fa sembrava fantascienza e che, da ieri pomeriggio e nelle ultime ore – passate tra telefoni roventi e fitte chat tra i deputati –, ha preso sempre più corpo fino al voto finale: dopo la bocciatura da parte del plenum del rapporto di Fiorenzo Dadò e Daniele Caverzasio che ripercorreva tout court la proposta di plafonare le imposte a 80 milioni, considerare solo le emissioni di CO² per il computo e renderne referendabili le modifiche (rapporto bocciato 44 a 41, con i no di Plr, Ps, Verdi, Mps, Pc e Tamara Merlo (Più donne), sono andati in votazione eventuale i due rapporti di minoranza.
Quello del Plr – che voleva fissare a 96 milioni il tetto massimo delle imposte, considerando anche la massa oltre le emissioni – e quello di Ps e Verdi, che al tetto massimo di 96 milioni aggiungeva le emissioni di CO² come fattore preponderante (63%) nel computo dell’imposta, l’aggiunta della massa (37%) e l’indirizzare i soldi incassati in eccesso rispetto ai costi per le strade verso incentivi al trasporto pubblico per il ceto medio, con uno sconto del 15% per chi già riceve sussidi di premi cassa malati.
Ed è qui che è caduto il velo di Maya: a sostenere il rapporto di Ps e Verdi sono stati, in blocco, pure Lega, Ppd e Udc. Il resto è stata tutta discesa verso la chiamata alle urne dei ticinesi: con il sì all’emendamento che chiedeva di abbassare la tassa base per tutti a 120 franchi, è arrivato il sostegno finale anche dei favorevoli al rapporto di maggioranza e all’iniziativa popolare. Motivo? Semplice: sarà il popolo a scegliere quale dei due testi votare, l’iniziativa ‘Per un’imposta di circolazione più giusta’ e il rapporto rossoverde che, emendato, è diventato un controprogetto e, a fronte del mancato ritiro dell’iniziativa popolare, andrà in votazione assieme alla proposta con primo firmatario Marco Passalia.
Nel caso in cui fossero stati bocciati tutti e tre i rapporti, il dossier sarebbe tornato nella commissione della Gestione.
A prendere la parola prima del voto sul rapporto di Ps e Verdi è la capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella: «Ci risulta difficile capire e accettare quello che sta succedendo, da una parte abbiamo visto la forzatura del rapporto di maggioranza, oggi socialisti e Verdi accettano di farsi imporre e modificare il loro progetto originale pur di far passare qualcosa». Ma ne ha anche per il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, la capogruppo Plr: «In mezzo il consigliere di Stato, che invece di difendere la posizione del governo mi sembra che oggi abbia provato a dare ragione a tutti ma senza difendere la posizione Consiglio di Stato», posizione che è stata ripresa dal rapporto di minoranza proprio del Plr.
Ancora più secco il presidente liberale radicale Alessandro Speziali: «Spiace vedere che Gobbi abbia indossato la divisa dell’arbitro pur di svestire quella del governo».
La replica di Gobbi è arrivata subito: «Quando nel 2016 il sottoscritto uscì con l’aumento delle imposte di circolazione, senza ricevere tanti applausi dalla mia fazione, ho fatto il compito del governo. Mettere in dubbio che io non lavori collegialmente lo rifiuto in toto, oggi in questa gazzarra (il dibattito prima del voto è stato senza esclusione di colpi, ndr.) ho fatto l’arbitro, non potendo fare altro». Questo prima del voto che con 59 favorevoli, 3 contrari (Mps) e 23 astenuti (Plr) ha chiuso quattro ore di dibattito, entrate a gamba tesa e colpi sotto la cintura. E strategia. Tanta.