Calcolo della nuova imposta di circolazione, la Lega per ora si defila mentre Plr e Ps confermano il loro no al testo Dadò/Pamini. E il clima è teso
Centro e Udc tirano dritto, la Lega si sfila all’ultimo ma il gruppo parlamentare deve ancora discuterne, Plr e Ps diranno di no. Sulla nuova imposta di circolazione la linea del traguardo sembra sempre più lontana, la confusione aumenta e l’abbassamento della fattura per il 2023 diventa una chimera. Il rapporto commissionale di Fiorenzo Dadò e Paolo Pamini – che chiede di recepire le proposte di correzione sui cicli di omologazione per il calcolo del CO2, ma non accetta il moltiplicatore suggerito dal Consiglio di Stato per mantenere a 85 milioni di franchi l’incasso totale – per ora raccoglie solo le adesioni dei rispettivi partiti. Morale della favola: con la più che probabile bocciatura di questo rapporto da parte del plenum nella sessione che si inaugurerà lunedì 12 dicembre, per l’anno prossimo entrerebbe in vigore quanto votato dal popolo ‘tout court’: disparità di trattamento compresa a livello di cicli di omologazione.
E il rapporto di Dadò e Pamini è un rapporto da battaglia campale. "A differenza della proposta del Consiglio di Stato sostenuta da una parte del Gran Consiglio, miriamo a evitare di tartassare ulteriormente i cittadini automobilisti e ci si orienta verso un concreto alleggerimento fiscale dei ticinesi in una fase storica difficile, fatta di continui rincari e molta incertezza" si legge infatti nel testo. Di più: "Si ritiene imperativo mantenere i patti con i cittadini che hanno votato in larghissima maggioranza per l’iniziativa del Centro/Ppd, senza andare a proporre formule che nulla hanno a che fare con la volontà popolare ma che mirano unicamente a far cassetta", scrivono Dadò e Pamini riprendendo anche le tesi esposte su ‘Il Mattino della domenica’ nelle ultime due edizioni.
Affinando i calcoli, è venuto fuori che "la riduzione degli introiti dell’imposta di circolazione per il 2023, dagli 85 milioni preventivati a circa 78 milioni di franchi, è perfettamente in linea con quanto chiede l’iniziativa, ossia garantire la relazione diretta con l’effettivo costo delle strade". Per contro, attaccano Dadò e Pamini, "questa significativa boccata d’ossigeno per i ticinesi rappresenta nel concreto un lillipuziano sacrificio per lo Stato che, ricordiamo, spende ogni anno oltre 4mila milioni di franchi dei cittadini contribuenti". E ancora: "Il tentativo di aggirare la volontà popolare per qualche milione, a discapito dei cittadini che stanno vivendo un momento di difficoltà, non fa certo onore alla classe politica di questo cantone".
Eppure erano tutti d’accordo che le storture, evidenziate già prima del voto, andassero corrette in Gran Consiglio. Il rapporto di Dadò e Pamini lo ricorda citando ampi virgolettati del presidente liberale radicale Alessandro Speziali sul tema, come rammenta pure il fatto che "tutti i partiti di governo, unitamente al direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, si sono espressi pubblicamente a favore di una misura correttiva conseguente all’evoluzione mondiale dei sistemi di misurazione del CO2". La soluzione governativa che distingue il valore delle emissioni a differenza del ciclo di omologazione Wltp e Nedc "è condivisa", mentre "non è accettabile la proposta di compensazione che prevede l’introduzione di un fattore di moltiplicazione perché disattende gli intenti dell’iniziativa e nulla ha a che fare con quanto deciso dal popolo".
E la Lega? Dopo aver sottoscritto e aver appoggiato in parlamento e davanti al popolo l’iniziativa del Centro, deciderà dopo la riunione del suo gruppo parlamentare. Stretta tra l’incudine e il martello: il sostegno a una proposta per cui si è spesa parecchio, e il proprio consigliere di Stato Gobbi che ha proposto quel coefficiente di moltiplicazione del gettito che non è andato giù a Dadò e Pamini. Ma anche a buona parte della Lega stessa. Raggiunto a Berna dove è impegnato nella sessione delle Camere federali, il consigliere nazionale leghista e direttore del ‘Mattino’ Lorenzo Quadri non entra nel merito delle discussioni commissionali, ma a ‘laRegione’ afferma: «Non posso che ribadire quanto già scritto nelle ultime due edizioni dal nostro domenicale, cioè che la volontà popolare va applicata e non forzata dal governo pro saccoccia. Se la volontà popolare causa minori entrate, si troverà il modo di compensarle. Sicuramente un voto non può essere manipolato».
Contrario resta il Plr, anche se venerdì con l’ultima proposta del Consiglio di Stato una porta si era aperta. «Eravamo disposti, se ci fosse stata una maggioranza, ad andare avanti con quanto fissato dal governo con l’ultimo decreto urgente» spiega infatti la capogruppo Alessandra Gianella. Ma questa maggioranza non ci sarà, «e quindi rimaniamo sulla nostra posizione: entri in vigore quanto votato dal popolo, che si è espresso su una proposta che si sapeva già non essere perfetta. Noi lo abbiamo detto più volte, adesso si trarranno le conseguenze».
Non hanno invece presentato alcun rapporto Ps e Verdi, autori del controprogetto bocciato in votazione popolare. «Gli iniziativisti – dice il capogruppo socialista in Gran Consiglio Ivo Durisch – sono andati avanti a muso duro, pretendendo di abbassare ulteriormente il gettito e senza nessuna volontà di discutere, e la Lega non firma niente».
Insomma, rileva Durisch, «oggi come oggi non c’è una maggioranza a favore del rapporto del Centro/Ppd, dunque degli iniziativisti, ma non ci sarebbe stata neppure per un nostro eventuale rapporto. Sta di fatto che al momento attuale mancano in Gran Consiglio i quarantasei voti necessari perché il rapporto del Centro passi. Il rischio – aggiunge il capogruppo del Ps – è che entri in vigore il testo di legge accolto in votazione popolare alla fine di ottobre, che contiene la nota disparità di trattamento, per la quale ad esempio un’auto del 2018 pagherebbe di meno di una vettura del 2021, a parità di emissioni o addirittura con quella del 2021 che presenta meno emissioni. E questo a causa dell’avvenuto cambiamento del sistema di misurazione. Mi dispiace che in commissione non sia stato compiuto nessun passo per trovare una convergenza. Di questa disparità di trattamento si sapeva comunque già prima della votazione popolare. E la si sarebbe potuta rimuovere se il Dipartimento istituzioni si fosse mosso per tempo per risolvere il problema».
Per Durisch «il patto stretto nella campagna in vista del voto del 30 ottobre, quello cioè di mantenere il gettito annuale a 91,5 milioni di franchi, non è stato mantenuto. Ancora una volta gli iniziativisti hanno forzato la mano e il risultato è questo: il nulla di fatto. Con la probabile conseguente entrata in vigore di una legge che contiene la citata disparità di trattamento. Se è ciò che vogliono gli iniziativisti… lo spiegheranno a chi dovrà pagare di più». Quindi? «Auspico che per il 2023 il Consiglio di Stato faccia una direttiva interna, all’indirizzo della Sezione della circolazione, per cancellare la disparità di trattamento».
E in tutto questo, il primo firmatario dell’iniziativa ‘Per un’imposta di circolazione più giusta’ approvata in ottobre, il deputato del Centro Marco Passalia, come l’ha presa? Allarga le braccia e afferma: «Semplicemente c’è chi non vuole rispettare né la volontà popolare, né i patti. Sia il rapporto Centro/Lega/Udc, sia quello di Ps/Verdi, sia quello del Plr avevano lo stesso problema sui cicli di omologazione, e tutti avevano nero su bianco che si sarebbe dovuti arrivare a una correzione». Adesso, continua Passalia, «se qualcuno si tira indietro lo fa contro la volontà popolare, e la gente dovrà sapere chi effettivamente non vuole sia applicata. Ovviamente – aggiunge – confidiamo che anche la Lega potrà sostenere questo rapporto mostrando di essere molto attenta ai diritti popolari».