‘Grin Festival - Musiche dal mondo’, nei Grigioni dal 30 giugno al 3 luglio, una proposta che arriva fino al teatro: a colloquio con Nico Fibbioli
Con la mini-edizione dei giorni del Covid sarebbero cinque, ma quel che conta è che senza restrizioni è la quarta edizione del Grin Festival di Roveredo, ‘Grin’ da ‘grillo’ – come l’animaletto viene chiamato nei Grigioni – ma assai simile a ‘green’, verde, assonanza che si sposa con un happening musicale, anche teatrale, che vuole essere a tutti i costi ecosostenibile. Nella comunicazione ufficiale, Grin Festival viaggia insieme a ‘Musiche dal mondo’, attrazione principale di quanto accadrà dal prossimo 30 giugno al 3 luglio. «L’intento è sempre stato quello di portare i suoni del mondo nei Grigioni, gli esponenti della musica tradizionale e folk di ogni provenienza. È la ragione per cui il Grin esiste e nessun’altra», spiega Nico Fibbioli, punto di riferimento anche artistico dell’evento. «Sono un appassionato di musiche dal mondo da quando avevo 13 anni, ho sempre sognato di organizzare un festival che le potesse raccogliere. Ho studiato musica in India e nel 2017 alcuni amici indiani in tour in Europa mi chiesero di organizzare loro un piccolo concerto, che si tenne proprio nella sede del Grin. La gente apprezzò, qualcuno chiese che la cosa si potesse ripetere. Il festival è nato cosi».
C’è Fibbioli dietro i palinsesti annuali. Una volta che il Grin si è fatto conoscere, proposte e materiale d’ascolto sono cominciati ad arrivare spontaneamente. «Ma continuo ad ascoltare i gruppi, a scegliere, andando a volte per la mia strada, sempre rispettando alcune provenienze fisse, l’Africa, il Sudamerica, l’Europa e l’Asia, un tipo di rappresentanza il più globale possibile». E globale significa Gambia, Polonia, Estonia, Gran Bretagna, India, Georgia, Brasile, Germania, Serbia, Francia e Svizzera. Russia inclusa, che avrà il suono dei Dobranotch: «È il terzo anno che rimandiamo questo festival e la formazione russa era in lista già tre anni fa. Sono molto bravi, li avevo visti in concerto tempo prima in Estonia, li abbiamo confermati. Quando è successo quel che è successo in Ucraina mi sono confrontato con i miei collaboratori e ci siamo trovati tutti d’accordo sul fatto che non avrebbe avuto alcun senso escluderli per il solo fatto di essere russi, una limitazione che avrei trovato profondamente stupida. A garanzia però dell’essere contro la guerra: se mi avessero risposto di essere favorevoli, avrei detto loro di restarsene a casa; nel momento in cui mi hanno comunicato la loro assoluta contrarietà, mi sono ritrovato ancor più contento della loro presenza, perché portano qualcosa di più, un punto di vista di cittadini russi, ancora più importante».
In nome dell’apertura, ne abbiamo scritto nei giorni scorsi, il Grin aprirà anche una finestra sull’Ethno Switzerland, al via dal 30 giugno sempre a Roveredo, ospitando il lavoro finale di un camp internazionale di musica etnica che per la Svizzera è una prima assoluta. Sin dal 1990, Ethno tiene viva la tradizione musicale world, folk e traditional del pianeta attraverso camp annuali, workshop, concerti e tour in tutto il mondo. «Siamo stati i primi a organizzarlo in terra elvetica, siamo stati la prima associazione a entrare in Ethno, una piattaforma internazionale, ed è stata un’operazione impegnativa. È una prima edizione, speriamo serva ad accrescerne la popolarità in Svizzera».
Andando per grandezza di caratteri sulla grafica ufficiale del festival, il nome di punta del Grin è quello della gambiana Sona Jobarteh. E un motivo c’è. Impegnata in prima persona per i diritti civili, polistrumentista, cantante e compositrice, Jobarteh è una virtuosa di kora, arpa africana a 21 corde. A lei si deve la rottura della rigida tradizione patriarcale africana che proibiva alle donne di suonare strumenti musicali. L’artista gambiana è salita all’attenzione internazionale dopo aver composto la colonna sonora di ‘Motherland’, docu-film sull’Africa, e ha poi raggiunto piena fama con l’album ‘Fasiya’ (2011).
Fibbioli cita anche il lavoro di rivisitazione in chiave jazz-fusion della musica tradizionale polacca portata in atto dalla Warsaw Village Band, e i Chveneburebi, «che della musica georgiana sono tra i rappresentanti più importanti, incarnando però un mondo a sé». Tutta questa sete di ‘etnico’ – gli ucraini Go_A di ‘Shum’, Eurovision 2021, un fulgido esempio – contamina oggi sempre di più anche la scena mainstream: «Si va in quella direzione – specifica il direttore artistico – le contaminazioni nell’Europa dell’est sono letteralmente esplose».
Grin Festival è anche workshop, kid’s corner, camping e, come detto in apertura, teatro. Diverse le compagnie presenti. Le proposte di sabato, dalle 11: gli abiti trasformati in personaggi ne ‘Il guardaroba’, con Mariangela Martino; i due personaggi beckettiani di ‘Lesshome’ con Daniele Bianco e Florial Vuille; ‘La principessa vuole…’, con il duo Liebestoll in una pièce che prende spunto dall’ascesa dell’architetto roveredano del Settecento Gabriel de Gabrieli.
Di sabato, ma anche di domenica, la ‘Panikommedia’ di Circopaniko, spettacolo che unisce circo, comicità e musica dal vivo; l’omaggio a Rodari con le ‘Storie al telefono’ di Daniele Bianco; le ‘Genealogie caprine’ di Piera Gianotti; ‘Il bosco in valigia’, narrazione con figure di Santuzza Oberholzer. Detto questo, Fibbioli: un buon motivo per esserci? «Sembra scontato dirlo, ma sarà un festival diverso per come si conoscono i festival qui da noi. C’è la possibilità di farsi una vacanza, naturalmente, ma immersi in musiche dal mondo portate da gruppi veramente di gran livello. Sarà magico, questo posso garantirlo» (www.grinfestival.ch).
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Fino al 3 luglio