Madre e figlia uccise nel Varesotto: il 57enne arrestato ha ammesso le sue responsabilità. Era ossessionato dai debiti
Ha ammesso le sue responsabilità l’uomo sospettato di aver ucciso moglie e figlia 16enne, e di aver tentato di fare altrettanto con l’altro figlio 23enne prima di cercare a sua volta di togliersi la vita in un’abitazione di Samarate (Varese), poco distante dal confine con il Ticino, nella notte sul 4 maggio.
Davanti agli inquirenti l’uomo, un 57enne, ha spiegato il brutale omicidio della moglie e della figlia 16enne con "l’ossessione per i debiti", rispondendo alle domande del giudice delle indagini preliminari di Busto Arsizio Piera Bossi, durante il suo interrogatorio di garanzia che si è svolto oggi nel reparto di psichiatria dove è stato ricoverato subito dopo essere stato arrestato.
"Mi sentivo un fallito, responsabile di non poter garantire lo stesso tenore di vita alla famiglia in futuro, non so perché ho agito così", ha provato a spiegare l’uomo, raccontando poi di aver smesso di "vagare per la casa" e di aver agito "ma non so spiegare perché sia successo".
L’uomo "ha risposto sofferente alle domande, con un forte disagio che ha portato a una breve interruzione delle domande – racconta all’Ansa il suo legale Enrico Milani –. Quella sera ha spiegato di aver cenato con la famiglia come sempre, e di aver lavato i piatti". Poi i ragazzi sono saliti "nelle loro stanze. La moglie si è messa a dormire sul divano e lui ha continuato a passeggiare per casa senza smettere di pensare al peso dei debiti che viveva come insopportabili". Dopodiché, le aggressioni che "lui non sa spiegare. Non sa dire perché ha agito così". L’uomo ha confermato di aver "colpito prima la moglie, poi la figlia e infine il figlio con un martello, e di aver usato il trapano su di sé per uccidersi" senza sedare nessuno prima della strage.
Il 57enne resta ricoverato nel reparto di psichiatria del San Gerardo di Monza. La difesa ha già chiesto che sia sottoposto a perizia psichiatrica.