Svizzera

Ergastolo per l’autore del doppio assassinio di Payerne

Un tribunale vodese condanna alla reclusione a vita un 53enne portoghese. L’uomo nel 2018 aveva ucciso la moglie e il figlio maggiore.

L’imputato ha voluto “farla pagare” a sua moglie
(Keystone)
23 agosto 2021
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Losanna – Un 53enne portoghese è stato condannato oggi all'ergastolo dal Tribunale criminale della Broye e del Nord vodese. È stato riconosciuto colpevole dell'assassinio di sua moglie e del figlio maggiore, uccisi nel loro appartamento di Payerne nel 2018.

Il Tribunale, trasferitosi per l'occasione a Renens, ha stabilito che l'imputato ha agito "con l'estrema freddezza di un assassino" compiendo una "pura e semplice esecuzione" della moglie e del figlio, ai quali ha sparato trenta volte. Il modo in cui ha agito è stato "atroce" e le circostanze del crimine "spaventose", ha detto il presidente Donovan Tesaury, denunciando ancora la "barbarie senza limiti" dell'accusato.

Una vendetta

Per la corte l'imputato ha voluto "farla pagare" a sua moglie per aver lasciato la casa coniugale dopo aver sopportato diversi anni di abusi fisici e verbali.

Armato di una pistola e due caricatori, il muratore 53enne era andato nell'appartamento della moglie nella prima serata del 25 aprile 2018. È scoppiato un alterco e ha sparato un primo colpo contro il figlio maggiore, di 18 anni, che tentava di difendere la madre. L'uomo ha svuotato il caricatore contro la consorte, ha ricaricato l'arma e poi raggiunto il figlio che si era trascinato nella tromba delle scale dopo aver ricevuto il primo proiettile, e lo ha finito con altri tre colpi. In tutto ha sparato 30 volte. Quando ha finito le munizioni, è fuggito a casa di un conoscente, prima di consegnarsi alla polizia durante la notte.

L’imputato dice di non ricordare

Interrogato in tribunale lunedì scorso, il portoghese non è stato in grado di spiegare i motivi della carneficina, sostenendo di non ricordare la scena. Il presidente del tribunale aveva ricordato in quella circostanza che gli esperti psichiatrici hanno stabilito che la responsabilità penale dell'imputato era "piena e completa".