Lo storico edificio Salita dei Frati di Lugano è passato recentemente nelle mani di una fondazione, che ha deciso di destinarlo alla collettività
Torneranno presto a popolarsi le celle (in realtà delle vere e proprie stanze) del convento Salita dei Frati, che per diversi secoli hanno ospitato generazioni di frati cappuccini. Negli spazi una volta destinati al riposa e alle preghiere dei religiosi troveranno infatti posto, a partire da questo pomeriggio, i profughi ucraini in fuga dalla guerra. «Ci siamo chiesti cosa si poteva fare di questi locali. La nostra intenzione era quella di restituirli alla collettività. La Protezione civile si è detta subito interessata quando gli abbiamo dato la disponibilità a ospitare le famiglie in fuga dal conflitto». Ha affermato Niccolò Lucchini, presidente della Fondazione ‘Convento Salita dei Frati’. «Abbiamo acquistato questo stabile lo scorso mese di febbraio, anche se ne siamo poi entrati in possesso solo dallo scorso luglio. Lo scopo era salvare un gioiello architettonico dalla speculazione edilizia ed evitare che un pezzo della storia di Lugano andasse perso». In passato l’edificio, un bene storico risalente al 16º secolo che ospita anche una biblioteca con oltre 100mila volumi, era stato a un passo dal finire nelle mani di un imprenditore privato, intenzionato a trasformarlo in una struttura ricettiva di alto livello. «Ora invece ospiterà fino a 60 rifugiati e in futuro potrebbe dare spazio anche ad altre persone bisognose o ad associazioni attive sul territorio. Ci piace pensare che questi spazi, situati in centro città ma divisi da mura e recinzioni, possano diventare un luogo di condivisione e aggregazione, come sta già succedendo per quanto riguarda la biblioteca», ha spiegato Fabio Stampanoni, avvocato e membro della fondazione.
Per rendere utilizzabili le stanze, e gli altri spazi condivisi, si sono comunque resi necessari alcuni interventi di ammodernamento. «Ci siamo occupati più che altro di riattivare l’involucro. Non siamo partiti da zero, ma abbiamo apportato alcuni cambiamenti. Lo stile di vita dei frati è sicuramente diverso da quello di una famiglia in fuga dalla guerra», spiega il tenente colonnello della protezione civile (Pc) Aldo Facchini. «La funzione dell’ex convento sarà quella di struttura collettiva di secondo livello. Qui le persone restano per un periodo limitato, si pensa a circa due o tre settimane, prima di essere collocate in appartamenti indipendenti sparsi sul territorio». Oltre alle camere, i militi della Pc hanno adattato i locali alle esigenze dei profughi. «È stata creata una zona giochi per i più piccoli e una stanza relax con televisione e computer. A questi si aggiungono ovviamente gli spazi esterni, dove gli ospiti potranno vivere la bella stagione osservando il panorama. Alcune zone, come lo storico vigneto, resteranno invece chiuse». I profughi avranno anche la possibilità di seguire lezioni e corsi per integrarsi al meglio sul territorio. A occuparsi delle spese di sostentamento dei profughi sarà il Cantone, come già avviene in tutti gli altri centri di accoglienza. La Fondazione ‘Convento Salita dei Frati’ ha invece messo a disposizione la struttura, senza fissare una data di scadenza.
L’ex convento sarà anche la struttura sulla quale la Protezione civile conta di poter fare affidamento in futuro. Sono attualmente sei i centri di questo tipo sparsi sul territorio, e non si prevede di ampliare il loro numero. «Anzi – prosegue Facchini – la speranza è di chiuderne qualcuno nei prossimi mesi». Quello che apparteneva ai frati cappuccini è in ogni caso l’edificio che meglio si presta a questa funzione: «A differenza di altre strutture, penso ad esempio a quella di Breno, non c’è la necessità da parte del proprietario di tornarne in possesso per riprendere le attività che ospitava fino a poco tempo fa». A questo si aggiunge la collocazione ottimale di cui gode l’ex convento. «In pochi passi si può raggiungere il centro di Lugano e sentirsi parte della comunità, interagendo con altre persone». Inoltre le stanze, spesso piuttosto piccole rispetto a quelle delle altre strutture, ben si prestano a garantire la privacy. Le famiglie non sono infatti costrette a condividere la camera da letto con altre persone. «Si può quindi prevedere che quello di Lugano sarà l’ultimo centro a chiudere i battenti in ordine di tempo», conclude il tenente colonnello della Protezione civile.
Nelle intenzioni della fondazione, l’ex convento avrebbe dovuto ospitare anche un asilo. Il progetto non era però andato in porto per via degli alti costi necessari per rendere la struttura adatta a questa attività. Le dimensioni dei locali, proprio per via della loro origine, erano stati infatti ritenuti troppo limitati. Si sarebbero inoltre dovuti adattare i sanitari alle necessità di bambini piccoli. Il progetto non è comunque definitivamente arenato. Il Consiglio della fondazione sta studiando una possibile soluzione insieme all’architetto Mario Botta, che della stessa fondazione è membro. La speranza dei promotori è quella di realizzare una struttura che possa accogliere fino a una trentina di bambini.