Scaduta ieri la pubblicazione della domanda di costruzione per il restauro e l’edificazione di nuove aree (interrate) nel prezioso comparto seicentesco
Un polo formativo firmato da Mario Botta. Questo il futuro dell’ex Convento Salita dei Frati di Lugano. Ieri è scaduto il periodo di pubblicazione della domanda di costruzione per la demolizione di alcuni manufatti, un riordino generale degli spazi esterni e una nuova edificazione sostanzialmente interrata. Una ristrutturazione chiaramente con vocazione culturale, come ci confermano l’architetto Mario Botta, che firma il progetto, e Niccolò Lucchini, presidente della Fondazione Convento Salita dei Frati di Lugano, istante della domanda.
«Si può considerare come uno ‘studio di fattibilità’ per capire quali contenuti sono adatti. Ma la vocazione è chiara – ci spiega l’architetto –. C’è già una biblioteca che funziona bene, con numerosi libri pregiati, e quindi si potrebbero inserire altre attività culturali». Quali non è ancora noto, gli spazi sono in effetti ancora tutti da assegnare, chiarisce Lucchini. «I contenuti sono ancora in larga parte da definire e gli spazi sono modulabili». A mancare sono dunque gli investitori, per un progetto stimato attorno ai 7 milioni di franchi. «Nei prossimi mesi cercheremo potenziali interessati. Credo che la Città possa essere fra questi, perché hanno bisogno di molti spazi culturali. Ma anche Usi e Supsi, le associazioni e perché no società private».
Un inquilino tuttavia è già stato trovato: si tratta della scuola dell’infanzia Little Stars Ticino, che ha già aperto i battenti lo scorso settembre in via Ceresio a Massagno. «Si tratta di una sede provvisoria – precisa Lucchini –, vorremmo poterla inserire negli spazi del convento ma attualmente questo non è possibile». L’asilo è privato e bilingue: le maestre parlano italiano e inglese ai piccoli. E se l’impostazione conferita con questa prima domanda di costruzione dovesse andare in porto senza particolari ostacoli, sarà necessaria una seconda istanza per l’insediamento della scuola dell’infanzia, che specifichi tutti i dettagli dell’operazione.
Cultura dai bambini molto piccoli agli adulti, dunque, nel nuovo ‘polo’. Secondo l’incarto consultabile agli uffici della Divisione edilizia privata della Città, il progetto prevede delle aule per seminari, ma anche una sala polivalente con una capienza considerevole: 500 persone. Dagli attuali 8, si passerà inoltre a 21 posteggi. «I volumi resteranno però quelli esistenti – assicura Botta –, si tratta di un progetto di tipo conservativo. Dei manufatti per attività agricole risalenti ai frati (un porcile e una conigliera, ndr) verranno demoliti, quell’area sarà riconvertita per nuovi spazi che saranno ipogei». Esternamente dovrebbe cambiare poco: l’immagine sarà quella di un giardino, con alcuni nuovi innesti costruiti, il grosso dell’edificazione saranno un paio di piani sotterranei.
«Sfrutteremo l’andamento del giardino a valle – ancora l’architetto –. Vogliamo mantenere e valorizzare il verde già presente, il vigneto. Ma soprattutto presentare sotto una nuova veste quello che riteniamo essere uno spazio straordinario praticamente in centro città. Dal punto di vista architettonico è praticamente un hortus conclusus. Un luogo in attesa di una destinazione che sia di interesse pubblico. E questo è anche uno dei motivi per i quali abbiamo preparato questa domanda di costruzione: mostrare il potenziale del comparto. Si possono immaginare seminari, attività di vario genere, esposizioni. La chiesa stessa potrebbe essere riutilizzata per fini non ecclesiastici. Ci auguriamo che il Comune e la cittadinanza comprendano che questo luogo è un vero e proprio gioiellino».
Il convento seicentesco è stato abitato per secoli dai Cappuccini, che l’hanno lasciato pochi anni fa. Nel 2021 è stata scongiurata una vendita che avrebbe potuto rappresentare per Lugano la perdita di un prezioso luogo storico per fini immobiliari di carattere privato. A evitare questo scenario, proprio la neonata Fondazione, costituitasi con l’unione di due altri storici enti luganesi: la Fondazione Filippo Ciani e la Fondazione Nerina Bellingeri, Vedova Gualdi. E sin dall’acquisto da parte della Fondazione, sono state esplicitate le intenzioni di inserire contenuti di carattere culturale e sociale. «Abbiamo voluto salvarlo perché lo riteniamo un importante pezzo di storia della città» osservano entrambi i nostri interlocutori. L’autorizzazione per la domanda di costruzione dura un paio d’anni, ora la Fondazione ha il compito di trovare gli investitori. A tal proposito, nelle prossime settimane è in previsione anche una serata pubblica di presentazione del progetto.