Tre musiciste sono scappate dalla guerra e ora sono ospiti dell’associazione ‘paradise is here’. Lanciata una raccolta fondi per il loro sostentamento
Sono scappate con poche cose. Alcuni abiti, documenti personali, foto di famiglia, cellulari e quel poco di cibo sufficiente per il viaggio. Una fuga lunga oltre 2’500 chilometri, iniziata nella regione di Kharkiv e approdata in Svizzera, passando per la Romania. Una fuga dalla guerra scoppiata a fine febbraio, quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Grazie a un forte spirito di solidarietà, tre donne, tre generazioni di una sola famiglia – nonna Katja, mamma Olena e Irina, figlia e nipote ventenne* – hanno trovato rifugio in una casa a Monte Brè sopra Locarno. Oltre al legame di sangue, le tre sono accomunate dalla musica, una passione di cui hanno fatto la loro professione e il loro percorso di vita, «che si spera possano riprendere anche qui, per il tempo della loro permanenza». A riportare in minima parte la loro odissea è Kami Manns artista e mediatrice culturale, nonché direttrice dell’associazione ‘paradise is here’, insieme alla sua assistente e responsabile raccolta fondi Giulia Favilla. La famiglia infatti è ospite dell’associazione, grazie alla quale è giunta nel Locarnese a fine marzo e che ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma progettiamo.ch, per sostenerle nei primi tre mesi di soggiorno. Sull’iniziativa toneremo a scrivere in seguito.
Scappando, il trio muliebre ha portato con sé pochi oggetti, ma senz’altro si è portato dietro un incommensurabile bagaglio immateriale: la musica. La 75enne Katja è infatti «musicista e insegnante professionista, specializzata nella domra, lo strumento tradizionale ucraino simile al mandolino. Suona anche il pianoforte ed è direttrice di coro», la ritrae Kami. La figlia Olena ha seguito le stesse orme della madre ed è diventata anche lei «musicista professionista e dirige un coro. Soprattutto, è teorica e pedagoga della musica. Entrambe hanno lavorato per il conservatorio in Ucraina». Percorso seguito pure dalla giovane artista e musicista Irina, che ha studiato coreografia e teoria della musica. «Anche lei suona la domra, oltre al pianoforte e alla chitarra». La ventenne, aggiunge la nostra interlocutrice, «come la madre e la nonna ha anche un orecchio assoluto per il canto e la composizione ed è impegnata nella stesura della sua tesi in teoria musicale». Irina è infatti ancora in formazione, purtroppo però il contesto bellico arrischia di imporle un arresto, per questa ragione l’associazione, afferma Manns, si sta adoperando affinché «la giovane possa concludere il suo diploma al Conservatorio di Lugano».
«Quando abbiamo conosciuto la loro storia è stato subito molto chiaro che dovevamo aiutarle – ricorda la direttrice –; che dovevamo aiutare tre colleghe che lavorano nel settore culturale». Il contatto, continua quindi, è avvenuto per caso grazie a un post pubblicato nella pagina Facebook World Women. La richiesta sul social domandava sostegno per le tre artiste che avevano deciso di lasciare la propria casa e mettersi in salvo: l’associazione si è così messa in moto per aiutarle. «Una volta uscite dall’Ucraina e arrivate in Romania, ci siamo attivati con l’organizzazione del viaggio fino a Monte Brè». La direttrice di ‘paradise is here’ tiene a sottolineare che «un artista ha normalmente un impulso a impegnarsi artisticamente nello scambio con il suo ambiente. Questo impulso è presente anche in questa eccezionale situazione di guerra. Forse, è addirittura più forte».
Dall’11 aprile, il Cantone ha iniziato a distribuire lo spillatico per tutti coloro che hanno ottenuto lo statuto di protezione S, per cui ogni adulto riceve al mese 500 franchi, 750 per le coppie, 317 per il primo figlio minorenne e 500 per il primo maggiorenne; si aggiunge all’indennità per vivere anche la copertura delle spese di alloggio e dei costi della salute. Tuttavia, la mole di lavoro burocratica rende l’iter amministrativo lento e appesantito, ciò si traduce in tempi di attesa anche piuttosto lunghi per le persone, sia per i rifugiati, sia per chi li ha accolti a proprie spese. Il forfait di sostentamento dovrebbe essere retroattivo, ma «le autorità cantonali – interpellate in merito – non hanno potuto ancora confermarlo», afferma Giulia Favilla. È di ieri la decisione del Consiglio di Stato per cui, stando a criteri ben precisi, il Cantone darà a coloro che hanno messo a disposizione volontariamente degli alloggi per i profughi ucraini un corrispettivo per il canone di locazione a partire dal prossimo 1° luglio. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, specificando che l’assunzione dei costi avverrà secondo alcuni criteri.
Le tre ospiti al momento sono in attesa e quindi completamente a carico dell’associazione culturale. Mantenimento che è insostenibile sul lungo periodo. Da qui l’iniziativa lanciata sulla piattaforma progettiamo.ch. Il denaro che verrà raccolto servirà quindi, sottolineano Kami e Giulia, «a coprire le spese per i primi tre mesi di permanenza di Katja, Olena e Irina», a partire dall’alloggio e le spese di sostentamento. Fra le uscite più onerose vi sono anche gli spostamenti con la funivia Orselina-Cardada: «Il mezzo di trasporto non è pubblico quindi non potranno usufruirne gratuitamente, una volta che avranno il permesso S». Le tre ospiti vivendo anche di musica necessitano di strumenti musicali per poter continuare nelle proprie attività, aspetto essenziale della loro esistenza. «Il contesto non ha permesso loro di portarli con sé durante la fuga. Ci stiamo quindi impegnando a trovare strumenti a noleggio. Parte dei soldi raccolti servirà anche a questo». In futuro, non è escluso che Katja, Olena e Irina si esibiscano davanti al pubblico ticinese. Ora, «è indispensabile però preservare la loro privacy permettendo loro di vivere il più possibile in tranquillità. Fisicamente sono in salvo, ma psicologicamente sono molto provate», riferisce Kami Manns. Una fragilità dovuta ai drammatici eventi vissuti sulla propria pelle e le preoccupazioni che quotidianamente affliggono le tre musiciste che, come molti loro connazionali, hanno ancora familiari e amici in balia dei tragici eventi.
L’associazione ‘paradise is here’ è un centro culturale itinerante nato del 2016 che opera in Ticino, Svizzera e a livello internazionale. Il centro sviluppa progetti artistici in grado di rispondere alle particolari esigenze di un territorio o di una istituzione e destinati a luoghi e audience specifici. Fra gli altri «uno dei nostri scopi è sostenere e realizzare lo sviluppo, la produzione, la distribuzione e gli eventi artistico-culturali di ogni tipo, nonché progetti educativi», illustra la direttrice.
Ulteriori informazioni su: www.progettiamo.ch; www.paradiseishere.ch.
(*per rispetto della loro privacy i nomi sono fittizi)