Nuovo atto parlamentare di Maristella Polli e Alessandro Speziali: ‘È il momento di rispondere’. Intanto Marina Carobbio si schiera a favore del progetto
Il tema dell’ospedale universitario (ri)torna in Gran Consiglio. Il Plr è passato dalle parole ai fatti, e dopo quanto dichiarato dalla deputata Maristella Polli (cfr. edizione di ieri) su un nuovo atto parlamentare per chiedere al Consiglio di Stato quale sia il suo orientamento a quattro anni dalla prima iniziativa – di cui era promotrice –, scatta l’interrogazione. A firmarla, a nome del gruppo liberale radicale, la stessa Polli assieme al presidente cantonale Alessandro Speziali. Una firma ‘di peso’ perché, spiega lo stesso Speziali a ‘laRegione’, «questa interrogazione dovrebbe essere il prologo per raccogliere più elementi possibile della visione che ha il Cantone, perché il Cantone avrà evidentemente un ruolo in tutto questo». E quindi, «siccome i pianeti si stanno allineando e gli attori che hanno più a che fare con la medicina universitaria e la ricerca stanno guardando la politica per ricevere un segnale, ecco, questo segnale deve essere dato: è il momento di rispondere». Rispondere come? «Gettando le fondamenta di un progetto che può davvero riqualificare il nostro cantone. A livello sanitario – sottolinea Speziali – abbiamo già oggi diverse eccellenze, basti pensare a cardiologia od oncologia. C’è già un solco e l’ospedale universitario per il Plr è un traguardo cui tendere per aiutare in primis la qualità delle cure per i pazienti, poi mette il Ticino e la Svizzera italiana sotto i riflettori della medicina di alta qualità». Con un territorio, aggiunge il presidente del Plr, «che diventa interessante per attirare quella miriade di attività pubbliche e private che alimentano la ricerca e l’innovazione».
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Il presidente cantonale Plr Alessandro Speziali
Il concetto di ospedale universitario, per Speziali, si traduce anche «in formazione e posti di lavoro a valore aggiunto. In un momento in cui alcune cifre del mercato del lavoro evidentemente ci preoccupano, questi sono vettori di sviluppo per mestieri davvero di alta qualità creando un circolo virtuoso per tutto il cantone». Per fare in modo, quindi, «che i cervelli tornino in Ticino. I giovani possono benissimo partire per studiare, formarsi e conoscere il mondo. E tornare a casa non deve essere un ripiego, ma la possibilità di mettere a frutto una nuova occasione per la crescita e per la carriera».
Si sta parlando tanto di Bellinzona come possibile sedi, ma il Plr già altre volte si è mostrato aperto all’opzione multi-sito. Nell’interrogazione inoltrata in queste ore al governo, infatti chiede all’Esecutivo se questa sia "una possibilità percorribile". Verso quale delle due opzioni preferirebbe orientarsi Speziali? «Mi oriento alla realpolitik – risponde secco –. Se in Ticino viene a crearsi un consenso per l’opzione multi-sito, andiamo verso questa direzione; se si crea invece un sostegno attorno a un polo regionale, non ho nulla in contrario. L’importante è che il Ticino faccia questo ulteriore passo in avanti, perché sarebbe ridicolo che ci lamentiamo ma poi, per colpa di perimetri comunali o distrettuali, facciamo cadere questo progetto». Il mantra, fondamentalmente, «deve essere che sui treni noi dobbiamo salire, non possiamo più permetterci di stare a discutere al binario e intanto questi treni si fermano in altre regioni della Svizzera».
Un’altra domanda posta al Consiglio di Stato concerne la collaborazione tra pubblico e privato. «In una visione liberale pubblico e privato non sono in antitesi, possono collaborare, pensiamo a quanto successo con la pandemia». Importante sarà quindi «mettere insieme competenze, saperi e potenzialità del pubblico e del privato: la forza del nostro Paese è quando marciano insieme». Si è ancora in una fase più che embrionale, ma il Plr guarda al futuro con ottimismo: «Questa futura struttura non porterà a un disimpegno nelle valli, rimarranno dei presidi territoriali – afferma Speziali –. Però è inevitabile che in alcuni settori avvenga una concentrazione, per un salto in avanti che non porti più alla battuta che il miglior medico è il treno per Zurigo».
Medico, consigliera agli Stati e membro della Commissione sicurezza sociale e sanità, da Berna Marina Carobbio si smarca a sostegno di un ospedale universitario cantonale in Ticino. «Per due motivi credo che sia il momento giusto per portare avanti il discorso - premette la deputata per il Partito socialista -. Da una parte vedendo lo sviluppo della ricerca grazie alle nuove sedi di Ior e Irb a Bellinzona, il futuro parco dell’innovazione previsto nello spazio delle attuali Officine Ffs e l’inizio del master in Medicina all’Usi. Dall’altra perché il Ticino è comunque confrontato con la pianificazione ospedaliera cantonale, ed è quindi l’opportunità concreta per approfondire questo concetto».
Carobbio auspica dunque una discussione a livello politico da parte di Gran Consiglio e Consiglio di Stato. «Se ci sarà unità di intenti, anche la deputazione ticinese a Berna dovrà fare dei passi concreti agendo soprattutto sull’aspetto della ricerca perché di competenza federale, magari con un atto parlamentare oppure lavorando nelle commissioni che spesso risulta più efficace. Come ben detto dal direttore generale dell’Eoc Glauco Martinetti, il discorso di un ospedale universitario in sinergia con un centro di ricerca in biomedicina e scienza della vita va portato avanti da tutta la politica, cantonale e federale. E penso che la deputazione ticinese sia cosciente dell’importanza di una struttura universitaria in grado di continuare a offrire cure di qualità ma che valorizzi anche la formazione e la ricerca. Un modello che porterebbe anche posti di lavoro a valore aggiunto e potrebbe frenare la cosiddetta fuga di cervelli di cui si parla tanto in Ticino. In ogni caso la mia idea è che le due cose debbano andare a braccetto: non si può parlare di rafforzare i centri di ricerca senza considerare un ospedale universitario».
La ‘senatrice’ vede di buon occhio un ospedale universitario multi-sito. «Già oggi la medicina specializzata è suddivisa in centri di competenza soprattutto a Lugano e a Bellinzona, ma anche a Locarno e Mendrisio, mantenendo però capillare la medicina di base negli ospedali regionali così come quelli di valle, la cui importanza si è confermata durante il periodo della pandemia. Il Master dell’Usi è peraltro molto attento alla medicina di famiglia». Quanto a Bellinzona, al suo sviluppo nel settore della ricerca e al previsto nuovo nosocomio alla Saleggina, «è chiaro che appare una soluzione interessante, ma soprattutto ci vuole una chiara volontà politica di avere un ospedale universitario in Ticino».
In qualità di presidente della deputazione ticinese, nel 2020 Marina Carobbio aveva promosso una visita al cantiere della nuova sede di Ior e Irb in via Chiesa a Bellinzona, per sottolineare l’importanza dei centri di ricerca in biomedicina nella Svizzera italiana. La consigliera agli Stati è peraltro membro della Commissione scienza, educazione e cultura che si occuperà dei messaggi per il credito quadriennale (a partire dal 2024) nell’ambito della formazione e della ricerca.