L’annuncio da Berna che la terza corsia si realizzerà con dieci anni d’anticipo disorienta tra timori e paradossi
Sarà pure vero che tutte le strade portano a Roma. Ai momò, però, viene da pensare che le vie del buon senso non conducano di certo dalle loro parti. Non quando in gioco ci sono arterie cantonali e nazionali. Chi da decenni, ormai, fatica a digerire nuovi tracciati, maxi svincoli e una mobilità senza vie d’uscita (quanto a traffico e colonne) mercoledì ha avuto un sussulto nello scoprire che, a Berna, il governo federale ha deciso di spingere sull’acceleratore della terza corsia autostradale fra Lugano sud e Mendrisio. Una ‘botta’ di gas che vale un anticipo di dieci anni – dall’orizzonte 2040 al 2030 – per un progetto che fra la popolazione non fa l’unanimità. Anzi. Sono in tanti – come dimostrato dalla petizione recapitata a Palazzo federale, destinataria la stessa consigliera Simonetta Sommaruga che oggi sforna Prostra – a temere che il potenziamento dell’A2 – il progetto PoLuMe – non sortirà gli effetti magnificati dai tecnici dell’Ustra, l’Ufficio federale delle strade. Così, mentre il Consiglio di Stato gioisce per avere conquistato un posto al sole nel Programma di sviluppo strategico delle strade nazionali per due dossier ritenuti cruciali – la terza corsia e il collegamento A2-A13 –, nel Distretto ci si mette le mani nei capelli. I più maliziosi si domandano cosa ci sia dietro questa svolta federale e quale sia il patto stretto con il Cantone, determinato a portare a casa il risultato per la Bellinzona-Locarno (anche se nella tabella di marcia verrà dopo la terza corsia). Tanto più che Ustra è riuscito a piazzare anche l’area per i Tir nel tratto sud dell’autostrada; per di più senza che il Cantone ne avesse un riscontro ufficiale (dixit). Ce n’è quanto basta, insomma, per rafforzare l’impressione che in pochi – tanto a Berna quanto a Palazzo delle Orsoline – si siano preoccupati davvero per il prezzo che il Mendrisiotto sarà chiamato a pagare in termini territoriali e ambientali. In effetti, anche se la procedura verso il progetto generale di PoLuMe – atteso comunque ancora quest’anno – è alle battute iniziali, nel Distretto i contrari hanno compreso bene che i loro margini di manovra saranno assai esigui, non avendo lasciato loro neanche il tempo di reagire. Ormai, come anticipato dallo stesso direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, adesso la partita si gioca sui ricorsi individuali. Come dire che la battaglia sembra ormai persa.
Eppure c’è persino di più. La regione, in effetti, sta vivendo un paradosso. Il pacchetto Prostra ha portato in dote a questa terra anche l’archiviazione, dopo una ventina di anni, della circonvallazione Stabio Est-Gaggiolo (detta altrimenti il prolungamento della superstrada Mendrisio-Stabio). Di che rallegrarsi, almeno per chi l’ha avversata fin dalla prima ora. A ben vedere, però, questo stralcio potrebbe avere degli effetti collaterali che qui proprio non erano stati calcolati. Sì, perché mentre si rinuncia a questo nuovo collegamento, sul versante autostradale si spinge per la terza corsia; che non potrà non avere delle ripercussioni anche sul traffico nel comprensorio tra Mendrisio e Stabio. E questo anche se, nel frattempo – e per fortuna –, si è realizzata la linea ferroviaria per Varese. Viene da chiedersi: nel soppesare l’incarto superstrada si è tenuto conto ‘solo’ di un progetto datato? In altre parole, si sono fatti i conti con l’attuale situazione viaria del Distretto, oppure no? E pensare che il Municipio di Stabio ha pure chiesto uno studio di impatto ambientale regionale. Senza ricevere risposta.