Il 20enne ticinese della Nuoto Sport Locarno è ad Abu Dhabi per i Mondiali in vasca corta. Ma, svela, ‘i veri obiettivi sono altri’
Quattro mesi e mezzo, dal bronzo olimpico alla scadenza che segna il ritorno sulla ribalta mondiale. Un lasso di tempo relativamente breve, se non fosse che Noè Ponti quei mesi li ha vissuti a mille all’ora. È stato travolto dal vortice delle emozioni, sballottato dalle folate di vento della notorietà, cavalcata con la semplicità che ha fatto breccia nel cuore della gente. Ha imboccato una strada, salvo poi fare marcia indietro. Ha dovuto riposizionare alcuni paletti della propria vita e provare a delineare i contorni di un futuro tutto da costruire, in un momento in cui avrebbe preferito godersi un trionfo, senza per forza già doversi chinare sul modo di preparare il prossimo.
Dopo le Olimpiadi, insomma, nemmeno il tempo di staccare, con le ripercussioni del caso: la partenza per gli Stati Uniti, il ripensamento, il ritorno a casa. Dal frullatore delle emozioni, Noè è uscito con le idee chiare, con un’esperienza in più nel curriculum e con nuovi e prestigiosi obiettivi da perseguire. Partendo, come detto, da una serenità ritrovata, la base per rilanciare le ambizioni di un campione che ha ancora molte cose da dire.
«Sono contento di averci provato, di esserci andato - spiega il 20enne della Nuoto Sport Locarno in merito alle poche settimane trascorse alla North Carolina State University -. Al momento della scelta di andare negli Stati Uniti, tutto indicava che fosse quella giusta. Con le Olimpiadi, però, sono cambiate un po’ di cose. Dopo i Giochi tutto è andato talmente velocemente che non ho avuto il tempo di fermarmi a pensare, per realizzare quello che avevo fatto, per pensare bene a cosa fosse giusto fare per il mio futuro. Sono arrivato molto in alto, ma il tempo per metabolizzare questo passaggio non l’ho avuto. Dopo Tokyo sono rimasto a casa per pochi giorni, prima di partire per il North Carolina. È solo una volta arrivato là che i pensieri si sono scatenati, Sarebbe stato più indicato staccare qualche giorno in più, dopo tutto quello che un’Olimpiade comporta. Meno di tre settimane sono poche, soprattutto perché un evento come i Giochi presuppongono talmente tanti allenamenti e un dispendio di energie talmente ingente che non si può pretendere di “uscirne” in pochi giorni. Mentalmente è complicato. E neppure posso dire di aver veramente staccato, al mio ritorno a casa. Non ero in acqua, non nuotavo, ma di testa non ho staccato nemmeno nei pochi giorni che ho trascorso in vacanza con la mia famiglia».
Ripercorrendo il breve lasso di tempo trascorso oltre oceano emerge un quadro di sofferenza personale venuta in superficie e non certo passata inosservata ai tuoi cari. «Attorno a metà settembre i miei genitori si erano accorti che qualcosa non andava. Ai loro occhi ero un po’ strano, ma non mi hanno detto niente. Sono stato io a “scoppiare”, otto giorni prima di fare ritorno a casa. Mi sono aperto, ho spiegato cosa mi stava accadendo, ho parlato con Giona Morinini (psicologo dello sport e membro del suo staff, ndr), con gli allenatori, il fisioterapista… Ho parlato con le persone che mi conoscono meglio. Avevo bisogno di qualcuno che mi ascoltasse. Non si sono espresse, mi hanno semplicemente detto di fare quello che ritenevo giusto per me, dopo avermi dato il loro parere, come avevo chiesto loro di fare. La decisione, però, l’ho presa io. Così, mi sono reimpossessato della mia vita».
L’obiettivo di portare avanti gli studi è rimasto, ma se ne riparla tra qualche mese. «Quest’anno è andata così. Il motivo principale per il quale sono tornato a casa dagli Stati Uniti è la volontà di continuare a lavorare al Centro nazionale di Tenero con Massimo Meloni e Andrea Mercuri. Di conseguenza, vorrei restare in Ticino. Ho sul tavolo alcune opzioni che sto vagliando con calma».
Ti sei mai chiesto quale decisione avresti preso se avessi avuto più tempo per mettere tutto sulla bilancia? «Non saprei. Ribadisco però di essere contento di averci provato. Se avessi avuto più tempo per rifletterci, forse avrei rinunciato a partire e quell’esperienza oggi mi mancherebbe. Ho toccato con mano quella realtà, ho capito meglio alcune cose».
Hai avuto un po’ la percezione che nuotando là avresti, per così dire, compromesso il percorso sportivo inaugurato con un bronzo olimpico? «Se avessi continuato a nuotare negli States mi sarei adattato. Sono un atleta che si sa adattare, non sarebbe stato questo il problema. Per farlo, però, avrei dovuto esserne convinto, e non lo ero. Per contro, sono pienamente convinto del lavoro che sto svolgendo qui a Tenero, con Massimo Meloni e Andrea Mercuri».
Qualcuno ti ha forse parlato di occasione persa, riguardo alla rinuncia al college? «Qualche coetaneo la perplessità l’ha sollevata, per quella che potrebbe passare come un’occasione sprecata. Da quasi tutti, però, ho ricevuto pieno appoggio, anche via social. Da parte mia, nessun rimpianto o ripensamento. Sarebbe stata una bella esperienza, ma non è quello di cui ho bisogno, mi riferisco soprattutto al nuoto. La medaglia ha stravolto la mia vita. Forse perché vivo in una piccola realtà come il Ticino. Se fossi stato negli Stati Uniti, sarebbe diverso. In Ticino, in Svizzera, non capita tutti i giorni di conquistare una medaglia. Un risultato che ho condiviso con tutta la popolazione. Quel bronzo ha un peso enorme nelle valutazioni che ho fatto. Non è facile passare in poco tempo da una modalità di lavoro che ti ha portato a vincere una medaglia a un modo diverso di allenarsi. Negli Stati Uniti nuoti e gareggi per una squadra. Tutto è finalizzato al team, non all’individuo. Sono arrivato alla conclusione che sia più giusto concentrarmi su me stesso. Qualche anno fa, forse, avrei valutato diversamente la prospettiva di un’esperienza come quella che mi era stata proposta, ma ora ho maturato una concezione diversa».
Noè è appena partito alla volta di Abu Dhabi, sede dei Mondiali in vasca corta (da giovedì a domenica). È pur sempre una rassegna iridata, tuttavia nell’agenda del ticinese è “solo” una tappa di passaggio in direzione degli obiettivi più importanti, in vasca lunga, nel 2022. «In North Carolina mi sono allenato quattro o cinque settimane, poi ho fatto uno stop, una volta tornato a casa. Ho perso una parte importante del programma di allenamenti, tre settimane in altura a St. Moritz, in settembre. È più o meno da due mesi che mi sto allenando a pieno regime. Mi manca un po’ di lavoro. In acqua sto bene, si è notato anche ai Campionati svizzeri, ma qualcosa mi manca. Questi Mondiali sono una tappa di passaggio. Le competizioni più importanti arriveranno in maggio (Mondiali in vasca lunga in Giappone, ndr) e in agosto (Europei a Roma, ndr). C’è comunque la volontà di fare bene, è pur sempre una rassegna iridata. Non l’ho preparata nei dettagli, ma parto comunque con l’obiettivo di ottenere un buon risultato. In corta troverò avversari molto forti, che in lunga mi sono inferiori. La corta mischia un po’ le carte, la concorrenza non manca ed è qualificata. Spero di raggiungere almeno una finale. Non sono uno specialista della vasca corta, ma se riesco a ritoccare un po’ i tempi che ho nuotato agli Svizzeri, possono accadere cose interessanti».
Il 2021 è stato anno olimpico e ha portato in dote una medaglia e il successo su scala mondiale. Il 2022 cosa proporrà? «In gennaio andrò due settimane a St. Moritz, poi avrò una gara a Ginevra, la prima stagionale in vasca lunga. Dopo un campo d’allenamento di tre settimane a Lanzarote cercherò una gara fuori dal confini nazionali, prima dei Campionati svizzeri di fine marzo. Anche quelli saranno una tappa di passaggio. Dopo i Campionati svizzeri a squadre, a metà aprile partirò di nuovo per St. Moritz fino a inizio maggio. L’8, poi, partiremo alla volta del Giappone, per i Mondiali. Prima ci prepareremo a Fuji, come già fu il caso prima delle Olimpiadi, e non vedo il motivo di cambiare preparazione (sorride, ndr), poi ci sposteremo a Fukuoka per le competizioni che scattano il 22 maggio. Sono i Mondiali in vasca lunga, il primo grande obiettivo di questa stagione. Mi auguro di potermi confermare ad alti livelli e di lottare per un posto in finale, per poi provare a giocarmela. Lì, per la prima volta, tutti si aspettano qualcosa da me. Saremo nuovamente in Giappone, al primo appuntamento davvero importante in cui idealmente mi presenterò con la medaglia olimpica al collo. La volontà di fare bene c’è. Dopo i Mondiali, in giugno prenderò parte a una o più tappe del Mare Nostrum (circuito di competizioni internazionali, ndr). Un campo d’allenamento con la Nazionale preluderà al meeting “Sette Colli” di Roma. Neanche un mese dopo sempre Roma ospiterà gli Europei, nella stessa vasca del “Sette Colli”. Sono un obiettivo importante. Lì mi sento come a casa, i miei allenatori Massimo e Andrea sono di Roma, vi vorrei fare qualcosa di molto carino. Le finale, come minimo, poi vedremo cosa esce».