Dopo le critiche, Reto Ceschi espone le sue priorità: qualità e approfondimento ‘ma l’informazione deve stare su una rete che ha un pubblico forte’
Da meno di un mese Rete Uno ha un nuovo palinsesto con diverse novità nella fascia mattutina e un nuovo appuntamento informativo, Seidisera, che unisce Cronache della Svizzera italiana e Radiogiornale. Un rinnovamento dettato dal costante calo di pubblico le cui ragioni arrivano da lontano: nuove abitudini di consumo, soprattutto da parte dei giovani, e un’offerta di prodotti audio più ricca.
In attesa di scoprire gli effetti sui dati di ascolto, per i quali ci vorrà qualche mese, abbiamo interpellato Reto Ceschi, responsabile del Dipartimento informazione della Rsi, alla luce delle critiche emerse su una Rete Uno più dedita al “chiacchiericcio” e meno all’approfondimento, per riassumere un commento di Sara Rossi Guidicelli al quale è seguita una presa di posizione dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico che lamenta un “chiaro indebolimento dell’offerta informativa”. «Più se ne parla meglio è, perché se non ne parla vuol dire o che siamo perfetti o che lasciamo indifferenti » ci spiega Ceschi. Critiche che «ci danno l’occasione di spiegarci ed eventualmente di fare delle correzioni: non c’è nulla di eterno».
Quando è arrivata la presa di posizione dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico, qual è stata la prima reazione?
Mi ha molto colpito il titolo: “Rsi alla deriva?”. Un linguaggio che di solito usano altri media o chi ci attacca sui social, non l’Associazione per la difesa del servizio pubblico.
E sul contenuto della presa di posizione?
Mi aspettavo un’analisi più approfondita, ma leggendola mi sono accorto che la preoccupazione era soprattutto per i minuti quotidiani di informazione. Che sono esattamente gli stessi di prima del 12 novembre. Le persone che lavorano all’info radio sono le stesse, con lo stesso grande impegno e gli stessi mezzi. Mi è sembrata una lettura un po’ affrettata, ma soprattutto mi è sembrato il caso di parlarne, di chiarire. Ci siamo già sentiti e abbiamo fissato un incontro per i prossimi giorni. Perché le critiche sono utili, sono stimolanti ma bisogna intendersi sui fatti.
Rete Uno è sotto il Dipartimento programmi e immagine. Nel nuovo palinsesto il Dipartimento informazione quanto è stato coinvolto?
Come responsabile del Dipartimento informazione e membro del Consiglio di direzione sono stato coinvolto fin dall’inizio. Tra l’altro il progetto Seidisera è nato prima dell’arrivo del nuovo direttore. Abbiamo fatto scelte condivise per continuare a puntare sulla qualità dell’informazione ma anche per rivitalizzare Rete Uno. Per me la priorità è chiaramente la qualità dell’informazione, ma l’informazione deve stare su una rete che ha un pubblico forte: con sempre meno ascoltatori anche la qualità sarebbe penalizzata.
Però sarebbe penalizzata anche da una rete con tanti ascoltatori ma con un intrattenimento superficiale. È uno scenario al quale avete pensato?
Ma è davvero questo lo scenario della Rete Uno dopo il 12 novembre? C’è qualche osservazione critica, ma ci sono tante persone che ci hanno scritto per farci i complimenti, per dirci che percepiscono una nuova energia.
Diciamo uno scenario ipotetico: come Dipartimento informazione vi preoccupate anche di quello che informazione non è?
È nostro interesse che Rete Uno offra programmi di intrattenimento e di contenuto giornalistico nel segno della qualità. È fondamentale che Rete Uno abbia la possibilità di rinnovare il rapporto con il proprio pubblico e contenere l’erosione di ascoltatori degli ultimi anni. Ci sono tante persone che stanno lavorando per offrire un’offerta che sia intelligente e di qualità, aiutando la Rete e quindi anche l’informazione. L’informazione è parte di questo progetto e ha portato una sua proposta di rinnovamento, Seidisera che posso capire crei un po’ di disorientamento in chi, giustamente, aveva certe abitudini.
Ecco, parliamo di Seidisera.
L’approccio di Seidisera va nella direzione dell’approfondimento dei fatti del giorno, del mettere in connessione notizie regionali, nazionali e internazionali. È un tentativo al passo con le abitudini di consumo continuo di notizie durante la giornata: alle 18 ci presentiamo con un appuntamento più completo e omogeneo, dove la cronaca non ha più barriere perché, lo ha mostrato la pandemia ma non solo, le notizie internazionali e quelle nazionali hanno sempre più ripercussioni a livello locale. Certo, la cronaca regionale è il cuore attorno a cui ruota “Seidisera”
È cambiata la forma ma non la sostanza: non facciamo un varietà, ma un programma di informazione con un taglio più articolato e approfondito. Non abbiamo solo questo approccio. Sulla Rete Uno c’è un notiziario ogni ora che ha il compito della sintesi puntuale, poi ci sono i Radiogiornali con sempre più spazio ai temi regionali e Seidisera che hanno il compito di andare più in profondità.
Un’unica trasmissione di 45 minuti non rischia di risultare più ‘diluita’ rispetto a due appuntamenti distinti?
È una trasmissione che può sembrare più impegnativa ma che, come detto, ha lo scopo fornire oltre alle notizie anche un primo approfondimento, anche delle chiavi di lettura dei temi: c’è un’attenzione più marcata alle 7–8 notizie principali, senza comunque trascurare le “brevi”. Si spazia sui vari livelli dell’attualità, perché prima capitava di avere lo stesso tema alle 18 in chiave regionale e poi mezz’ora dopo in chiave nazionale o internazionale: vogliamo raccontare quelli che accade in modo più integrato, più approfondito, più strutturato, con un linguaggio più moderno e più attrattivo, più simile a quello che usiamo normalmente, evitando burocratese e politichese ma senza banalizzare” alla risposta precedente.
Quanto fatto in radio sarebbe pensabile anche in tv, accorpando Quotidiano e Tg?
Nulla si può escludere. Adesso abbiamo un ampio spazio informativo tra le 19 e le 20.30 interrotto solo da un gioco di 8 minuti. Il Quotidiano e il Tg delle 20 hanno grande successo di pubblico. Il Quotidiano contiene ormai da anni un’ampia pagina di approfondimento, il Tg ha già da un po’ cambiato approccio: abbiamo ridotto il numero di notizie e aumentato i momenti di approfondimento. Negli appuntamenti serali, in radio e in televisione, non possiamo più arrivare solo con dodici servizi uno dopo l’altro su temi di cui si è parlato durante le ultime ore. Dobbiamo costruire un racconto della giornata che dia qualcosa di più a chi ci segue.
Tornando al mattino, mezz’ora di Modem non è troppo poco?
Tutte le trasmissioni vorrebbero qualche minuto in più, poi c’è chi deve decidere le durate… Modem è un’offerta di qualità e nella sua storia ventennale ha avuto molte oscillazioni nella durata, adesso siamo sulla mezz’ora con l’indicazione di prendersi più tempo se necessario, come capitato ad esempio dopo le ultime votazioni federali con una durata di 45 minuti. Una delle caratteristiche del nuovo palinsesto è proprio una maggiore elasticità nel senso che Rete Uno è il canale radio da seguire per non perdersi nulla di ciò che sta accadendo.