Ticino

Verdi, niente referendum contro il decreto taglia spese

La decisione è stata presa ieri sera dalla maggioranza del Comitato cantonale. Bourgoin: ci riserviamo però di contestare le eventuali singole misure

Samantha Bourgoin
(Ti-Press)
29 ottobre 2021
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Come il Ps, anche i Verdi non impugneranno, con il lancio di un referendum, il decreto che impone il raggiungimento del pareggio dei conti cantonali entro il 2025, agendo “prioritariamente" (avverbio introdotto da un emendamento del Plr, che ha sostituito l’“esclusivamente” di matrice democentrista) sulla spesa pubblica, sul suo contenimento. La decisione è stata presa ieri sera dalla maggioranza del Comitato cantonale durante il quale si è appunto anche discusso del decreto, approvato la scorsa settimana dal Gran Consiglio con 45 sì e 39 no (fra i contrari gli ecologisti e i socialisti) e derivante da un’iniziativa parlamentare dell’Udc.

«Noi ci opponiamo alla logica del taglio delle prestazioni pubbliche portata avanti da chi concepisce lo Stato come un’azienda che deve fare utili», premette la co-coordinatrice e deputata dei Verdi Samantha Bourgoin, interpellata dalla ‘Regione’. «Nel caso specifico – aggiunge – sarebbe tuttavia difficile, si è ritenuto, far passare nella popolazione un messaggio – a fronte di un decreto che introduce un principio e che per di più è stato ‘smussato’ con l’avverbio “prioritariamente” – tale da poter garantire la raccolta di un numero sufficiente di firme». Da qui la rinuncia al lancio del referendum. «Il che non significa che non contrasteremo quella logica cui ho accennato prima – tiene a precisare Bourgoin –. Ci riserviamo infatti di contestare tramite referendum le singole misure che verranno adottate, ispirate al decreto». Un passo preannunciato anche dai socialisti.

Tornando alla riunione di ieri, tra gli ecologisti favorevoli invece al lancio del referendum contro il decreto c’era il capogruppo in Gran Consiglio Nicola Schoenenberger.

Il Comitato cantonale dei Verdi ha inoltre deciso di sostenere l’iniziativa popolare costituzionale lanciata dal Ps sul salario minimo legale per rimuovere la deroga per i contratti collettivi di lavoro.