Il sodalizio sportivo promuove da anni questo sport tra le ragazze: 7 le squadre attive nelle varie categorie, un unicum. Aspetti atletici a parte, nessuna differenza
Il calcio non è solo uno sport per maschi. Non esiste una legge scritta, una norma tassativa che lo stabilisca nero su bianco. Anche se ci sono ancora alcuni pregiudizi duri a morire, il bel gioco messo in mostra dalle ragazze in grado di andare in gol con azioni ben orchestrate e toccando bene la palla conferma che vanno considerate al pari dei colleghi uomini.
Soprattutto dopo il successo dei Mondiali in Francia del 2019, molti esperti della materia hanno dovuto ammettere, seppur a denti stretti, che si sono divertiti, interessati, emozionati nel seguire le partite delle calciatrici impegnate nel torneo.
Grazie anche a realtà sportive affermate come quella dell’As Gambarogno, che da diverse stagioni ha saputo far crescere l’amore per la disciplina e i talenti, dando origine al solo vivaio femminile di questo sport dell’intero cantone, il calcio femminile sta raccogliendo sempre più consensi e interesse anche alle nostre latitudini. Società molto ben organizzata, nella quale si respira ancora aria di famiglia, quella sulla sponda sud del Lago Maggiore sta facendo un grande lavoro per aiutare il calcio femminile a crescere. Lo confermano i numeri forniti da Giovanni Milani, membro di comitato: «Disponiamo di 7 squadre di ragazze attive nelle varie categorie, alle quali vanno aggiunte le bambine impegnate nella scuola calcio. Le tesserate sono, a oggi, 120, in provenienza soprattutto dai bacini del Locarnese e del Bellinzonese, con qualcuna anche dal resto del Ticino». Non è comunque il solo numero d’iscritte a confermare la validità del progetto. Vi sono anche i risultati che parlano chiaro; oltre alla prima squadra, attualmente in Prima Lega e impegnata contro compagini della Svizzera centrale, vi sono tre squadre giovanili (FF 13, FF 17 e FF 19) che pure disputano campionati contro rivali d’oltre Gottardo. Senza dimenticare che nella stagione 2018-2019 la compagine della Categoria D9 si è aggiudicata il Campionato regionale battendo, pensate un po’, i colleghi di sesso maschile...
Un bel salto di qualità per un movimento che mira a reclutare nuove leve al Sud delle Alpi.
Colpisce la passione di chi lavora per il calcio femminile: nel Gambarogno si sta portando avanti un lavoro di gruppo, con il “noi” che viene messo sempre davanti all’io. «Ci siamo dotati di una sorta di struttura a piramide dove, all’apice, si trova evidentemente la prima squadra femminile. Un bacino di giocatrici di tutte le categorie lavora proprio per assicurare il necessario ricambio generazionale alla compagine “faro”. Le più talentuose possono poi passare alla Selezione Ticino o a squadre blasonate del resto del Paese. Ogni formazione del vivaio è seguita da un allenatore, un vice e una terza persona che funge da collaboratore. Mettiamo inoltre a disposizione dell’intero movimento, grazie ai molti amici del club e a collaborazioni, massaggiatrici, servizio bus per il trasporto delle ragazze dai luoghi di domicilio ai campi di allenamento di Magadino, Gordola e Tenero, come pure nelle partite fuori casa». Naturalmente una simile organizzazione logistica comporta costi non indifferenti: «Ci autofinanziamo grazie a iniziative quali il libretto degli sponsor, le lotterie e con il contributo dell’Associazione svizzera di football».
Quanto agli allenamenti veri e propri, non si fanno sconti. Complimenti e rimproveri vengono distribuiti nelle giuste dosi e nei momenti opportuni dai tecnici: «Il lavoro con le ragazze è un tantino diverso rispetto a quanto fatto con i maschietti per ovvie ragioni fisiologiche e di prestanza fisica. Ma a livello di dedizione, agonismo, disciplina tattica e bravura nel controllo della palla il gap tra i due mondi non è quello che si potrebbe erroneamente credere. Il livello tecnico è cresciuto anche nelle categorie minori, non si gioca più alla “viva il parroco”».
E a livello emotivo? Anche qui, bando agli stereotipi. Certo, «bisogna sapere gestire le criticità. Non di rado una parola detta di troppo tra compagne può far sì che smettano di giocare l’una per l’altra, estraniandosi dal concetto di squadra o addirittura che non si passino il pallone», ma questo d’altronde succede pure coi ragazzi.
I sacrifici vengono ampiamente ricompensati dai risultati, che non sono semplicemente quelli del punteggio, bensì soprattutto quelli del valore aggiunto di vivere uno sport sano, coinvolgente e aggregante come il calcio. «Il gruppo che ti aiuta, che ti dà una mano e con cui ti trovi bene è importante. Le compagne di squadra diventano, per ogni tesserata, una sorta di famiglia, sono l’amicizia fondamentale con cui intraprendere un percorso di crescita. Lo si vede soprattutto durante le trasferte dall’energia che le ragazze sprigionano, dalle risate contagiose sul bus, dalle dinamiche della squadra, dal modo con cui ogni calciatrice si prepara a entrare in campo e gestisce la carica di adrenalina che ha in corpo. Sono momenti indimenticabili ed esperienze arricchenti non solo dal profilo sportivo anche quelli vissuti nei tornei internazionali (in Spagna, Italia, Olanda, Cechia) ai quali le nostre formazioni prendono parte».
Questa “cantera” (termine entrato nel linguaggio comune per identificare proprio il settore giovanile in Spagna, in particolare per quanto riguarda il club blaugrana del Barcellona), che costituisce un “unicum” in Ticino, come detto va sempre alimentata con nuove atlete disposte a calzare le scarpe con i tacchetti: «Vorremmo poter aumentare il nostro bacino e accogliere, nelle squadre, sempre nuove ragazze. Puntiamo molto anche sul Sopraceneri. Nel nostro sodalizio tutte le interessate sono le benvenute. Non è necessario avere un fisico atletico o saper palleggiare come Ronaldo per entrare a far parte di una squadra. Se ci sono la passione e lo spirito giusto si può fare qualsiasi cosa, anche se all’apparenza non si è portate per lo sport».
Sono sempre più lontani i tempi dei campetti nei quali i maschietti facevano i prepotenti e dicevano alle ragazze: “Tu sei una femmina e non puoi giocare!”. Il calcio femminile sta finalmente emergendo, si smarca dai pregiudizi, è un fenomeno in costante crescita.
Assistere a una partita è un piacere e un divertimento. Il gioco non è per questo meno duro, qualche botta la si prende o la si dà, ma viene meno quella (spesso) irritante teatralità tipica dei campi degli uomini, condita non di rado da simulazioni e aggressività, sceneggiate da grande star, mancanza di rispetto verso avversari e direttori di gara.