Per l'esperta di comunicazione Suzanne Suggs la differenza sugli indecisi la fanno amici, parenti, medici di famiglia. E centri più accessibili
Va bene il Covid pass, ma per sbloccare davvero la situazione occorre superare il guado di una campana vaccinale che si è fermata poco oltre il 50% della popolazione. Ma come? «Finora ci si è affidati molto alle campagne ufficiali, cantonali e federali. Ma a fare la differenza sono spesso persone più vicine a noi nelle quali riponiamo una particolare fiducia: il medico di famiglia, gli amici e i parenti, le persone che riconosciamo come fulcro della nostra comunità», osserva Suzanne Suggs, docente all’Università della Svizzera italiana presso l’Istituto di comunicazione e politiche pubbliche e quello di sanità pubblica, membro della Task force scientifica Covid-19 della Confederazione, vicepresidente della Scuola svizzera di salute pubblica. Questo significa che «è importante riuscire a formare e attivare alla sensibilizzazione una rete sempre più capillare di persone. Negli Usa hanno organizzato apposite campagne porta a porta, con vicini pronti a rispondere a domande e dubbi in modo amichevole; ma anche gli influencer sui social media possono fare la loro parte. È importantissimo, e in Svizzera dobbiamo ancora migliorare molto da questo punto di vista».
Cruciale per Suggs è anche rendere più accessibile il vaccino: «Le statistiche ci dicono che più l’immunizzazione è vicina a noi, più saremo propensi ad accettarla. Centri di vaccinazione mobile, campagne nelle scuole e nelle piazze, iniezioni a domicilio per chi ha problemi di mobilità: tutto quello che rende la campagna più vicina alle persone aiuta a ottenere un risultato positivo».