Tanto all'Ente regionale per lo sviluppo che ai due poli sono giunte un numero esiguo di domande. Le ragioni? Pudore e poca informazione
Nel Mendrisiotto anche le istituzioni locali hanno fatto la loro parte. Con la pandemia da Covid-19 che minacciava piccoli commerci e microaziende, i Comuni e l'Ente regionale per lo sviluppo (Ers) si sono attivati per dare una rete di sicurezza al tessuto economico del Distretto. Da subito, accanto agli aiuti assicurati tanto a livello federale che cantonale, gli enti locali non solo hanno alleggerito i balzelli, mettendo in campo tutta una serie di misure puntuali - ancora operative -, ma hanno attinto altresì al fondo cassa per arrivare là dove altre prestazioni non potevano essere ridistribuite. Chi si aspettava la classica fila agli sportelli è stato, però, smentito. Sono davvero poche le richieste arrivate sul tavolo dei poli urbani - come Mendrisio - o dello stesso Ers nei mesi dell'emergenza pandemica e ancora meno sono i contributi staccati. Le ragioni? Chi ha toccato con mano la situazione ne ipotizza varie. C'è chi per pudore od orgoglio ha cercato di farcela con le sue sole forze; chi non rientrava nei criteri previsti; e chi non si è informato o l'ha fatto troppo tardi. I responsabili di settore preferiscono, comunque, vedere il bicchiere mezzo pieno e pensare che la nostra realtà imprenditoriale è sana.
Certo, i timori che la crisi sanitaria potesse falcidiare anche le piccole imprese e i negozianti del posto c'era, eccome. Tant'è che l'appello salito dalla Società commercianti del Mendrisiotto (Scm) all'indirizzo dell'Ente regionale per lo sviluppo era dolente. Appello che non è rimasto inascoltato, sebbene i risultati della campagna di solidarietà lanciata a giugno e promossa dall'Ers a favore di questo settore siano stati, ammette la presidente Roberta Pantani Tettamanti, deludenti. «Accolto il suggerimento della Scm - spiega -, abbiamo stanziato un fondo di 200mila franchi per dare una mano a tutte quelle piccole realtà che non hanno potuto accedere ad altri aiuti». Con quale esito? «Sono state presentate dodici richieste; ne abbiamo accettate due», ci risponde la presidente. In totale il contributo concesso è stato di 6'700 franchi: la somma rimasta nelle casse dell'Ers sarà messa disposizione di altre iniziative o progetti. «In ogni caso, vogliamo leggere tutto ciò in modo positivo».
Agli occhi del direttore Claudio Guidotti, il numero ridotto di domande è la spia che gli aiuti attivati hanno funzionato. «D'altro canto - annota -, va detto che la sollecitazione dei Commercianti era stata abbastanza accorata: c'era il timore di essere lasciati soli. Andando alle cifre, c'è da chiedersi quale sia la reale situazione». Si è detto: dodici pratiche, due sole concessioni. Come ci si è spiegati questi dati? «In alcuni casi i commerci avevano già ricevuto altre forme di sovvenzione, in altri le attività non rientravano nei canoni di legge e nei parametri da noi fissati. Per essere chiari: alla fine ci è arrivato di tutto e di più».
Di fatto, Pantani Tettamanti ha ritrovato lo stesso scenario che si è presentato per la prestazione ponte Covid. «In quel caso a suo tempo a livello istituzionale ci aspettavamo un bel numero di richieste, in realtà non è stato così - ci illustra -. Chi aveva diritto a ricevere qualcosa, l'ha ricevuto. Ma non possiamo elargire aiuti in determinate circostanze, ad esempio se i titolari di una attività sono già al beneficio dell'Avs. Non possiamo sostenere chi non ottempera i criteri o a chi dichiara in tutta semplicità di non districarsi nella materia e dunque bussa alla nostra porta».
In effetti, le scarse competenze e la disattenzione hanno giocato un ruolo non secondario. Se ne è resa conto anche Agnès Pierret dal suo osservatorio dell'Ufficio sviluppo economico della Città di Mendrisio. «Si è vista una grossa differenza tra chi si è affidato a un fiduciario, dunque a un professionista, e chi ha fatto da sé. In questa situazione era necessario farsi guidare tra le varie prestazioni». D'altra parte, tanto Mendrisio che Chiasso erano pronti ad accompagnare pure su questo versante. Le richieste giunte a Mendrisio, comunque, sono state «pochissime», conferma Pierret. Sintomo, però, tiene a ribadire la responsabile, di una «grande dignità» delle piccole aziende che hanno cercato di far fronte alle difficoltà con le loro uniche forze.
Volendo tradurre questa analisi in numeri, come già riferito dallo stesso Municipio di Mendrisio, del milione di franchi ancorato a un fondo a sostegno delle microattività e del rilancio dell'economia è stato utilizzato solo il 21 per cento e in gran parte è stato destinato al finanziamento di buoni nell'ambito di 'MendrisioVIVA'. Ciò che conta, come fa notare la capo dicastero Economia, Francesca Luisoni, è che l'ente pubblico ha dimostrato di essere presente in un momento difficile per la comunità intera.
E al di là delle cifre e dei riscontri la realtà dei commercianti del Distretto ha sentito il supporto delle istituzioni e riconosciuto gli sforzi profusi. Oggi, però, com'è il morale dei negozianti? «Abbiamo notato una grossa differenza fra l'anno scorso e quest'anno - ci dice il presidente della Scm Carlo Coen -. Quando nel 2020 siamo usciti dal lockdown stretto, una volta riaperto i battenti, la gente si è riversata sui commerci, oltre che sulle strutture turistiche: l'estate scorsa si è venduto molto bene». E nel 2021? «Saranno gli acquisti online, saranno altri fattori, il ritorno - fa sapere - è stato un po' più zoppicante. Insomma, si sta andando avanti a fatica. C'è un settore che fa buoni affari, è quello del tempo libero e tutto ciò che gli ruota attorno, anche sul piano dei commerci. La clientela preferisce spendere in quell'ambito piuttosto che, ad esempio, nell'abbigliamento. E anche le persone di passaggio, i turisti occasionali, comprano molto meno rispetto al passato. In buona sostanza non siamo riusciti a riprenderci come nel 2020».
Coen poi va dritto al punto. «Gli aiuti sono importanti, oggi come ieri - ribadisce -. Parliamoci chiaro: senza un sostegno, senza misure di accompagnamento come il lavoro ridotto, rischiamo di dover licenziare del personale». Come dire che il momento è ancora difficile.