L'Ente regionale per lo sviluppo del Distretto fa da apripista in Ticino e scatta una fotografia della realtà imprenditoriale
Oggi dirsi ‘sostenibili’ è ormai divenuto un imperativo categorico per chi si muove sul mercato economico. La parola, però, non basta. Occorre riempirla di contenuti, al di là delle dimensioni dell’azienda. Anzi, è proprio nelle microimprese che si può misurare il tasso di responsabilità sociale di una ditta. E capire così se chi opera sul territorio è virtuoso o meno. Al giro di boa dei suoi primi dieci anni di vita l’Ente regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio (Ers-MB) ha deciso di fare una sorta di test tra gli imprenditori che in questi anni hanno ricevuto una mano per avviare la loro attività, nel solco della politica regionale. Fatti due calcoli, la quota di successo e di propensione all’essere ‘verdi’ è risultata incoraggiante. E il numero di realtà economiche ‘premiate’ significativo. Per l’Ente, il primo in Ticino a dotarsi di un Rapporto di sostenibilità, si apre, insomma, una nuova stagione. «E ne siamo orgogliosi».
«Per noi il 2022 è un po’ un ‘Anno zero’ – ci fa notare la presidente dell’Ers Roberta Pantani Tettamanti –: ci ha dato modo di mettere nero su bianco parametri, condizioni e strumenti per certificare la sostenibilità delle imprese e gli ambiti in cui si muovono. Riuscendo dunque a verificare se determinate condizioni, come l’utilizzo delle materie prime, l’assunzione di manodopera indigena o la propensione verso la mobilità aziendale, vengono adempiute». E non è che l’inizio. Agli occhi dei vertici dell’Ente questa non è che l’evoluzione naturale di un approccio già introdotto e coltivato da un paio di anni. A convincere anche il direttore Claudio Guidotti che era il momento di fare un passo avanti è stato, il dicembre scorso, un incontro tra i Dipartimenti delle istituzioni e dell’economia e i Comuni. «Il giorno dopo – annota Guidotti – mi sono detto che dovevamo allestire un Rapporto sulla sostenibilità, come è prassi nelle piccole e medie imprese ma modellato su enti e istituzioni. In quel momento mi si è accesa la lampadina e mi sono procurato subito la documentazione: in gennaio ci siamo messi di buzzo buono a lavorare sul dossier, facendo, di fatto, da apripista nel nostro settore e attirando l’attenzione di due ricercatrici come Caterina Carletti e Jenny Assi».
La sfida raccolta, per nulla semplice, è stata stimolante per l’Ers regionale. «Quello che abbiamo intrapreso è stato, in effetti, un percorso molto interessante – ci conferma il direttore –. Ci permette molto concretamente di analizzare i progetti che arrivano sul nostro tavolo dal punto di vista del criterio della responsabilità sociale e di capire in che direzione ci si vuole muovere. Da parte nostra cercheremo di essere degli ambasciatori della sostenibilità. Perché il tema è importante». L’Ente, non a caso, il suo impegno l’ha scritto nero su bianco, quasi fosse un lascito per le generazioni future. Ogni nuovo Rapporto restituirà, infatti, una fotografia dell’economia reale che opera sul territorio. Oggi, però, a che punto siamo? Gli esempi meritevoli, a quanto pare, non mancano. «Adesso siamo in grado di dare un giudizio sulla sostenibilità delle aziende che abbiamo finanziato – assicura Roberta Pantani Tettamanti –. Agli inizi l’Ente ha dovuto trovare una sua collocazione e prendersi il tempo per diventare un vero punto di riferimento e un partner per aziende, enti, Patriziati. Ci mancava, però, un riscontro sui risultati conseguiti dalle imprese aiutate sin qui. In altre parole, su quale fosse stato il loro destino. Sulla base delle nostre esperienze oggi noi possiamo sapere se le aziende a cui abbiamo dato un sostegno hanno continuato la loro attività, se hanno rispettato i parametri dati, se sono cresciute dal punto di vista aziendale, economico».
Il responso è stato rivelatore e per certi versi inatteso. «Infatti, siamo andati alla ricerca, primi in Ticino, di una modalità che ci potesse permettere di andare a controllare, tre anni dopo l’erogazione del sostegno, se l’azienda o l’ente beneficiario fosse, letteralmente, sostenibile o no – ribadisce la presidente –. Ovvero se avessero rispettato determinati parametri, mostrandosi virtuosi». A quel punto all’Ente non ci si è limitati a registrare i risultati, accertato che il 45 per cento delle imprese sostenute ha dimostrato di essere all’altezza delle aspettative. «In effetti abbiamo deciso di premiarle, abbonando loro i prestiti». Opportunità che alcuni promotori hanno colto per dare un ulteriore slancio alla loro attività grazie ai fondi che si sono ritrovati in cassa (e a fondo perso). «Questo nostro primo Rapporto – annota ancora Guidotti – rappresenta una pietra miliare da cui partire e sensibilizzare l’imprenditoria, esortandola a capire cos’è la sostenibilità e a guardarsi con occhio critico». Non solo, nei programmi, come si legge nel documento, c‘è già l’intenzione di “elaborare un nostro codice etico aziendale che, ne siamo convinti, costituisce un arricchimento e un’opportunità di crescita e sviluppo futuri”. Nel frattempo, il dossier sarà spunto di riflessione all’assemblea dell’Ente in agenda il 24 maggio al Mulino del Daniello.
La lista dei progetti passati tra le mani dei responsabili dell’Ente è lunga tra iniziative sulla rampa di lancio e altre già ormai decollate. Scorriamo l’elenco e lo sguardo si posa su una proposta curiosa: una segheria mobile a motore elettrico (a proposito di sostenibilità) pronta per essere... avviata. L’intuizione di Manuel Galli appare brillante e si inserisce, come ci fa notare Guidotti, in un settore ben sviluppato quale è quello forestale. Per le numerose aziende che operano sul territorio è un servizio prezioso, ci spiega. Anche perché per trovare il medesimo servizio fino a ieri occorreva recarsi nel Luganese, da oggi invece il legname sarà lavorato a chilometro zero e a tutto beneficio per l’ambiente. Sono già una bella realtà, per contro, i distributori automatici di alimentari posati in Valle di Muggio. «Funzionano molto bene – ci confermano –. Tant’è che si sono aggiunte un paio di richieste per estendere la rete, a vantaggio della filiera dei prodotti locali».
L’esistenza dell’Ente è stata una certezza per l’economia regionale, fin dai suoi esordi e, nel recente passato, durante gli anni della pandemia. Basti dire che attorno all’Ers hanno ruotato investimenti per un valore globale di quasi 16 milioni. E dopo il Covid? «Non abbiamo registrato né una flessione, né una ripresa maggiore – tira le somme il direttore Guidotti –. La situazione è abbastanza costante: il che mi ha parzialmente sorpreso. A essere cambiati sono semmai i contenuti e la qualità delle richieste, che si conferma una costante. Si ha proprio la netta impressione che la gente abbia avuto tempo e modo di riflettere, di aprire i famosi cassetti dei sogni, recuperare delle idee, svilupparle e presentarle. Abbiamo visto di tutto, certo (come sempre), ma sono arrivati dei progetti maturi». Agli occhi della presidente una differenza la si è percepita. «Quello che forse si può dire e che è emerso come una differenza rispetto al periodo pre Covid è che in questi due anni e mezzo abbiamo avuto uno spostamento dell’interesse. Se prima – esplicita Pantani Tettamanti – era maggiormente orientato verso l’economia, nell’ultimo triennio i sostegni sono stati piuttosto indirizzati verso territorio e turismo. C’è stata una ripresa di quelle attività operative in questo campo, importante per la nostra regione, e che si trovano magari anche in aree discoste. Come lo si spiega? Con il fatto che, prima, vi era una mancanza di posti letto e di strutture destinate al turismo nella zona, quindi si è individuata una nicchia e sono aumentate le richieste. Vuol dire che il settore si muove e c’è domanda».
All’Ente non si perde di vista il modo dell’economia e non ci si sottrae nemmeno dal lanciarsi in operazioni importanti per l’avvenire del Distretto. Si è risposto presente davanti a dossier quali quelli delle Cave di marmo di Arzo o delle Fornaci di Riva San Vitale. E ora si è pronti a dare un contributo pure nel rilancio dell’area del Pian Floppia a Balerna. Per farlo, però, serve poter contare sulla figura di un manager, che ancora non è stato trovato. L’Ente, d’intesa con il Comune di Balerna e con il supporto dell’Ufficio per lo sviluppo economico della Divisione dell’economia, ha pubblicato un bando di concorso bis.
Il legame con il territorio, d’altro canto, è strategico per gli attori sulla scena del Mendrisiotto e Basso Ceresio. E qui l’Ente può dire di aver conquistato un nuovo alleato. «Siamo riusciti a coinvolgere i Patriziati, che sin qui erano stati lasciati un po’ a sé stessi – ci conferma Guidotti, al quale il tema sta a cuore –. In effetti, sono attori molto importanti, hanno grosse porzioni di territorio sotto la loro gestione e al loro interno tanti beni, valorizzati e messi a frutto in maniera intelligente, anche con delle collaborazioni di rete. Insomma, si è riscoperto uno spirito di intesa, rafforzato, di recente, dall’incontro che abbiamo organizzato. Incontro durante il quale abbiamo invitato tutti a mettere sul tavolo i progetti che sognano di realizzare, come quelli già in essere e di cui noi non eravamo a conoscenza. Ebbene, ci siamo resi conto che i Patriziati, spesso e volentieri, non conoscono a fondo tutti gli strumenti e gli aiuti a disposizione o le istituzioni, gli enti e le fondazioni (l’Alpa, l’Alleanza patriziale ticinese stessa) alle quali si può andare a bussare per chiedere un sostegno, anche solo organizzativo o amministrativo». Tutto, ci fa presente Pantani Tettamanti, è nato un po’ dall’esortazione che il Cantone ha rivolto ai quattro Ers e ai Patriziati ticinesi, spronandoli a conoscersi a vicenda. «In altre regioni, a nord del Ticino, la collaborazione tra Ers e Patriziati è più stretta, certo sono realtà diverse. In quel solco abbiamo ritenuto quindi di avvicinare i nostri Patriziati nel corso di una serata informativa, pensata per spiegare cosa è l’Ers e cosa è in grado di fare per loro quale partner diretto con cui poter interagire». E questa mossa ha sortito il suo effetto. Aiutando le realtà patriziali a superare anche una sorta di diffidenza o di timore. Tanto è vero che la cooperazione sta già prendendo forma attraverso dei progetti concreti.
«È il caso – chiarisce Guidotti – della vecchia graa in centro paese a Bruzella, che il Patriziato locale recentemente ha acquistato da un privato, mettendo in campo un progetto di ristrutturazione, a favore del quale abbiamo già votato un sostegno e che dovrebbe partire prossimamente. Ma penso pure alla Capanna del Caviano, parte integrante dell’albergo diffuso, che ha dalla sua il Patriziato di Castel San Pietro. O al Casel dal latt, sempre al Caviano, al momento al vaglio. Senza dimenticare le selve castanili, un vero patrimonio boschivo. Da fare ce n’è e parecchio».