La denuncia di Adriano Venuti, presidente dell'Associazione degli inquilini: 'Già arrivate segnalazioni dall'Ussi, è scorretto: si tratta di soldi pubblici'
«Da gennaio sono stati modificati i massimali per le spese dell'alloggio delle persone che si trovano in assistenza, ma la risposta di alcuni proprietari è stata sfruttare la difficile situazione sociale di queste persone per alzare senza alcuna motivazione il prezzo delle pigioni. È vergognoso, si tratta di soldi pubblici che fanno questa fine e di diritti degli inquilini che non vengono rispettati». A colloquio con la ‘Regione’ Adriano Venuti, presidente dell'Associazione svizzera degli inquilini sezione Ticino, mostra tutta la sua preoccupazione per queste pratiche che nulla c'entrano con l'intenzione di aiutare le persone in assistenza e che, anzi, le fanno diventare un mezzo per arricchirsi senza averne il diritto. «Anche perché si tratta di cifre importanti», sottolinea Venuti.
Può quantificarle?
Certo. In Ticino si è passati, per una persona sola, da 1’100 franchi a 1’210 o 1’325, a dipendenza di quale delle due regioni in cui è diviso il Ticino si prenda in considerazione. Per due persone si è passati invece da 1’250 franchi a 1’460 o 1’575, per tre o più persone da 1’500 franchi a 1’752 o 1’890. È una bella differenza, e quello che è già successo e che sta succedendo è che alcuni proprietari di appartamenti colgono l’occasione per chiedere un aumento di pigione. Si rivolgono a persone in assistenza, come detto socialmente deboli, che magari sono in difficoltà sotto diversi aspetti e si trovano a dover firmare il nuovo contratto sentendosi dire che tanto non pagano loro ma l’assistenza. Ma sono soldi pubblici, e non va bene.
Sono già giunte segnalazioni immagino.
Eccome, come associazione siamo pure stati contattati dall’Ufficio del sostegno sociale e dell'inserimento (Ussi) che ci ha segnalato alcuni casi chiedendoci se avremmo potuto dare un’occhiata. Stiamo cercando di trovare un accordo per poter fare delle consulenze private, con casi sottoposti alla nostra attenzione dall'Ussi quando non si tratta di persone che si rivolgono direttamente a noi. Legalmente sono aumenti ingiustificati perché devono essere provati da lavori di miglioria, mentre dipendono solo dall’opportunità di guadagnare un po’ di più sulle spalle della comunità. La cosa non ci piace, perché l’affitto deve essere proporzionato all’ente locato e se c’è un aumento va giustificato. Sarebbe interessante che gli uffici comunali più vicini tenessero un po’ sotto controllo questa cosa, nel momento in cui incontrano i propri assistiti si preoccupino di verificare anche questo aspetto. Chiaramente noi suggeriamo agli inquilini di contattare i nostri uffici o gli sportelli dell'assistenza prima di accettare una qualunque modifica del contratto.
Cosa altro vi preoccupa al momento?
Qualche discussione che ci ha un po' sorpreso sulla Legge sul Co2 in votazione prossimamente. L'associazione dei proprietari fondiari Apf-Hev e l'Udc hanno iniziato a fare campagna tirando in ballo gli inquilini. Pare che ora all’improvviso si stiano preoccupando di loro, perché dicono che si vedrebbero aumentare i costi, che gli anziani verrebbero improvvisamente sfrattati di casa per l’obbligo di ristrutturare gli appartamenti... ma queste sono tutte menzogne. Ci sarà il forte incentivo a risanare il sistema di riscaldamento passando da energie fossili a energie rinnovabili, nel caso. E parte di questi costi potrà essere riversata sull’affitto, ma ci sarebbe il compenso a livello di spese perché avverrebbe un grosso risparmio a livello di consumo. Spiace che mentre in parlamento continuano ad attaccare il diritto di locazione, cercando di restringerlo sempre, più oggi qualcuno si improvvisi paladino degli inquilini con argomenti che non stanno in piedi.
Per quanto riguarda la questione degli affitti commerciali e la crisi dovuta alla pandemia qual è la situazione?
Non buona, perché non c’è stato un intervento mirato né dal Consiglio federale né dal Consiglio di Stato. Quest'ultimo ha affrontato il tema nell’ambito dei casi di rigore e in maniera meno incisiva di quanto auspicavamo, questa soluzione rende indefinibile capire in che misura sia stata d’aiuto. Adesso piano piano si sta riaprendo, ma ci sono attività ancora chiuse, per i ristoranti è un problema. Qualcuno ha già chiuso definitivamente e c’è il rischio che certi locali commerciali restino vuoti. Per investire oggi in una nuova attività commerciale ci vuole coraggio e una disponibilità finanziaria importante.
E intanto si continua a costruire sempre di più. Andando incontro ai bisogni degli inquilini?
Non penso proprio. Si sta costruendo non per soddisfare una richiesta della popolazione, ma perché si tratta di grossi investitori come casse pensioni e assicurazioni che hanno grandissimi capitali che in banca non rendono più. E quindi li immettono nel mercato immobiliare. Non tanto nel mattone ma nel cemento armato, costruendo palazzi e appartamenti che sono al di fuori del bisogno reale: si tratta di alloggi di alto standing con ogni comodità, e alcune spesso superflue. Si vede che non rispecchiano la richiesta di mercato perché restano vuoti molto tempo, ma a chi investe rende comunque e quindi si continua così. Chi cerca un affitto a pigione moderata non lo trova, e farà sempre più fatica.
Non c'è una presa di coscienza della situazione secondo voi.
Finora quella che si nota è quella del disinteresse dei bisogni del cittadino, non ci si rende conto che ci sono famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese, che hanno bisogno di una casa per loro e per i loro figli. E che sia dignitosa, perché si è visto nei mesi di lockdown che con telelavoro e figli che studiano in appartamenti piccoli, angusti e con poche camere ci si confronta con una situazione pesante da gestire. Non si costruisce in maniera lungimirante, si cerca di imporre un modello di vita che corrisponde a quello del promotore e dell’investitore ma che non è quello degli inquilini.