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‘Questo Municipio è suddito di Chiappini’

Prima di lasciare Palazzo Marcacci l’esponente socialista si toglie qualche sassolino. ‘Il mio ricorso scorretto? Accusa pretestuosa e insostenibile’

26 marzo 2021
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Ronnie Moretti, lei è stato attaccato un po’ da tutte le parti per il suo ricorso contro la procedura di selezione del successore di Rudy Chiappini alla direzione dei Servizi culturali di Locarno. La si accusa di mancanza di correttezza per aver ritardato i tempi del ricorso, a danno delle tre candidate arrivate in finale, ormai pronte per l’ultima audizione ma rimandate a casa. Come risponde?

L’accusa dei miei colleghi di Municipio è pretestuosa e insostenibile. Basta guardare i fatti. A volte ho l’impressione di essere un corpo estraneo all’interno del Municipio, che nella fattispecie si è mostrato, nel suo insieme, decisamente suddito di Chiappini. Io ho denunciato pubblicamente le scorrettezze portate avanti nella procedura per la nomina del successore di Chiappini sul “Caffé” (6 marzo) e, contemporaneamente, ho scritto al Municipio elencando tutti i problemi di legittimazione che si sarebbero creati con tale procedura, che non era per niente a prova di ricorso. Cotti mi ha risposto subito (8 marzo) rigettando in toto le mie “preoccupazioni”. Ho valutato di conseguenza che nella seduta del 9 marzo non vi fosse disponibilità alcuna nel riaffrontare la questione. Se lo avessi fatto ci sarebbe stata davvero una perdita di tempo. Il 10 marzo arriva l’attacco personale di Cotti sulla “Regione”, ancora prima di sapere che stavo preparando il ricorso. Insomma, un teatrino che non ha visto la minima apertura da parte del Municipio e che mi ha costretto ad agire in questo modo.

Lei ha dichiarato che le sue richieste di chiarimento in Municipio sono state regolarmente ignorate. A cosa si riferisce in particolare? Quali risposte non ha ottenuto?

Nella seduta del 2 febbraio avevo chiesto provvedimenti riguardo alla falsa dichiarazione di Chiappini sull’attività accessoria svelata dal servizio Falò. In risposta, il Municipio ha considerato sufficiente la riconferma di Chiappini, creando un precedente che sdogana la falsificazione dell’autocertificazione in seno all’amministrazione. Il 23 febbraio, davanti allo striminzito rapporto di una commissione che nel frattempo si era ridotta con un solo esperto esterno (mentre inizialmente erano tre) ho chiesto senza ottenere completa risposta quali fossero i legami tra l’esperto e Chiappini e ho sollecitato l’ottenimento di maggiori informazioni riguardo al materiale presentato dai concorrenti (l'unica cosa che è stata parzialmente accolta). Il 2 marzo ho visionato gli incarti completi dei canditati. In seduta ho sollecitato di nuovo la designazione di un altro esperto, ottenendo silenzio. Ho poi constatato e contestato che l’esperto non aveva nemmeno visionato gli atti completi presentati dai candidati (!). Infine, sempre in seduta, ho preso atto che la valutazione dell’esperto era stata sostituita nella piattaforma e-gov: la seconda versione conteneva inspiegabilmente valutazioni diverse dalla prima.

Il suo collega Giuseppe Cotti le ha imputato di aver agito non per una questione di principio, ma per difendere gli interessi di un "suo" candidato non selezionato. È vero?

Avrei forse dovuto chiudere un occhio su una procedura ritenuta scorretta per ottenere in cambio la selezione di un “mio” presunto candidato? Una segnalazione non è necessariamente dovuta alla preferenza di questo candidato, ma alla considerazione che la sua esclusione dalle audizioni non rispettava l’equità di giudizio. Respingo fermamente l’insinuazione. Qui si sta gettando fumo per confondere le idee. Dovere del Municipio è sentire tutti coloro che possono essere meritevoli. È importante rilevare che proprio l’aver sollevato il problema dell’ingiusta esclusione di questo candidato ha permesso di appurare in seduta che l’esperto non ha considerato l’insieme dei documenti e che la sua seconda valutazione era a tratti molto diversa dalla prima. C’è da uscirne frastornati. Il men che si possa dire, riconsiderando le contraddizioni tra le due versioni, è che occorra riesaminare da capo tutte le candidature.

Eppure nonostante la presenza di Verzasconi – uomo molto vicino a Chiappini – nella commissione di valutazione, in finale sono arrivate tre donne che segnerebbero comunque una rottura con il passato. Tanto rumore per nulla?

Cosa c’entra la questione femminile con una procedura di selezione mal gestita? Da che pulpito proviene questa strumentalizzazione? Se la questione femminile fosse stata ritenuta importante, il Municipio avrebbe dovuto affrontare il problema di genere sin dall’inizio, costituendo una commissione con una maggioranza di donne.

È sbagliato ipotizzare che il suo ricorso contro la procedura di concorso possa essere una lontana conseguenza dell’"affaire Casa San Carlo”, che ha visto il dossier passare dalle sue mani a quelle di Giuseppe Cotti?

Piccole vendette di questo tipo non mi appartengono. Al San Carlo, nel 2015, non era stato facile dipanare la matassa tra le denunce anonime e l’azione scomposta dei sindacati. Fui io a sollevare per primo in Municipio l’inadeguatezza del direttore della Casa, prima dell’avvio dell’audit. Cotti, al contrario, non ha mai voluto avvertire la perdita di credibilità del direttore dei Servizi culturali. Anziché approfondire l’entità del problema penale e politico, ha ancora voluto congratularsi ripetutamente e pubblicamente con questo suo dipendente. I miei interventi nei riguardi di Chiappini si sono sin da subito fondati non su impressioni, ma su dati oggettivi, già prima che si aprisse un’inchiesta penale. Va anche ricordato che il passaggio dei dossier era avvenuto su mio consenso per sbloccare la situazione, e questo aveva meritato persino qualche elogio.

Come giudica il lavoro svolto da Cotti alla casa anziani rispetto a quello che aveva svolto lei? Facendo autocritica, cosa può imputare a se stesso per la gestione politica dell’istituto comunale casa anziani?

L’attuale direttore della Casa lavora bene. Lo avevo individuato io stesso come un buon candidato quando ero ancora responsabile. Il direttore precedente aveva una formazione sanitaria, quello attuale una formazione amministrativa. Ho constatato con piacere che ha colto l’impostazione conferita dal precedente direttore. Non ha dunque molto senso confrontare le due gestioni. Nella mia mi sono trovato a ereditare una situazione di malfunzionamento nascosto e a dover necessariamente cambiare il personale di direzione e diversi quadri. Per venirne fuori, oltre a dover ricorrere a soluzioni transitorie, ho insistito sul clima di lavoro, l’attenzione all’ospite e l’avvio dell’Istituto verso il suo definitivo ammodernamento. La gestione attuale ha avuto la fortuna di poter vedere svilupparsi questa progettualità senza avere addosso, come nel mio caso, la furia dei partiti e del personale esautorato.

Questione liste. Come giudica l’esclusione dalla corsa al Municipio di Bruno Cereghetti?

Assieme ad altre compagne e compagni della sezione socialista, ero dell’idea che la presenza di Bruno Cereghetti avrebbe potuto rafforzare la lista, anche nell’ottica di un rinnovamento “accompagnato”. Il secondo seggio, destinato a una o a un giovane, sarebbe stato praticamente assicurato. Tuttavia la parte maggioritaria del partito ha preferito fare un’altra scelta che presenta i suoi vantaggi. Non mi è sembrato opportuno insistere e mettere a rischio l’unità della sezione.

Lei risulta essere stato fra i critici del Ps rispetto alla linea di rinnovamento intrapresa dal nuovo comitato sezionale. Eppure in un secondo momento questa ritrosia sarebbe rientrata. È vero? Se sì, come spiega questo cambiamento di rotta?

Sono sempre stato favorevole alla linea di rinnovamento. La presenza importante di nuove leve nel Ps e nelle altre forze della sinistra è un fatto irrinunciabile. Ho sempre sostenuto attivamente questa linea, portando nel limite del possibile suggerimenti. Del resto la lista Sinistra Unita evidenzia in modo concreto la necessità di rinnovamento; necessità prioritaria in questo Comune se non si vuole, per esempio, che casi come quello di Chiappini si ripetano.

Tutto sommato, che bilancio traccia al termine della sua esperienza in Municipio?

Per cominciare, penso di aver fatto bene a insistere molto sulla necessità di dotare i servizi sociali di un coordinatore almeno al 50 per cento. L’aumento importante dei casi di assistenza registrato sull’arco dell’ultimo decennio e il permanere di un disagio giovanile diffuso rendono indispensabile coordinare e progettare. Un primo tangibile risultato lo abbiamo visto nell’emergenza Covid (info online, spesa per gli anziani, progetto Rebus contro l’indebitamento, aiuto per gli apprendisti, organizzazione delle vaccinazioni). Sotto la mia direzione, abbiamo all’attivo alcune convenzioni con altri Comuni per il servizio dell’operatore sociale e abbiamo avviato una tavola rotonda delle associazioni che aiutano la popolazione nel bisogno. Sul lato dell’integrazione è stato aperto il portale “Benvenuti a Locarno“ e accolto un centro di socializzazione gestito da “Il Tragitto”. Inoltre, Locarno è diventata il primo Comune in Ticino “amico dei bambini”. Municipio e amministrazione si sono decisi ad ascoltare i giovani, rendendosi conto di quanto siano pertinenti le osservazioni e i progetti da loro presentati. L’ascolto e la partecipazione dei giovani sono ormai parte costitutiva dell’azione del Municipio.

Poi, il progetto Spazi pubblici a misura di anziano ha avuto il pregio di approntare numerosi miglioramenti nei quartieri urbani, anche grazie al contributo di Lions Club. Il Servizio di promozione e valutazione sanitaria ha apprezzato il coinvolgimento delle associazioni e l’attivazione dei quartieri e ritiene che la prassi seguita da Locarno meriti l’attenzione degli altri Comuni.

E il nido comunale?

Purtroppo è andata persa l’occasione di ampliarlo. Il progetto, indispensabile, era stato praticamente portato a termine e rimaneva in attesa dell’autorizzazione cantonale. Potendo contare su maggiori sussidi, la sua realizzazione sarebbe stata neutra rispetto alle spese a consuntivo 2017, ma con una maggiore offerta sociale, che tra l’altro è molto richiesta.

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