Una domanda di costruzione inoltrata da Swisscom scatena il panico in paese: un centinaio le firme allegate all'opposizione consegnata in cancelleria
Novantaquattro firme contro il 5G. È un intero quartiere di Bedano a mobilitarsi contro una domanda di costruzione pubblicata il 10 marzo scorso: la Swisscom desidera costruire una nuova antenna per la telefonia mobile alta venticinque metri in zona Gerra. Capofila della ‘sollevazione’ è Luca Cozzatti, che con i suoi quarantacinque metri circa di distanza sarebbe il più vicino al nuovo impianto. «Non contesto tanto la tecnologia 5G in sé – ci spiega –, quanto la posizione: sarebbe troppo vicino non solo a casa mia, ma a un'intera zona residenziale e persino al nucleo. È vero che l'antenna si troverebbe in zona artigianale, ma andrebbe a impattare sul nucleo del paese, che è a poche centinaia di metri. E poi, nel raggio di due chilometri in linea d'aria ci sono almeno cinque installazioni per la telefonia mobile».
Le prime preoccupazioni sono sorte a fine febbraio, quando è apparsa la modina. «Quando l'ho vista, ho subito istintivamente pensato che potesse essere un'antenna – ricorda Cozzatti –. Alcuni giorni più tardi è stata depositata la domanda di costruzione e ho avuto la conferma. Allora mi sono mobilitato, preparando da un lato l'opposizione e dall'altro avvisando i vicini e raccogliendo le firme (consegnate ieri in cancelleria, ndr) a sostegno della mia opposizione». Quest'ultima è articolata in numerosi punti. Pianificatori, in primo luogo. Ad esempio, non sarebbe rispettato il tetto massimo di altezza consentito dall'articolo 36 delle norme di attuazione del Piano regolatore, che parla di otto metri rispettivamente nove nel caso di edifici con tetti a falde. Valori che valgono per qualsiasi manufatto. E l'antenna in questione sarebbe alta venticinque metri, «più di qualsiasi altra costruzione di Bedano: deturperebbe il paesaggio. Queste antenne non si fanno costruire in montagna perché, giustamente, si dice che rovinano il paesaggio ma poi te le piazzano a pochi metri da casa... è un controsenso».
In realtà, nell'istanza di edificazione non si precisa che l'antenna verrà utilizzata per la tecnologia 5G, sebbene i dati tecnici lo lascino intendere. Ma è la Swisscom stessa a confermarcelo: “Il nuovo palo da venticinque metri sarà ubicato ai margini della zona dei capannoni industriali. Il tutto per supportare le frequenze dai 700 ai 3'600 Megahertz, quindi le tecnologie 3G, 4G e naturalmente anche 5G”. Oltre a questa doverosa precisazione, nell'incarto manca anche un rendering su come potrebbe apparire l'antenna una volta costruita. Una mancanza alla quale ha pensato Cozzatti stesso, che ha creato un fotomontaggio (cfr. immagini) «per dare l'idea dell'impatto sulla zona». Una presenza che avrebbe ripercussioni molto forti sul valore immobiliare delle case: «Secondo delle stime che ho fatto, la mia casa potrebbe perdere anche fino a un 40% del proprio valore – sostiene l'oppositore –. Se volessi venderla, perderei un guadagno significativo». Pertanto: «io, come diversi altri vicini, siamo intenzionati a chiedere anche una domanda di risarcimento alla Swisscom e al proprietario del terreno, perché i nostri immobili perderanno molto valore».
Contestazioni pianificatorie, finanziarie e, naturalmente, legate alla salute. L'opposizione cita infatti più pareri, fra questi segnaliamo quello del gruppo consultivo, istituito nel 2014, di esperti in materia di radiazioni non ionizzanti della Confederazione (Berenis): “Nell'edizione speciale di gennaio 2021 della sua newsletter, scaricabile sul sito dell'Ufficio federale dell'ambiente – si legge – è stato pubblicato un rapporto che conclude una pericolosità delle onde elettromagnetiche soprattutto per le persone molto giovani, quelle anziani e coloro che sono sensibili allo stress ossidativo”. «Non si sa ancora se e quanto male facciano queste onde, ma per sicurezza l'antenna si potrebbe mettere da tutt'altra parte – osserva quindi Cozzatti –. Numerosi vicini con bambini o anziani a carico sono preoccupati per la salute, noi per primi: abbiamo un figlio di 10 anni. Quest'antenna rovinerà la mia famiglia».
Appellandosi al principio di precauzione – ossia, nel dubbio: sicurezza e salute della popolazione al primo posto –, gli opponenti chiedono quindi che la domanda di costruzione sia respinta e che non sia concessa una licenza edilizia. «In questa fase la competenza decisionale non è nostra – spiega il sindaco Dario Fraschina –. Stasera (ieri sera, ndr) ne discuteremo in Municipio e valuteremo se accompagnare l'invio all'Ufficio domande di costruzione del Dipartimento del territorio della domanda e dell'opposizione con un nostro preavviso. Di certo, non possiamo far finta di nulla di fronte a tutte queste firme, bisognerà valutare se non ci sono posizioni alternative, più lontane dalla zona residenziale e quindi più idonee». E mentre il Comune si dimostra disponibile al dialogo, chi non ha intenzione di mollare è Cozzatti: «Sì, sono deciso ad andare avanti, e come me altri. Non posso mollare così. Io e mia moglie abbiamo lavorato una vita per permetterci questa casa, ho investito metà della mia Cassa Pensioni. Quando l'abbiamo comprata dieci anni fa mai avremmo pensato che un mostro di metallo ne avrebbe dimezzato il valore».