Partita l'operazione al Parco della Valle della Motta: si investiranno un milione e 400mila franchi. Sarà creata una grande aula per un centinaio di persone
Il Mendrisiotto sa essere una regione stupefacente. In un attimo ti catapulta dai rumori di sottofondo del traffico ai suoni della natura. Succede se fra Novazzano e Coldrerio si lascia la strada conosciuta per seguire (a ritroso) il corso del Roncaglia, ritrovandosi così davanti il Mulino del Daniello. Anzi, il 'Mulino casale di Coldrerio, 1801', come recita la targa affissa sulla parete gialla. Da lunedì l'edificio è un cantiere in fermento. Dopo averli tanto desiderati, alfine i lavori di restauro e assieme di ristrutturazione del complesso sono iniziati. Si è dovuto attraversare un processo che ci dicono lungo e laborioso per approdare sin qui. Ora, però, la Fondazione Luigi e Teresa Galli - che ha in custodia il Piano di utilizzazione cantonale (Puc) Parco della Valle della Motta - sa di esserci riuscita.
Glielo si legge sul viso al presidente Marco Tela. «Questa mattina (mercoledì, ndr) - esordisce - sono passato di qua e ho letto quella scritta. E mi è venuto di rivolgermi direttamente al Mulino, come a rassicurarlo che cercheremo di essere i più lievi possibile in questo intervento, convinti della necessità di creare qualcosa di importante e lasciare un segno per la popolazione». È un decennio, del resto, che la Fondazione sta lavorando attorno a questa idea: restituire alla comunità una testimonianza viva di ciò che era la vita rurale di questa regione. Un atto dovuto se si pensa, poi, che il Mulino è inserito in quello che oggi è un Parco, ma in un passato recente veniva identificato con la discarica di rifiuti. Tant'è che fra gli alleati di questa iniziativa - in prima linea i Comuni di Coldrerio e Novazzano, al loro fianco progettisti, imprese e artigiani - c'è anche l'Acr, l'Azienda cantonale dei rifiuti, pronta a dare una mano (un po' per obbligo di legge, un po' per piacere). «Ciò che vogliamo - chiarisce ancora Tela - è qualità e sicurezza».
L'investimento globale è di quelli significativi nelle cifre - si parla di un milione e 400mila franchi -, ma con pazienza e tenacia ha trovato per intero una copertura. Adesso, tempo nove mesi, le opere saranno ultimate, con la speranza di poter inaugurare nel 2022 il Mulino ritrovato con una grande festa. I due Comuni, in effetti, hanno ben chiaro l'obiettivo. Tant'è che non si sono tirati indietro, garantendo 300mila franchi ciascuno, mentre a livello cantonale si sono stanziati 600mila franchi. Certo, far passare il messaggio alle istanze superiori, fa capire Sergio Bernasconi, sindaco di Novazzano, non è stato evidente. In un certo senso, annota, «ora recuperiamo il tempo che se ne è andato in burocrazia». Che ci si creda in questa operazione, comunque, non c'è alcun dubbio, anche per la sua valenza intergenerazionale, richiama dal canto suo Alain Bianchi, sindaco di Coldrerio. Il Daniello, ribadisce, è e sarà «un luogo di incontro e un punto di riferimento per la popolazione, nell'ottica di una valorizzazione storica, ambientale e didattica».
Per gli alunni dei due istituti scolastici comunali, infatti, il Mulino è un luogo prezioso. Non a caso il valore didattico del complesso sarà consolidato in modo (forse) inatteso. Al piano superiore, infatti, lì dove oggi c'è il fienile, si ricaverà una grande aula capace di accogliere fino a un centinaio di persone; e non sarà il solo luogo con questa funzione. Mentre al piano terra si realizzeranno uno spazio per attività di workshop e un negozio. Tutto ciò senza scalfire il locale che ospita le macine, tornate a funzionare.; restituendo, come nei tempi andati, una farina quanto mai apprezzata.
Nello stabile, spiega l'architetto Enrico Sassi - affiancato in questo intervento dal direttore dei lavori ingegner Eraldo Pianetti - conviveranno un'operazione di restauro e una trasformazione dello stabile. «Per me - ci dice - questo progetto rappresenta un'avventura abbastanza straordinaria. Siamo giunti fin qui dopo una serie di valutazioni e ripensamenti. Sta di fatto che ora la soluzione scelta tiene conto della memoria del territorio che l'edificio incarna, con il suo passato agricolo». Il Mulino, sottolinea ancora, si candida a offrire una struttura polivalente, conservando la sua importanza storica nel mezzo della natura. «Se pensiamo - richiama l'architetto - che a pochi metri passa l'autostrada e si trova l'area di servizio di Coldrerio...». Una tale realtà geografica, non a caso, stimola quanti stanno partecipando al progetto con non poco orgoglio.
Uno degli uomini sul campo, referente per la Fondazione, Pierluigi Rezzonico, sa bene qual è la posta in gioco. «Se, una volta ultimati i lavori, si farà un uso intelligente del Daniello, diventerà una meta interessante non solo per i ragazzi e gli abitanti del Mendrisiotto». Le potenzialità questo luogo le possiede senz'altro, sebbene non si tratti di un bene protetto. La sua testimonianza storica, d'altro canto, ha un valore importante per questa regione. Lì nel Parco si potranno tramandare ai più giovani attività e vissuto della gente del posto, con il mulino e le sue macine, con la cava d'argilla, gancio, suggerisce Rezzonico, per spostarsi alle Fornaci a Riva San Vitale (destinate a loro volta a tornare a nuova vita), con la 'bigatera' occasione per riparlare di ciò che ruotava attorno ai gelsi che cingono il complesso. In fondo, basta aprire il libro della memoria.