Invece di lamentarsi se si ricorre al referendum, le nostre Città potrebbero introdurre votazioni obbligatorie per i piani regolatori e per le spese importanti
Come sta di salute la nostra democrazia? Tema complesso, potremmo aprire un dibattito. Dal profilo formale, la democrazia semi diretta elvetica rimane una grande conquista. Se valutiamo la democrazia sostanziale, possiamo elencare lacune e difetti. Consoliamoci, le democrazie perfette non esistono.
A Lugano sta creando un gran polverone la decisione dell’Mps di lanciare un referendum contro l’eventuale approvazione, da parte del Consiglio comunale, del Polo sportivo a Cornaredo. Molti definiscono inopportuno il referendum che, ricordiamolo, era stato ventilato già la scorsa estate da Fulvio Pelli, non proprio compagno di merende di Matteo Pronzini. Se non si costruisce lo stadio in tempi brevi, l’Fc Lugano potrebbe essere retrocesso. Perciò il Municipio impone un ricatto: o i docili consiglieri comunali accettano tutto il progetto in blocco (stadio e strutture sportive, più due torri, più palazzine a contenuti commerciali, più trasferimento dell’amministrazione comunale, più, più, più…) o non se ne fa niente e Lugano precipita nella miseria, sentenzia amaro Badaracco, municipale.
Ma dei ventennali ritardi del Municipio nel rinnovare lo stadio e nel costruire palazzetti dello sport, chi è responsabile?
In diverse città svizzere i piani regolatori devono di regola essere approvati dal popolo, così come le spese quando superano una cifra importante. A Lucerna, per costruire la nuova Arena, i cittadini sono stati chiamati due volte alle urne.
Sempre a Lugano c’è la decennale storia del piano regolatore di Brè. “Uniti per Brè” ha raccolto più di 3mila firme per contrastare un insediamento edilizio nel verde dietro il paese. Il Municipio ha discusso con gli abitanti, ma poi ha approvato le costruzioni, riducendone l’edificabilità. Sospesa la controversia sul Pr, nuova mattonata: licenza edilizia per un bike park in un pascolo di proprietà comunale a due passi dal nucleo. Gli abitanti di Brè come possono contrastare questi progetti? Il Pr è un bene comune e dovrebbe essere votato dal popolo. Invece l’unica arma disponibile sono i ricorsi dei privati, quando i progetti diventano definitivi. Finto dialogo “Con-i-cittadini”: vige la legge del vil denaro.
Progetto tram-treno Lugano Ponte Tresa. Associazione Traffico e Ambiente, Stan, i Comuni della collina e i Cittadini per il territorio si oppongono allo smantellamento della linea di collina. Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio, si lagna contro chi bloccherebbe l’opera. Ma la popolazione quando ha potuto esprimersi sul progetto? Chi aveva interessi materiali da difendere è stato ascoltato, le associazioni della società civile no. I processi decisionali sono opachi e i cittadini non vengono coinvolti, così cresce la disaffezione nei confronti della politica.
Più o meno la stessa musica per il nuovo quartiere Officine, a Bellinzona. Collegio degli esperti, documenti, consultazione pubblica, ma passerà un progetto ciclopico senza che il popolo della capitale potrà dire veramente la sua, salvo referendum.
Invece di lamentarsi se si ricorre allo strumento democratico del referendum, le nostre Città potrebbero introdurre votazioni obbligatorie per i piani regolatori e per le spese importanti; ciò costringerebbe le autorità a ricercare maggiore condivisione delle scelte. Sarebbe un piccolo passo verso più democrazia.