Criticato il contratto stabilito dalla Città con gli operatori immobiliari per realizzare il progetto
"No al contratto per il Polo sportivo e degli eventi". È quello dei Cittadini per il territorio del Luganese, che - in un comunicato stampa - criticano il contratto stabilito dalla Città con gli operatori immobiliari per realizzare a Cornaredo il Polo sportivo e degli eventi (Pse), "un progetto colossale, complicatissimo, dal costo enorme di oltre 280 milioni di franchi, costi finanziari compresi". Secondo il sodalizio, la proposta "è stata redatta in ambiti ristretti senza la consultazione della popolazione ed è presentata in un pacchetto unico, non scomponibile: prendere o condannare il FCL nei gironi inferiori. Si tratta di un ricatto inaccettabile che mortifica il processo democratico ed esclude ogni apporto volto alla ricerca di scelte migliori o più convenienti".
Sono ben nove le ragioni che i Cittadini per il territorio del Luganese adducono per sostanziare il loro parere contrario al Polo sportivo e degli eventi. Il sodalizio mette sul piatto i contenuti del progetto: "A Cornaredo la Città intende costruire, rinnovandoli, gli impianti sportivi (la nuova arena per il calcio, un palazzetto dello sport, campi di allenamento, pista di atletica). Al Maglio vuole realizzare un altro centro sportivo. Accanto a queste strutture sportive propone di realizzare due torri di 45 metri adibite a scopi commerciali, un Blocco per i servizi della Polizia comunale e quattro palazzine per abitazioni lungo via Trevano". Ebbene, per l'associazione "è determinante la scelta di uno sviluppo territoriale razionale, parsimonioso e commisurato ai bisogni. La pianificazione territoriale, nel suo mezzo secolo di esperienza, ha messo a punto e collaudato efficaci strumenti per pilotare lo sviluppo urbanistico. I principali strumenti sono il Piano di indirizzo (PD) e il Piano di utilizzazione (PR). Il primo si rivolge a un orizzonte lontano (30-40 anni) il secondo a un orizzonte ravvicinato (15 anni). Malauguratamente Lugano mescola i due livelli. Inserisce nei PR (che dovrebbero contenere solo i bisogni dei prossimi 15 anni) anche gli indirizzi a lungo termine. Così facendo si priva della possibilità di pilotare lo sviluppo secondo le priorità e le necessità accertate. Aggrava la situazione il fatto che la Città non dispone delle necessarie conoscenze sul grado di attuazione (cioè le riserve) delle zone edificabili esistenti, come richiede una formale prescrizione legale disattesa ormai da vent'anni".