I dettagli saranno presentati alle 16.00 in conferenza stampa. L'imposta svizzera passa all'80%. La nuova intesa si applicherà solo ai "nuovi" frontalieri
Dopo anni di discussioni, polemiche e rinvii, il nuovo accordo tra la Svizzera e l'Italia sull'imposizione dei frontalieri è stato firmato oggi a Roma dalla Segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, Daniela Stoffel, e dal viceministro italiano dell'economia e delle finanze, Antonio Misiani.
La nuova intesa - alla cui negoziazione hanno partecipato anche le autorità ticinesi, vallesane e grigionesi nonché le organizzazioni sindacali e l'Associazione dei comuni italiani di frontiera - si applicherà solo ai "nuovi frontalieri", ossia coloro che giungeranno in Ticino per lavorare a partire dal momento dell'entrata in vigore dell'accordo dopo la ratifica dei rispettivi parlamenti.
L'intesa, precisa una nota odierna della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, sarà sottoposta a riesame ogni cinque anni. Inoltre, una clausola dispone che siano previste consultazioni ed eventuali adeguamenti periodici in materia di lavoro agile/telelavoro.
Parafato cinque anni fa, l'accordo è stato in parte affinato vista l'impossibilità di firmare il testo così come uscito dalle prime trattative (forti resistenze erano state espresse in particolare dai Comuni italiani di confine e dai sindacati, n.d.r)
Ma cosa cambia? Oggi, sul totale delle tasse prelevate in Svizzera, i Cantoni ne rendono il 40% ai Comuni di residenza dei frontalieri in Italia (i cosiddetti ‘ristorni’). Dall’entrata in vigore – prevista per inizio 2023, salvo referendum e altri intoppi – la Svizzera preleverebbe ‘solo’ l’80% dell’imposta, ma non verserebbe più ristorni. Starebbe quindi all’Italia, una volta dedotto tale esborso, prendersi direttamente la sua parte; ciò significa che potrà tassare il reddito dei frontalieri in via ordinaria, pur evitando una doppia imposizione. Per i ‘vecchi’ frontalieri (quelli già entrati o che entreranno entro il 2023) le cose restano come stanno fino al 2033, e poi saranno assoggettati al nuovo regime.
Nel concreto, questo dovrebbe consentire al Ticino di incassare sempre di più nel corso degli anni: impossibile fare stime adeguate, ma si punta a decine di milioni di franchi di introiti aggiuntivi. L’Italia manterrà comunque il gettito attuale grazie alle sue aliquote più alte, mentre si impegna a riversare l’eventuale gettito aggiuntivo a beneficio dei comuni di confine. A rimetterci saranno i nuovi frontalieri, che dovranno fare i conti con un regime fiscale notoriamente più pesante come quello italiano.
Stando all'intesa tra Roma e Berna, coloro i quali lavorano o hanno lavorato nei Cantoni dei Grigioni, del Ticino o del Vallese nel periodo compreso tra il 31 dicembre 2018 e la data di entrata in vigore del nuovo accordo saranno considerati "attuali frontalieri".
Costoro continueranno a essere assoggettati ad imposizione esclusivamente nella Confederazione. La Svizzera verserà fino alla fine del 2033 una compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine pari al 40% dell'imposta alla fonte prelevata dalla Svizzera. Dopo questa data, la Svizzera conserverà la totalità del gettito fiscale.
Sempre secondo l'accordo, in futuro il "lavoratore frontaliere" includerà coloro che risiedono entro 20 km dalla frontiera e che, in linea di massima, rientrano ogni giorno al loro domicilio. Tale nuova definizione si applica a tutti i frontalieri (nuovi e attuali) a partire dall'entrata in vigore dell'accordo.
Il nuovo accordo contiene una disposizione finalizzata a impedire i potenziali casi di abuso in relazione allo status di "attuale frontaliere".