Svizzera

Tassazione frontalieri, firmato l'accordo

I dettagli saranno presentati alle 16.00 in conferenza stampa. L'imposta svizzera passa all'80%. La nuova intesa si applicherà solo ai "nuovi" frontalieri

(Ti-Press)
23 dicembre 2020
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Dopo anni di discussioni, polemiche e rinvii, il nuovo accordo tra la Svizzera e l'Italia sull'imposizione dei frontalieri è stato firmato oggi a Roma dalla Segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, Daniela Stoffel, e dal viceministro italiano dell'economia e delle finanze, Antonio Misiani.

La nuova intesa - alla cui negoziazione hanno partecipato anche le autorità ticinesi, vallesane e grigionesi nonché le organizzazioni sindacali e l'Associazione dei comuni italiani di frontiera - si applicherà solo ai "nuovi frontalieri", ossia coloro che giungeranno in Ticino per lavorare a partire dal momento dell'entrata in vigore dell'accordo dopo la ratifica dei rispettivi parlamenti.

Riesame ogni 5 anni

L'intesa, precisa una nota odierna della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, sarà sottoposta a riesame ogni cinque anni. Inoltre, una clausola dispone che siano previste consultazioni ed eventuali adeguamenti periodici in materia di lavoro agile/telelavoro.

Parafato cinque anni fa, l'accordo è stato in parte affinato vista l'impossibilità di firmare il testo così come uscito dalle prime trattative (forti resistenze erano state espresse in particolare dai Comuni italiani di confine e dai sindacati, n.d.r)

I principali cambiamenti

Ma cosa cambia? Oggi, sul totale delle tasse prelevate in Svizzera, i Cantoni ne rendono il 40% ai Comuni di residenza dei frontalieri in Italia (i cosiddetti ‘ristorni’). Dall’entrata in vigore – prevista per inizio 2023, salvo referendum e altri intoppi – la Svizzera preleverebbe ‘solo’ l’80% dell’imposta, ma non verserebbe più ristorni. Starebbe quindi all’Italia, una volta dedotto tale esborso, prendersi direttamente la sua parte; ciò significa che potrà tassare il reddito dei frontalieri in via ordinaria, pur evitando una doppia imposizione. Per i ‘vecchi’ frontalieri (quelli già entrati o che entreranno entro il 2023) le cose restano come stanno fino al 2033, e poi saranno assoggettati al nuovo regime.

Nel concreto, questo dovrebbe consentire al Ticino di incassare sempre di più nel corso degli anni: impossibile fare stime adeguate, ma si punta a decine di milioni di franchi di introiti aggiuntivi. L’Italia manterrà comunque il gettito attuale grazie alle sue aliquote più alte, mentre si impegna a riversare l’eventuale gettito aggiuntivo a beneficio dei comuni di confine. A rimetterci saranno i nuovi frontalieri, che dovranno fare i conti con un regime fiscale notoriamente più pesante come quello italiano.

Regime transitorio

Stando all'intesa tra Roma e Berna, coloro i quali lavorano o hanno lavorato nei Cantoni dei Grigioni, del Ticino o del Vallese nel periodo compreso tra il 31 dicembre 2018 e la data di entrata in vigore del nuovo accordo saranno considerati "attuali frontalieri".

Costoro continueranno a essere assoggettati ad imposizione esclusivamente nella Confederazione. La Svizzera verserà fino alla fine del 2033 una compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine pari al 40% dell'imposta alla fonte prelevata dalla Svizzera. Dopo questa data, la Svizzera conserverà la totalità del gettito fiscale.

Nuovo frontaliere e clausola antiabuso

Sempre secondo l'accordo, in futuro il "lavoratore frontaliere" includerà coloro che risiedono entro 20 km dalla frontiera e che, in linea di massima, rientrano ogni giorno al loro domicilio. Tale nuova definizione si applica a tutti i frontalieri (nuovi e attuali) a partire dall'entrata in vigore dell'accordo.

Il nuovo accordo contiene una disposizione finalizzata a impedire i potenziali casi di abuso in relazione allo status di "attuale frontaliere".

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