Qualche riflessione dopo l'annuncio dell'attore canadese, al di là dei commenti d'odio sui social media
L’attore canadese Elliot Page ha annunciato di essere una persona transgender non binaria. In un lungo post su Twitter, il protagonista di ‘Juno’, ‘Hard Candy’ e star della serie ‘The Umbrella Academy’ ha scritto di usare i pronomi personali ‘he’ (lui) e il ‘singular they’ (che si potrebbe rendere in italiano con ‘loro’) e di chiamarsi, appunto, Elliot.
È stato interessante seguire il dibattito che ne è seguito sui social media, sia in calce all’annuncio originario, sia ai vari articoli che hanno ripreso la notizia. Purtroppo non sono mancati gli insulti e le minacce, ma quelli ignoriamoli, sperando che facciano lo stesso anche le persone direttamente o indirettamente coinvolte in quei messaggi d’odio. Concentriamoci invece su alcuni aspetti interessanti emersi nelle discussioni, approfittando dell’annuncio di Elliot Page per conoscere un mondo, quello delle persone transgender e delle identità non binarie, in cui può essere difficile raccapezzarsi. Che poi è uno dei motivi per cui l’attore ha deciso di fare il suo annuncio: non solo per vedersi riconoscere e rispettare la propria identità e il proprio nome, ma anche per dare spazio pubblico a un tema su cui si ignorano molte cose.
Un primo punto è certamente l’opportunità di riportare il “nome di nascita” di Elliot Page, quello con cui l’attore era conosciuto e che troviamo citato nelle locandine dei film. Proprio per la notorietà di quel nome, in molti lo hanno più o meno innocentemente riportato, in alcuni casi presentando Elliot quasi fosse un nome d’arte o uno pseudonimo. Non è così: più che un cambio di nome e genere, dovremmo parlare di comprensione della propria identità di genere: Elliot è sempre stato Elliot, semplicemente ancora non lo sapeva, non lo aveva compreso, o non lo aveva annunciato, e in generale sarebbe meglio evitare di ricordare il ‘deadname’ di una persona transgender, perché appartiene al passato (e spesso a un passato difficile). Nel caso specifico un riferimento è comunque inevitabile, quantomeno quando si parla dei film precedenti. Così, mentre il britannico ‘Guardian’ ha titolato “Elliot Page: star of Juno and X-Men announces he is transgender”, l’italiano Il Post ha optato per un “La persona nota finora come Ellen Page ha detto di essere transgender”: scelta comprensibile, per quanto criticata in quanto ha riportato, seppur con una certa cautela, il ‘deadname’ di Elliot Page.
Un secondo punto è che Elliot Page ha scelto di usare (anche) il pronome maschile ‘he’, ma non per questo è un maschio: è una persona non binaria, che non si riconosce nel dualismo di genere prettamente maschile o prettamente femminile. Generi che possono non coincidere con il sesso biologico di una persona (che non hanno nulla a che fare con l’orientamento sessuale, sia esso eterosessuale, omosessuale, pansessuale, asessuale o altro ancora). È complicato, ben più di quanto qui sommariamente tratteggiato: comprensibile un po’ di smarrimento, che comunque non esclude buona educazione e rispetto. E come regola di buon senso, aspettiamo che la persona che abbiamo di fronte ci dica se preferisce essere chiamata al maschile, al femminile o con termini neutri rispetto al genere.
Ultimo punto: Elliot Page è sposato con una donna, e lui stesso, quando ancora parlando della sua identità lo faceva al femminile, aveva fatto coming out come lesbica. E ha un po’ sorpreso trovare, in risposta al suo annuncio su Twitter, critiche (e insulti) non solo da parte di bigotti e tradizionalisti, ma anche di femministe e lesbiche secondo cui l’annuncio di Elliot Page avrebbe danneggiato la loro causa. Si tratta di una frattura difficile da capire “dall’esterno”, basata in parte su divergenze oggettive – le battaglie sociali e civili sono diverse –, in parte sull’erronea idea che riconoscere i diritti di alcuni (le persone transgender) possa in qualche maniera toglierne a chi (omosessuali cisgender e donne) li ha appena parzialmente ottenuti.
Di cose da dire ce ne sarebbero ancora altre, ma fermiamoci qui, rallegrandoci perché Elliot Page ha riconosciuto la propria identità e augurandoci che questo possa avvenire per sempre più persone. Il che dipende anche da noi.